Juliette Binoche, una delle attrici francesi più note a livello mondiale, presiederà la giuria della 78ª edizione del Festival di Cannes, che avrà luogo dal 13 al 24 maggio 2025.

La star internazionale, che durante la sua straordinaria carriera di 70 film ha vinto i maggiori premi di interpretazione nei principali festival cinematografici, tra cui l’Oscar alla miglior attrice non protagonista per “Il paziente inglese”, succede alla regista americana Greta Gerwig, presidentessa lo scorso anno. L’annuncio arriva esattamente quarant’anni dopo il suo primo ruolo importante in “Rendez-vous” di André Téchiné, presentato sulla Croisette nel 1985. L’attrice sessantenne, vincitrice del Premio alla miglior interpretazione a Cannes nel 2010 per “Copia conforme” di Abbas Kiarostami, ha dichiarato: “Sono nata al Festival di Cannes. Non vedo l’ora di condividere queste esperienze di vita con i membri della giuria e con il pubblico. Nel 1985 ho salito i gradini per la prima volta con l’entusiasmo e l’incertezza di una giovane attrice, non avrei mai immaginato di tornare 40 anni dopo nel ruolo onorario di presidente di giuria. Apprezzo il privilegio, la responsabilità con assoluto bisogno di umiltà”. Ben nove i film in selezione ufficiale al Festival di Cannes per Binoche, classe 1964, l’ultimo dei quali è stato “Il gusto delle cose” di Trần Anh Hùng (2023).

Figlia di un mimo, regista e scultore e di un’attrice, Juliette Binoche studia teatro al Conservatorio di Parigi. A 24 anni ottiene il suo primo ruolo importante ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Philip Kaufman e due anni dopo recita ne “Gli amanti del Pont-Neuf” di Leos Carax. Nel 1992 è la volta de “Il danno” di Louis Malle, a cui segue “Tre colori – Film blu” di Krzysztof Kieślowski, per la quale vince la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile e il Premio César per la migliore attrice nel 1993. Di grande successo anche i ruoli ne “L’ussaro sul tetto” di Jean-Paul Rappeneau (1995) e ne “Il paziente inglese” (1996), con cui vince l’Oscar, premio per il quale è candidata anche nel 2000 come protagonista di “Chocolat” di Lasse Hallström. Tra i suoi film successivi spiccano “Jet lag” di Danièle Thompson (2002), “Niente da nascondere” di Michael Haneke, “Mary” di Abel Ferrara, “Alcuni giorni in settembre” di Santiago Amigorena (2005), “Cosmopolis” di David Cronenberg (2012), “L’attesa” di Piero Messina (2015), “Ma Loute” di Bruno Dumont (2016), “L’amore secondo Isabelle” di Claire Denis (vincitore alla Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2017), “Il gioco delle coppie” di Olivier Assayas (2018), “Le verità” di Hirokazu Kore’eda e “Il mio profilo migliore” di Safy Nebbou (2019).