Musical NewsMusicalNews
  Cerca

MusicalNews: le notizie che gli altri non hanno! - real news by true fans for hot peopleCOLLABORA CON NOI
 Editoriale
La tutela del prodotto autoctono: la polemica su Mogol e le quote di musica italiana..
 

www.fanzine.net
 Interviste
•07/03 - Sage, Croazia e storia.
•05/03 - Wyatt Earp: pistole, alcool e rock'n'roll!!
•03/03 - Dalla Russia una gelida folata di Heavy Metal…
(altre »)
 
 Recensioni
•23/03 - Trespass Footprints in the Rock (Mighty Music) – Il ritorno della NWOBHM…
•22/03 - World Theater Masterpiece, sigle e anime secondo Jean Pierre Colella
•20/03 - Andrea Andrillo: Uomini, bestie ed eroi
(altre »)
 
 Comunicati
•22/03 - Tecla Insolia il 23 marzo a Gulp Music (Rai Gulp)
•22/03 - Fanoya, il secondo singolo è Torno giovedì
•20/03 - La cantautrice ternana Daria pubblica il nuovo singolo Prima di Partire, definita una ballad rock ....
(altre »)
 
 Rumours
•22/03 - Sucker, il nuovo singolo che segna il ritorno dei Jonas Brothers dopo 6 anni di silenzio
•20/03 - Sfera Ebbasta, ad aprile i genitori entrano gratis ai concerti
•19/03 - Morgan apre la rassegna A tu per tu con...al Teatro Golden di Roma
(altre »)
Interviste
Pubblicato il 22/06/2013 alle 12:38:17
Sotto Casa. Intervista a Max Gazze', riflettendo anche su PJ Harvey e sul jazz della sua gioventu' ...
di Silvio Di Giulio
Reduce dal successo sanremese delle hits Sotto casa e I tuoi maledettissimi impegni, ha da poco iniziato il Sotto casa tour. L' artista romano ci racconta la storia del suo ottavo lavoro in studio e di Let england shake!

Reduce dal successo sanremese delle hits Sotto casa e I tuoi maledettissimi impegni, ha da poco iniziato il Sotto casa tour. L' artista romano ci racconta la storia del suo ottavo lavoro in studio e di Let england shake!


Per la realizzazione di questo album hai lavorato, ancora una volta, fianco a fianco con tuo fratello Francesco. A quando risale la vostra prima collaborazione? L’alchimia è ancora quella giusta?
Beh, quella cresce sempre di più, sono 20 anni che lavoriamo insieme, fin dal primo disco nel ’95. La nostra collaborazione era nata nel tentativo di musicare delle sue poesie, negli anni poi il connubio si è affinato ed in quest’ultimo periodo è diventato ancora più intenso. Mentre inizialmente scrivevamo insieme solo alcune canzoni, adesso praticamente tutte. I testi di Sotto casa sono tutti di Francesco.

Uno degli obiettivi di questo disco era quello di ottenere un sound che suonasse più analogico rispetto a quelli passati, e rispetto all’usanza moderna ormai di lavorare essenzialmente sugli Hard disk. Hai raggiunto questo scopo? Come hai lavorato al missaggio di Sotto casa?
Sai cos’è, ultimamente abbiamo tutti software virtuali e si lavora essenzialmente usando quel tipo di macchine. Per quest’album mi entusiasmava l’idea di tornare a lavorare in maniera più vera, cercare di riprendere la passione di registrare con strumenti reali. E’ così che dove senti l’hammond c’è un hammond vero, dove senti il pianoforte c’è un pianoforte vero. Abbiamo utilizzato compressori Telefunken, preamplificatori a valvole, un vecchio mixer Trydent degli anni ‘70. Tutto questo ha fatto sì che il suono rimanesse più caldo, più morbido. Nel momento in cui usi questo tipo di strumenti vengono fuori più armoniche della musica, ed una sonorità meno posticcia.

Fino a qualche decennio fa il Festival di Sanremo rappresentava l’evento musicale nazionale per eccellenza, quello che teneva tutti incollati ai televisori, generatore di un dopofestival “di strada”, che per settimane dava popolarità ai propri beniamini. Quel valore sociale così forte è svanito in questi ultimi anni a seguito dello sviluppo di internet, della pirateria digitale, e della comparsa di reality e talent show che hanno decentrato l’attenzione del pubblico proponendo di fatto, nuove alternative. Che significato ha oggi, per un artista, partecipare al Festival di Sanremo?
Beh è diverso, ma semplicemente perché il mondo è andato avanti. Ciò che esiste, che ci circonda ora, è espressione della vita di oggi, con tutti i suoi elementi. Io il festival di Sanremo lo vedo oggi come un luogo in cui un artista affermato presenta un nuovo album, dove ha la possibilità di “riconfermarsi” portando il proprio lavoro! Per quanto riguarda la presenza di reality direi che quest’ultimi non sottrarranno mai l’istituzionalità, l’unicità al festival di Sanremo. Nei reality ci sono emergenti, che sono li per farsi ascoltare per la prima volta, è logico che chi esce da x Factor tenta poi di andare al Festival per presentare il proprio lavoro. Ma io non avrei mai potuto portare il mio disco ad x Factor, per cui le due cose sono nettamente diverse.

