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Pubblicato il 18/06/2018 alle 08:40:21
BlindCat: heavy rock ed orgoglio sudista!!
di Beatrice Bonato
Provengono da Taranto e (pur tra tante difficolta') mantengono alto l'onore del rock al sud Italia. Ci parlano del secondo album ShockWave e molto altro, Ozzy compreso. Con una certezza: la passione non si spegnerà mai!

Provengono da Taranto e (pur tra tante difficolta') mantengono alto l'onore del rock al sud Italia. Ci parlano del secondo album ShockWave e molto altro, Ozzy compreso. Con una certezza: la passione non si spegnerà mai!


I BlindCat sono un quartetto che ha convogliato anni di dedizione al rock in due album che omaggiano la tradizione, dagli AC/DC ai Judas Priest, senza dimenticare il blues, i Led Zeppelin ed OZzy OSbourne. Il loro credo è fatto di energia e appunto passione. Ci raccontano tutto il batterista Emanuele Rizzi e il chitarrista Domenico Gallo. Gli altri protagonisti, assenti giustificati sono il cantante Gianbattista Recchia e il bassista Pietro Laneve. In una parola: BlindCat.

A distanza di circa sei mesi dall’uscita dell’album “ShockWave” tracciate una linea e ditemi le vostre sensazioni?
“Beh, direi che possiamo ritenerci soddisfatti e fieri del lavoro svolto. L’aver unito la nostra musica, alla professionalità ed affidabilità di un’etichetta come l’Andromeda Relix, ha fatto sì che Shockwave ottenesse la giusta visibilità. Una serie di recensioni positive, concerti promozionali ben riusciti ed un grande interesse da parte del pubblico, ci danno lo slancio per affrontare i prossimi mesi col giusto entusiasmo e con la speranza e consapevolezza di poter puntare sempre più in alto.”

Rispetto all’esordio “Black Liquid” che aveva un taglio più hard blues, mi sembra che “ShockWave” sia più diretto ed heavy. È stata una scelta decisa a tavolino o un percorso naturale?
“E’ stato tutto molto naturale. Il bello di questa band, dal mio punto di vista, è che sin dal primo momento, nessuno ha imposto nulla. Le canzoni sono frutto del nostro “status” del momento in cui le abbiamo scritte, quindi probabilmente quando abbiamo “partorito” Shockwave, eravamo semplicemente più incazzati del solito ahahah”

Come nascono le vostre canzoni? È un lavoro di squadra o parte da un’idea di un singolo?
“Dipende, abbiamo fondamentalmente tre modi di comporre (Interessante questa precisazione, nda): a volte è uno di noi ad avere la canzone già pronta in mente, così la propone agli altri e si fa un lavoro di squadra arrangiando l’idea iniziale. Nel secondo caso, avvantaggiati dal fatto che tutti e quattro scriviamo riffs e musica, capita che riffs e melodie di più componenti vengano uniti ed arrangiati al fine di farne uscire una canzone (come Shockwave, title track del nostro secondo album, in cui abbiamo unito idee mie -Emanuele, batterista- e di Domenico, il chitarrista). Il terzo ed ultimo caso è quello del classico “attacca e suona”, con nulla di prestabilito ed improvvisazione libera. Le idee migliori vengono prese, analizzate ed arrangiate.

Invece di chiedervi quali sono i vostri gruppi preferiti, vorrei sapere con chi vi piacerebbe dividere il palco? Inoltre a parte i nomi classici, c’è qualche gruppo nuovo che vi piace?
“Beh, credo che condividere il palco con Ozzy & Zakk Wylde, per una band come la nostra, sarebbe il top! Gruppi nuovi validi, a dispetto di quanto si dica ultimamente, secondo me ce ne sono molti; per quanto mi riguarda la miglior band di formazione recente sono i Royal Blood che in due, con solo basso e batteria, sono riusciti a tirare fuori un sound caratteristico e potente. Inoltre dispongono di una capacità di songwriting efficace e catchy ma allo stesso tempo non scontata.”

Che importanza date ai testi delle canzoni? Ed in generale di cosa parlano?
“I testi dei brani parlano principalmente della lotta tra bene e male che si combatte costantemente nell’animo di ogni essere umano. A volte la esponiamo tramite “visioni favolistiche”, altre volte il messaggio è più diretto, in ogni caso si tratta sempre di esperienze vissute in prima persona dall’autore del testo.”

L’impressione da lontano è che al sud Italia ci siano meno occasioni per chi suona rock, ma quelle poche vengono vissute con maggior entusiasmo, come se il pubblico avesse davvero fame e voglia di rock. I vostri concerti hanno sempre avuto un buon pubblico mi sembra.
“Purtroppo è vero. Al sud riuscire a suonare rock/metal è sempre più difficile, per questo bisogna dare molto credito ai pochi che ancora si battono giornalmente per riuscire ad organizzare serate di spessore portando nel meridione band di fama internazionale, dando quindi ai gruppi locali l’opportunità di aprire i loro concerti. Come hai detto tu, di conseguenza, non essendoci molte occasioni del genere, ovviamente il pubblico risponde sempre “presente” ed accoglie questi concerti con grande entusiasmo. Ci siamo trovati svariate volte in situazioni così, aprendo concerti di Russell Allen, Glenn Hughes, Flotsam & Jetsam, e sono state tutte delle serate indimenticabili sotto ogni punto di vista.”

Vi siete fatti un’opinione del perché in Italia, nonostante tanti gruppi di qualità, il rock e il metal siano sempre rimasti nelle retrovie dei gusti del pubblico?
“Credo che sia questione di “storia e tradizione”. Sono dell’idea che se solo si volesse, si potrebbe fare in modo di spingere e pubblicizzare il rock ed il metal in modo che fosse conosciuto su scala più grande, ma non è una cosa che interessa all’Italia. La storia della nostra nazione impone un modello classico come quello della musica leggera e lo porta avanti da sempre in tutte le sue sfaccettature. Se chiedi ad un americano di intonarti una canzone italiana, ti canterà “Volare”. E’ una questione di stereotipi che non si ha la volontà di cambiare, perché sono sicuro che con tutta la musica di qualità che viene prodotta qui, se solo ci fosse la volontà di investire sul metal da parte di “chi-ha-i-soldi”, si potrebbe competere tranquillamente con gli USA.”

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro prossimo?
“Credo che a breve ci metteremo in studio per comporre il terzo album. L’obiettivo è di dar sfogo alla nostra creatività con continuità, cercando di migliorare la nostra alchimia di giorno in giorno, facendo così in modo di produrre musica di qualità “crescente”. Speriamo di poter calcare grandi palchi un giorno con la nostra musica, ma siamo coscienti del fatto che l’unico modo per riuscirci è di impegnarci a fondo e di non lasciare nulla al caso. Grazie per la bella intervista, rock on!”







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