Paolo Benvegnù live all’HIroshima Mon Amour canta l’inutilità di parlare d’amore.

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Conversazioni dal vivo con Paolo Benvegnù all’Hiroshima Mon di Torino.

Paolo Benvegnù ritorna a suonare live a Torino dopo concerti rinviati per vari motivi, superando i postumi della pandemia salvo una fugace ma intensa apparizione per voce e chitarra acustica nel agosto del 2020 all’Open Factory di Nichelino che ancora risuona nella mia memoria. Quel suo abbraccio dopo 4 anni di assenza lo posso riassaporare l’8 febbraio all’Hiroshima Mon Amour che come ci racconta lui stesso dal palco ritrova con soddisfazione ma cambiato nella forma e nella location quando a bordo di una scassata auto da lui soprannominata “Goldfinger” negli anni 90 veniva ad ascoltare dal vivo i Casinò Royale con il live di Dainamata, nella allora sede storica di via Belfiore 24 dove oggi tra la chiesa evangelica del Sacro Gesù e una liuteria campeggia una scuola di danza contemporanea.

Paolo Benvegnù – foto a cura di Pierpaolo Bottino

Per questo motivo questa serata per me e il numeroso pubblico accorso ad ascoltare Paolo e la sua band è un momento tanto atteso ed appagante.

Sono le 22:00 circa quando le luci si spengono e un sottofondo da camera evocativo e denso di archi introduce sul palco l’arrivo tra gli applausi di Paolo Benvegnù con il suo stile elegante e concentrato.

I torinesi sono da sempre un pubblico difficile, attento e scrupoloso. Prima di dare il giusto tributo all’artista lo studiano nel profondo, sanno ascoltare, applaudire con misura per riconoscerne il giusto tributo con un accorato applauso finale.
E’ stato così anche stasera per Paolo e la sua strepitosa band (Luca Baldini al basso, Gabriele Berioli alla chitarra, Daniele Berioli alla batteria, Saverio Zacchei al trombone e Tazio Aprile al pianoforte).

Luca Baldini al basso – foto a cura di Pierpaolo Bottino

L’ascolto prende vita dal vivo con “E’ inutile parlare d’amore”.

Paolo Benvegnù ci attrae nella sua rete sonora dapprima con una giusta dose di tensione pre concerto spezzata a più riprese dal suo urlo di seduzione e da buon condottiero “Come on” e l’ascolto totale del nuovo disco per farci comprendere la sua poetica dell’importanza dell’utilità dell’amore in questa epoca nefasta.

La band sforna in sequenza una tripletta di brani impeccabili; l’amara e potente “Tecnica e Simbolica”, la commovente e corale “L’Oceano” (in duetto sul disco con Brunori SaS, due generazioni a confronto di altissimo cantautorato italiano) per caricare il pubblico con l’appuntita “Marlen Dietrich” condita dalle sue insistenze verbali.

Paolo Benvegnù – foto a cura di Pierpaolo Bottino

Ascoltare dal vivo Paolo Benvegnù è come assistere alla scrittura di un romanzo o di una sceneggiatura di un film e vederlo nascere ed evolvere dal vivo senza avere la necessità di spiegare il perché.

E’ importante soffermarsi sui sentimenti che appaiono inutili, quelli semplici, puri. Amare e stare assieme, cercarsi ma anche resistere ed esistere senza inseguire l’apparenza, prendere le distanze dalla tecnologia e dalla digitalizzazione per continuare a respirare.

“Tra bieca semplificazione e volontà di seduzione.
Così mi sono procurato delle frasi che non c’entrano niente.
Ma piaccion tanto alla gente. Che ci si può identificare, scaricare e poi comprare.”

Canzoni Brutte – Paolo Benvegnù

Arriva il momento del singolo “Canzoni Brutte” che mette un punto netto sullo stato di salute della musica italiana, quanto mai oggi necessario soprattutto perché siamo all’Hiroshima e va in onda il solito Festival di Sanremo con le sue canzonette leggere, i Fiorelli, le polemiche e il popolo del like e dello share, mentre esiste un pubblico e un’alternativa musicale di qualità e questa serata ne è un esempio.

Ode ai poeti minori italiani!

Gabriele Berioli alla chitarra e Saverio Sacchi al trombone – foto a cura di Pierpaolo Bottino

Le canzoni di Paolo Benvegnù dal vivo spesso mutano e cambiano la prospettiva di ascolto rispetto al disco. In meglio.

Le canzoni che certamente dal vivo hanno cambiato la mia prospettiva di ascolto rispetto al disco sono “Our Love Song” che dimostra e conferma di essere la più internazionale del disco e “L’origine del mondo” che sa infliggere un dolore immenso, arriva dritta al petto e ti lascia attonito. E’ la cura citando Franco Battiato al male dei nostri tempi che oggi Paolo trova possibile sono grazie all’ascolto, grazie ad un grande atto d’amore passionale e violento, insieme.

“Ti giuro che ti faccio male, dritto nelle vene, dritto nelle vene.”
“E’ insieme sconfiggeremo il tempo. Siamo l’incendio impossibile che salverà il mondo.” “Miserabili, voi non capite le mie parole di sangue. Schiavi dei vostri schiavi, voi non sentite le nostre parole di sangue.”

Our Love Song – Paolo Benvegnù

In un mondo che è capovolto, tornato al medioevo come dice lui stesso dal vivo al pubblico citando la strage di Torino del 1922 per fotografare la società di oggi. Tutto cambia per non cambiare nulla.

Paolo Benvegnù – foto a cura di Pierpaolo Bottino

Così durante il bis, reclamato da un pubblico entusiasta, Paolo si lascia andare con qualche brano in più rispetto alla scaletta e conclude questo viaggio regalandoci alcuni dei capolavori tratti dall’album “Piccoli Fragilissimi Film” che quest’anno compie 20 anni, “Hermann”, “Le Labbra” e “Dissolution”.

Il finale è memorabile con la straziante “Cerchi nell’acqua” che ogni volta mi commuove fino alle lacrime e rompe l’ultimo silenzio con lo scroscio di applausi che si infrange in una gioia immensa. Paolo Grazie.

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Paolo Benvegnù e la band – foto a cura di Pierpaolo Bottino

Paolo Benvegnù: la scaletta del concerto di Torino all’Hiroshima Mon Amour.


Tecnica e simbolica
L’Oceano
Marlene Dietrich
Il nostro amore indifferente
27-12
Our love song
Pescatori di perle
Canzoni brutte
In der nicht sein
L’origine del mondo
Libero
Alla disobbedienza

BIS:
La schiena
Andromeda Maria
Avanzate, ascoltate
Il mare verticale
Io e il mio amore
Cerchi nell’acqua

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