Epitaph – Path Of Oblivion (My Kingdom Music, 2024)

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Arriva da lontano la storia dei veronesi Epitaph, formatisi nel 1986, dopo aver lasciato traccia con alcuni cambiamenti di lien up, prima come Black Hole, diventati con un solo album una sorta di totem del dark rock mondiale e poi come Sacrilege. A tessere le fila degli Epitaph ci ha pensato sempre il batterista Mauro “Tolly” Tollini, che non si è mai arreso, anche davanti a situazioni complesse, che in più occasioni hanno portato la band ad un passo dalla disgregazione. Ecco perché è giusto che da un decennio circa gli Epitaph stiano raccogliendo tutte quelle soddisfazioni, lasciate solo in sospeso negli anni precedenti.

Intorno a questo terzo album, il primo su Kingdom Music, c’era una certa attesa, vista la doppia novità, l’ingresso del nuovo cantante Ricky Dal Pane e un utilizzo importante delle tastiere, qui affidate ad alcuni ospiti, ma che, dopo l’uscita del disco, sono in mano al quinto componente effettivo, quel Giampi Tomezzoli, che degli Epitaph è stato il primissimo cantante, nel demo “The Lord Of Evil” del 1988.

La prima cosa che si nota sin dal primo ascolto è che la band ha evitato lungaggini, comprimendo in 41 minuti, otto pezzi, sintetizzando la scrittura, per arrivare dritta al punto, in un mare di riff colloidali ed atmosfere tenebrose, che rievocano giganti come Black Sabbath, Pentagram, Saint Vitus e Witchfinder General. Lo stile di base è immutato, un doom potente e ricco di suggestioni, tuttavia ora si apre a più soluzioni, e penso ai Blue Öyster Cult, anche grazie al canto dal timbro ruvido e ricco di sfumature del nuovo arrivato, che ha certamente portato novità, senza per questo contaminarsi con l’altra band che alimenta, i Witchwood.

Ma se l’impatto della title track, “Embrace By Wors”, “Condemned To Flesh” con vitali inserti progressive, le cadenze tombali “Nameless Demon”, le atmosfere cinematografiche di “She’s Reborn In Blasphemy”, per non dire della potente “Voices Behind The Wall” trascinata da un riff terroso, la sabbathiana ed eterea “Kingdom Of Slumber”, fino alla chiusura imperiosa dell’epica “Fall From Grace”, rendono nell’insieme “Path Of Oblivion” un caleidoscopio di sonorità, che pur colpendo sin da subito, si apre con il tempo a più situazioni, il merito è di tutti i protagonisti, dalla solida e rodata sezione ritmica Tollini/Murari, con una medaglia sul petto per il chitarrista Lorenzo “Loah” Loatelli, prezioso anello di congiunzione tra l’approccio solido dell’hard rock settantiano e le implosioni metal del decennio successivo, un musicista che sfodera talento anche negli assoli, mai funambolici, ma sempre preziosi per l’egemonia del brano.

Una nota di merito anche per la splendida grafica, opera dell’artista Luciana Nedelea, che impreziosisce ulteriormente un disco (disponibile in cd e varie opzioni in vinile e pubblicato negli ultimi giorni dello scorso anno), che suggella la maturità degli Epitaph, colonna portante del doom metal mondiale.

Per concludere: un terzo album maturo, ricco di sfumature e soluzioni, che consegna gli italiani Epitaph al gotha del doom mondiale!

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