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Pubblicato il 03/04/2016 alle 09:34:00
Annalisa de Feo: i suoni del Dos Duo Onirico Sonoro
di Manuela Ippolito Giardi
Un disco multiforme, che abbraccia diversi linguaggi, che spazia tra la musica classica, il tango, la musica elettronica e le atmosfere nordiche. Queste le caratteristiche del progetto Dos Duo Onirico Sonoro della pianista e vocalist Annalisa de Feo.

Un disco multiforme, che abbraccia diversi linguaggi, che spazia tra la musica classica, il tango, la musica elettronica e le atmosfere nordiche. Queste le caratteristiche principali del progetto Dos Duo Onirico Sonoro della pianista e vocalist Annalisa de Feo che ha da poco pubblicato l’omonimo disco.

La formazione, completata Marco Libanori alla batteria, ha all’attivo già diversi live in alcuni dei principali club nazionali. Annalisa in persona ha raccontato a Musicalnews la nascita e l’evoluzione di questo progetto e la sua crescita musicale e artistica che passa dall’Italia, all’America per giungere a Berlino.

Ciao Annalisa, per prima cosa parlaci di questo progetto Dos Duo Onirico Sonoro: quali sono le caratteristiche di questo progetto?

Ciao e grazie intanto per avermi lasciato questo spazio per raccontare questo progetto. Dunque, se devo descrivere DOS Duo Onirico Sonoro direi che è un progetto versatile, eclettico, teatrale, in cui trovo che la “sorpresa” giochi un ruolo fondamentale.

All’interno di questo disco non abbiamo potuto fare a meno di notare la presenza di diversi linguaggi: ci vuoi raccontare qual è stato il tuo percorso musicale?

Il mio percorso musicale nasce in ambito classico. Ho iniziato lo studio del pianoforte a sei anni e a dodici sono entrata in Conservatorio; quindi il diploma in pianoforte, in Musica da Camera, e la laurea in D.A.M.S. Estetica e Filosofia della Musica con una tesi sul compositore post-avanguardista Paolo Castaldi. Inizialmente ci tenevo a proseguire in quel contesto, e di conseguenza ho fatto parte di ensemble prettamente classici. Tuttavia sentivo che tutto questo non mi apparteneva fino in fondo e che c’era qualcosa che non mi soddisfaceva realmente di quel mondo. Subito dopo la scoperta e l’amore per il tango (parlo principalmente del Tango Nuevo), che mi ha portato a collaborare con musicisti e ballerini argentini, e l’esperienza in campo teatrale e campi affini come esecutrice, autrice e co-autrice di musiche. Ad ogni modo per tutto il periodo che può esser definito “classico” mi sono sempre nutrita di un’infinità di ascolti e concerti: dal Jazz, alla musica etnica, a quella balcanica, alla musica per film, all’elettronica, alla contemporanea. Ecco perché DOS è intriso di diversi linguaggi musicali ma anche artistici in senso lato. La teatralità del progetto inoltre riflette molto il mio amore per il teatro e in special modo per il teatro - danza.

Possiamo dire anche che in questo progetto convivono due anime? Una legata al pianoforte classico e l’altra che vola verso la sperimentazione, la tecnologia ed i sintetizzatori.

Si, assolutamente! Quella classica ovviamente fa parte del mio background culturale e formativo. E’ sempre lì che fa capolino, nel momento creativo, e io la accolgo ben volentieri dal momento che è stato il mio primo amore e, come dice il detto, non si scorda mai! L’altra anima, quella della ricerca, della sperimentazione, che in qualche modo possiamo definire della “rottura”, è quella che per certi versi muove tutta la macchina. E’ il motore che ha dato vita a DOS Duo Onirico Sonoro ed è la motivazione che mi spinge e mi direziona verso nuove sonorità e nuovi approdi.

Quali sono invece i tuoi principali artisti di riferimento? Diciamo quelli che dentro di te hanno lasciato una traccia indelebile.

Per rispondere in maniera esaustiva a questa domanda dovrei citarti tutta una sfilza di compositori classici, per cui mi limito a dirne soltanto due a cui tengo in particolar modo: Bach e Scrjabin. E con loro ci sono Jobim, Piazzolla, Dulce Pontes, Glass, Sakamoto, Bjork, i Portishead.

Quanto ha inciso la tua permanenza all’estero e soprattutto in una città avanguardistica come Berlino per la nascita di questo progetto musicale?

La permanenza a Berlino in realtà è stata un punto d’arrivo e non di partenza. Berlino l’ho cercata e raggiunta quando mi sono sentita pronta, ma soprattutto nel momento in cui l’ho ritenuta meta ideale per me e per il mio progetto che era già nato. Prima di Berlino tra l’altro c’è stato un soggiorno piuttosto lungo a New York e negli UAE. Posso in breve dire che la costante e talvolta frenetica ricerca di sperimentazione che investe l’attuale scena culturale berlinese ha rafforzato il carattere sperimentale del DOS Duo Onirico Sonoro.

Come nasce invece la collaborazione con Marco Libanori, altro membro fondamentale di questo duo?

Con Marco Libanori siamo amici da tempo, ma musicalmente non avevamo condiviso mai nulla. La collaborazione è nata in realtà come una sostituzione, una sostituzione prolungata, che lo ha portato ad essere “l’altro DOS”. Marco ha alle spalle un percorso che per certi versi è analogo al mio in quanto anche lui ha una formazione classica dalla quale poi si è affrancato per prediligere altri generi musicali. Con lui il progetto ha preso una veste più elettronica (grazie anche all’utilizzo della batteria elettronica) che mi piace molto.

Per quanto riguarda il futuro invece cosa hai in mente? Quali potranno essere gli sviluppi del DOS Duo Onirico Sonoro e soprattutto quali saranno i prossimi appuntamenti live?

Ultimamente riflettevo sul fatto che l’elemento elettronico e la multimedialità dei lavori sono senza dubbio gli aspetti che mi divertono di più. Ho già realizzato qualcosa ma sento che molto di quello che ho da dire, che attualmente è solo pensiero e desiderio, deve ancora prendere forma. Per quanto riguarda le prossime date invece sicuramente nel mese di Maggio saremo al Sermonetano Festival e ad agosto all’EcoSuoni Festival. Altre date verranno definite a brevissimo.

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