Perchè la scelta di “Sotto casa” e “I tuoi maledettissimi impegni” come brani sanremesi?
Si era profilata la possibilità di far uscire un nuovo album in concomitanza con il festival, io ho preso al volo questa opportunità e parlando con mio fratello è venuta fuori la decisione di presentare due pezzi simili, ma soprattutto con un tempo vivace, brioso. Tra i due sono contento che sia andata avanti Sotto casa, mi piace l’orecchiabilità del brano e anche il testo un po’ surreale.

Allora parlaci di questo brano, come è nato Sotto casa?
Il brano è nato immaginando dei testimoni di Geova che, stanchi da una giornata passata a citofonare di casa in casa si trovano all’ultimo campanello, suonano, nessuno risponde, ma vedono la tenda muoversi da dietro la finestra, segno che qualcuno è in casa ma non gli vuole aprire. A quel punto, il “predicatore” inizia un eloquio parlando di fronte ad una porta chiusa. L’idea venne a me e mio fratello proprio pochi minuti dopo aver avuto una lunga conversazione con due testimoni di Geova venuti a citofonare a casa nostra. Il testo di questo brano mi piace molto, perché mette in luce molti tratti caratteriali del mondo moderno, uno dei quali è proprio la chiusura della fede e la distanza che divide mondo laico e mondo religioso.

Lo sai che è uscito già un remix di “sotto casa”? Un po’ te la sei cercata, quel motivetto strumentale si presta abbondantemente alla fantasia di qualsiasi dj!
Eh ma ce ne son tanti! Io personalmente però non ho fatto il remix, e per me la canzone rimane quella che è. Se qualcuno si diverte a fare il remix ben venga, ognuno può fare musica nel modo che preferisce.

Oltre Sotto casa, ci sono almeno altri due pezzi che strizzano da lontano l’occhio alla dance (I tuoi maledettissimi impegni e La mia libertà). Ti stai forse avvicinando a questo genere? Escluderesti un’incursione nella dance in carriera?
Ma io la dance l’ho fatta negli anni ‘80 come percorso parallelo al jazz, in una casa discografica belga con la quale presentavo lavori in Italia. Al di là di questo io personalmente con la dance non ho nulla a che fare. Per quanto riguarda i pezzi che tu dici, sono contento che stimolino la fantasia dei dj, ma a mio parere non è mettendo la cassa in quattro che si fa dance, anche la disco music aveva la cassa in quattro, no? Non è dunque con quello scopo che ho lavorato su questo mio disco.

Di che influssi musicali risente questo album, oltre che da quelli di Max Gazzè naturalmente?
Mah, fondamentalmente ho costruito quest’album sulle basi di quello che è più o meno il mio stile, cercando di non seguire produzioni già fatte ma lasciandomi avvolgere dall’emotività di questo momento della mia vita. Poi è logico che ognuno porta dentro di sé la propria cultura musicale. Io sono cresciuto ascoltando il prog inglese, ho vissuto l’era dei Moods, dei Rockers, ho amato i The Who, poi negli anni ’80 i Police, ho sempre ascoltato e suonato jazz. Penso che questo fitto background di ascolto, e non solo, si rifletta indubbiamente sulla mia creatività, ma quest’ultima viene filtrata poi attraverso una miriade di elementi, di emozioni, di situazioni.

Rispetto ai tuoi dischi passati, dov’è l’elemento aggiunto?
Guarda, Il comune denominatore di tutti i miei album è sempre l’onesta con cui li faccio, come ti ho già detto non cerco mai di seguire produzioni già fatte. Cerco di essere più musicale possibile, vestire e legare le melodie utilizzando testi interessanti. Tutto questo lavoro lo porto avanti seguendo un’emotività delle cose. Ciò che facevo dieci anni fa e all’epoca mi emozionava, probabilmente non mi emoziona ora, e quindi faccio altro. Cerco sempre di mantenere integro questo barometro emotivo che mi accompagna anche nell’atto della composizione. Per me sono le esperienze stesse che vivo che poi si traducono nel modo di interpretare il momento creativo, ci sono degli attimi creativi che posso tradurre in base alla mia maestranza, alla mia capacità di farlo, che cambia nel tempo. Quindi scelgo di fare certe cose che mi stimolano di più, che mi intrigano, e non vado neanche a guardare ciò che è più bello o meno bello, ma cerco sempre di individuare ciò che ha un senso per me in quel momento. Se devo dirti un elemento importante che caratterizza questo disco rispetto agli altri è proprio il sound.

Con che formazione proponi il disco dal vivo?
Sul palco con me ci sono Clemente Ferrari alle tastiere, Giorgio Baldi alla chitarra, Cristiano Micalizzi alla batteria e Massimo Dedo ai fiati. In alcune tappe sarà poi presente il Quartetto Euphoria, (Marina Fumarola e Suvi Valjus al violino, Hildegard Kuen alla viola e Michela Munari al violoncello).

Max prima di salutarci dammi il nome di un disco che consigli ai lettori di musicalnews.com?
Let england shake, l’ultimo di PJ Harvey!

 Articolo letto 12808 volte


Pagina stampabile