Emozioni e divertimento con Fiorella Mannoia alla Summer Arena di Soverato

Tempo di Lettura: 4 minuti

Adorabile e magnetica, Fiorella Mannoia sembra essere nata per stare sul palco e per regalare profonde emozioni. E’ difficile non apprezzarla. Ieri sera alla Summer Arena di Soverato, nel concerto organizzato da Essemmemusica, è stato evidente quanto grande fosse l’amore del suo pubblico. Più generazioni erano lì per assistere ancora una volta alle appassionate esecuzioni di una interprete senza tempo, dalla voce calda, capace di esprimere concetti profondi senza mai cadere nella retorica. Un segno distintivo che la contraddistingue da anni, tutto caratterizzato dalla consueta eleganza.

Salutata con grande entusiasmo, ha aperto il concerto con Il peso del coraggio e Il senso, dal suo ultimo album “Personale”, seguite dalla intramontabile I treni a vapore. Circondata da una scenografia essenziale, la Mannoia ha brillato di luce propria. La sua stella non necessita di effetti speciali per essere più luminosa.

Il suo concerto non è fatto solo di canzoni. Numerosi sono stati i momenti di riflessione. Prima di cantare Imparare ad essere una donna ha citato una frase di Madame De Beauvoir: “Donne non si nasce, si diventa”. «Da giovane non ne comprendevo il significato, poi con il tempo l’ho capito e mi sono resa conto di quanto sia importante fregarsene di passare come “buonista della situazione” e seguire la propria coscienza, la propria onestà intellettuale, perché solo così si diventa una donna. Ma è un discorso che vale anche per gli uomini, perché uomini non si nasce, anche loro lo diventano col tempo». E a dare maggiore forza alle sue parole ha continuato con una struggente Anna siamo tutti quanti.

Non ha trascurato i suoi classici, “rivestiti” con un arrangiamento nuovo e, in alcuni casi insolito. I toni morbidi di Come si cambia sono spiazzanti, abituati come siamo a conoscere la versione originale. Ma l’effetto provocato alla lunga è diventato gradevole pur se di minore impatto emotivo.

Come in tutti i suoi concerti Fiorella Mannoia non ha disdegnato di eseguire alcune cover, ripescando nel repertorio di Fred Buscaglione, «il primo vero rocker italiano». “Eri piccola così” è diventata Era piccola così. C’è stato anche un angolo dedicato al suo autore preferito, Ivano Fossati, del quale ha cantato Lunaspina e Penelope, la più recente composizione del cantante genovese inserita in “Personale”. Di notevole impatto il finale in cui l’originale fisarmonica è stata sostituita da piano e chitarra.

Poi l’impegno ha preso il sopravvento. L’esecuzione appassionata di Povera Patria, di Franco Battiato, ha creato momenti di grande intensità grazie ad una versione solo voce e piano. Un brano molto sentito anche dal pubblico che non ha esitato ad applaudire i versi “Non cambierà, forse cambierà” e “Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni”. Al termine della canzone si è commossa quando il pubblico si è alzato in piedi mostrandole gli striscioni preparati dal fan club con su scritto “Sì che cambierà”. Commozione aumentata quando le è stata consegnato uno striscione diverso con la scritta “Noi crediamo cambierà”. Altrettanto sofferente la versione di Siamo ancora qui durante la quale cantando il verso “Sogni e speranze non conoscono confini” aggiunge un “ditelo a Salvini”. Nella sua carriera la cantante romana non si è mai nascosta mettendoci sempre la faccia e avendo il coraggio di esprimere le sue idee. La sua lotta contro la violenza sulle donne è continua. E i brani Carillon e Nessuna conseguenza, ne sono un esempio.

Le parole negli spettacoli della Mannoia, ma anche nella scelta dei brani, hanno sempre avuto grande importanza. Cari le sono i temi della violenza contro le donne e del futuro dei figli. «Come sapete io non sono madre, ma non bisogna madri per essere donne». In viaggio dedicato alle madri che vedono un figlio partire per mete lontane, è stato anticipato da questa frase che ha lasciato un vuoto interiore.

Fiorella ha spezzato il clima di tristezza con Caffè nero bollente, un altro dei suoi cavalli di battaglia. Il pubblico gradisce le sue evoluzioni sul palco. Balla e canta felice al ricordo di quel brano presentato a Sanremo nel 1981. Perfetta anche la sanremese Che sia benedetta.

Una nota a parte merita Sally, di Vasco Rossi. Il nuovo arrangiamento non rende giustizia a un brano che, comunque, resta di grande bellezza. Nella versione amata da tutti è vibrante per la sua carica emotiva ma con questa rivisitazione perde molto del suo effetto. Divertente il siparietto dopo l’esecuzione di Le parole perdute. «Ora io faccio finta di andare via e voi mi richiamate sul palco. Una regola che io eviterei ma che lo spettacolo in genere pretende». E così tutto il pubblico che oramai aveva invaso l’area sottostante il palco la richiama a gran voce.

Il concerto si è avviato alla conclusione con il bis affidato a Sempre e per sempre, di Francesco De Gregori, l’immortale Quello che le donne non dicono e l’acclamatissima Il cielo d’Irlanda. Durante la coda finale la Mannoia ha ballato andando a salutare il pubblico delirante, stringendo mani e facendo selfie con la sua band. Una lunga standing ovation ha suggellato un concerto indimenticabile. Come sempre.

La band:
Claudio Storniolo, pianoforte e tastiere
Max Rosati, chitarre
Alessandro “Doc” De Crescenzo, chitarre
Luca Visigalli , basso
Diego Corradin, batteria
Carlo Di Francesco, percussioni e direzione musicale

Setlist:

1. Il peso del coraggio
2. Il senso
3. I treni a vapore
4. Imparare ad essere una donna
5. Anna siamo tutti quanti
6. Come si cambia
7. Eri piccola così
8. Lunaspina
9. Penelope
10. Povera patria
11. Carillon
12. Nessuna conseguenza
13. In viaggio
14. Caffè nero bollente
15. Combattente
16. Che sia benedetta
17. Sally
18. Siamo ancora qui
19. Le parole perdute

Bis:
20. Sempre e per sempre
21. Quello che le donne non dicono
22. Il cielo d’Irlanda

(Foto di Francesco Lucia)