Elizabeth Cappa – Sommersi. Se trattengo il respiro (Bookabook 2021)

Tempo di Lettura: 3 minuti

Il concerto degli Yes, baci al cloroformio e ciao zingara! L’esordio della londinese/milanese Elizabeth Cappa (nato con la solidarietà in pre-order dei lettori, prima di decidere di andare in stampa da parte di Bookabook) porta in dote argomenti crudi, ben descritti e per questo è bene da subito definirlo un buon libro. Gli antieroi che vivono in questo romanzo sono Arianna e Flaviano, l’ambientazione è Milano negli anni’80, così lontana da quella pubblicità che la rendeva fruibile, simpatica, vincente: Elizabeth Cappa invece è abile a tratteggiarne l’aspetto dark, triste e di pura emarginazione. In questo ricorda la scrittura di William Burroughs nel suo celebre romanzo Junkie del 1962, tradotto dieci anni dopo in italiano con il titolo La scimmia sulla schiena. E proprio il riferimento al celebre animale, entra ed esce dai momenti vissuti dai due protagonisti, perché lo slang giovanile riempie anche il comunicato stampa .. La Milano anni Ottanta è il teatro del dramma della “roba”: necessità e medicina, estasi e scimmia. La giovanissima Arianna si catapulta in un universo di zombi flebili e sottili come spilli, ma incattiviti e disperati, per amore di Flaviano e per sfidare la morte ..
Il canovaccio parte dal 1985 per arrivare al 1987, lasso di tempo diviso in 49 momenti tra loro differenti, anche nella quantità di righe utilizzate: per questo non può essere definito un diario, perché manca di unicità, quantità e qualità degli episodi descritti. Poi un romanzo fatto sulla falsa riga del diario è cosa assai poco originale ed Elizabeth Cappa non cade in questo errore. Se uno di questi 49 momenti occupa solo una dozzina di righe ed il seguente diverse pagine, solo in apparenza può sembrare un filo disarmonico dello scrivere: invece si tratta di una sequenza di momenti che non hanno necessità dello stesso spazio, perché (tanto per fare un esempio) l’autore può aver bisogno di poche righe per descrivere un intero pomeriggio trascorso dai due, ma allo stesso modo gli servono diverse pagine se vuole farci capire i sentimenti e le sensazioni avute nel vivere un particolare momento. Come quello pieno di baci, annusate alla base del collo e parole dette con trasporto: in fondo si tratta di due giovani che stanno vivendo una storia d’amore..


Avvicinatevi all’unicità di questo romanzo, spazzando via stilemi rigidi o impostazioni classiche della scrittura moderna: tuffatevi nella sua lettura, alternando la visione di un telegiornale pieno di fatti di cronaca nera a poesie elegiache (magari del Dolce Stil Novo), perché la vita è fatta di salite e discese dal tram, di ricerca disperata dell’eroina e di suoni a tutti volume (si cita il concerto milanese degli Yes), mentre l’intercalare Ciao zingara ci diventa così familiare da renderlo simpatico, cadenzato, ritmico. Elizabeth Cappa descrive questo amore tossico quasi con distacco rispettoso, con una scrittura semplice e con diversi cambi di inquadratura: come se fosse la trama di un film, in cui gli antieroi non guardano in macchina, ma vivono i loro momenti e sono le diverse telecamere a riprenderli, senza alcun preavviso da un angolo, rispetto ad un altro.

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