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Interviste
Pubblicato il 05/03/2007 alle 22:36:18
Simone Cristicchi: vi racconto cosa c’è Dall’altra parte del cancello
di Antonio Ranalli
“Non avrei saputo parlare d'altro perchè questa esperienza mi ha segnato molto”. Così Simone Cristicchi ha spiegato l'esplosione della sua canzone Ti regalerò una rosa, subito dopo la vittoria al recente Festival di Sanremo.

“Non avrei saputo parlare d'altro perchè questa esperienza mi ha segnato molto”. Così Simone Cristicchi ha spiegato l'esplosione della sua canzone Ti regalerò una rosa, subito dopo la vittoria al recente Festival di Sanremo.

Quella del cantautore romano è una delle pagine più belle mai scritte nella storia della manifestazione sanremese. Per la prima volta c’è stato un giudizio pressochè unanime da parte di tutti: giuria di qualità, giuria demoscopica e giuria popolare (televoto) gli hanno conferito l’ambito premio, i giornalisti lo hanno insignito del premio della critica “Mia Martini”, mentre anche dalla sala stampa radio tv è arrivato un riconoscimento analogo. Ad oggi Cristicchi ha vinto tutto quello che c’era da vincere: Targa Tenco, Premio Lunezia, Premio Giorgio Gaber e tantissimi altri riconoscimenti, oltre al secondo posto nella categoria giovani al Festival di Sanremo 2006 con il brano “Che bella gente”. Il pubblico da casa ha seguito con passione l’avventura di Cristicchi a Sanremo, con un brano poetico, che ha commosso sin dalla prima esibizione. In mezzo a loro anche tanti insospettabili. Come il presidente della Commissione attività produttive della Camera, Daniele Capezzone (Rosa nel Pugno) che ha sottolineato come la “buona rottura e il cambiamento (sempre più necessari in ogni ambito della vita italiana) possono avere il segno del talento, della delicatezza, dell'intelligenza”, mentre il medico psichiatra e deputato di An, Carlo Ciccioli ha fatto i complimenti al “bravissimo Simone Cristicchi, che con la sua “Ti regalerò una rosa” è riuscito a portare all'attenzione e alla comprensione del grande pubblico temi delicati e purtroppo dimenticati. Ma se i matti incono al Festival di Sanremo, purtroppo perdono nella vita reale”. Il pezzo è solo l'ultima delle canzoni che Cristicchi dedica al grande tema del disagio psichico, che è stato al centro del suo progetto itinerante “Centro di Igiene Mentale”, diventato anche un libro uscito per Mondadori. Canzoni contenute in “Dall'altra parte del cancello” (da non perdere la rilettura de “L’Italiano” di Toto Cutugno “in una versione che sembra Eminem” e brani come “Laureata precaria” e Monet”) , che non è solo un album, ma anche un film-documentario in Dvd, girato da Alberto Puliafito, che Cristicchi ha ideato e prodotto per raccontare il suo viaggio in quelli che un eufemismo burocratese definisce “residui manicomiali”. Un lungo percorso da Roma a Siena, Volterra, Firenze e Genova per mostrare un mondo sconosciuto che fa paura ai cosiddetti “normali”. Volti indimenticabili segnati da ricordi dolorosi, micro-storie capaci di suscitare forti emozioni. Come quella di Antonio e Margherita, maturata nella canzone sanremese “Ti regalerò una rosa”. La domanda che percorre tutto il film è “chi è il matto?”, dov’è il confine tra il mondo dei “sani” e quello dei “matti”? Abbiamo cercato di trovare queste risposte nelle conversazioni, nelle conferenze stampa e negli incontri che l’artista ha tenuto nei giorni scorsi a Sanremo e che noi abbiamo prontamente registrato e riportato.

Com’è nata “Ti regalerò una rosa”? Ti aspettavi questo successo?
Questa canzone è nata in maniera dirompente per raccontare l'emozione che mi ha dato il lavoro sugli ex manicomi. E' dedicata ad Antonio (protagonista della canzone, nda) e a tutte le persone come lui che vivono in strutture psichiatriche. La vittoria di questo pezzo dimostra che anche a Sanremo si può parlare di cose importanti.

Hai lavorato in questi centri e sei stato a lungo tempo a contatto con queste persone. Cos’è per te il matto?
Non si può definire. Ci sono tomi di psichiatria, romanzi, spettacoli, che provano a definire questa figura. Per me il matto è una cosa che incuteva una certa paura, soprattutto negli anni ‘70. Ma dopo aver traversato quel cancello la paura è svanita (il riferimento è al viaggio intrapreso dall’artista all'interno degli ex manicomi, nda).

Chi sono i nemici dei matti?
I peggior nemici dei matti sono l'indifferenza e la mancanza di curiosità nell'approccio. Il matto diventa spesso matto perchè è la società che lo rende così. Condivido il pensiero di Franco Basaglia (lo psichiatra cui si deve l’introduzione della legge 180 e la chiusura dei manicomi, nda). La follia può avere anche cause sociali. Il cantautore ha il privilegio di osservare la realtà e di avere il tempo per raccontarla. Nella mia canzone il finale è tragico ma lascia aperta la speranza ed è un recupero di dignità.

Qual è stata reazione del pubblico al tuo “Centro di igiene mentale Tour”?
Nei miei spettacoli vedo che le persone si incuriosiscono. Porto avanti questo progetto anche al di là dei riflettori, lo faccio anche per una questione mia personale. La mia non è una missione. Non voglio essere il paladino dei matti, ma sto cercando con questo spettacolo di smuovere qualcosa. Cercare di far scoprire una realtà sconosciuta. Una realtà fatta di storie e di persone, quella di un'istituzione incredibile, tutta italiana. Racconto anche come si viveva nei manicomi, racconti che sembrano surreali, mentre in realtà erano quotidiani.

Nel corso del recente Festival di Sanremo hai proposto “Ti regalerò una rosa” anche con Sergio Cammariere. Come hai trovato questa collaborazione?
E’ un grande musicista. E' stato un valore aggiunto al di là della sua presenza, che mi ha fatto onore. Volevo qualcuno che mi mettesse anche a mio agio su un palco, che mi stimasse per quello che faccio. E poi anche lui è stato premiato per il miglior album al premio Tenco. Ci conosciamo ma non avevamo passato una serata insieme: e questa occasione è stata quella giusta.

Nel CD “Dall’altra parte del cancello” c’è anche il brano “Legato a te”, dedicato a Piergiorgio Welby. So che hai inciso il brano la sera prima di consegnare l’album alla casa discografica. Com’è nato il pezzo?
Il testo l'ho scritto con Massimo Bocchia, il curatore del mio blog. Racconta di una notte in una stanza, dove Welby dialoga con la macchina che lo tiene in vita. Per questo il titolo è “Legato a te”. Ho cercato di parlare più dell'uomo che di tutto quel putiferio che è successo.

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