“C’era una volta il cantastampa – Quando i giornalisti spodestarono i parolieri” (Coniglio Editore) è il nuovo libro del giornalista Michele Bovi. Si tratta della ricostruzione, con le foto e i documenti esclusivi raccolti da Bovi con l’indagine autobiografica di Pasquale Panella.

Nel panorama musicale italiano degli anni ’60, uno degli eventi più esclusivi e affascinanti fu il Cantastampa, una rassegna che, purtroppo, è rimasta nell’ombra per decenni. Eppure, quel festival, che vantava la presenza di stelle della musica e del giornalismo, ha segnato una svolta nella storia della musica leggera. Ora, grazie al nuovo libro di Michele Bovi, C’era una volta il Cantastampa, possiamo rivivere quella straordinaria esperienza. Il Cantastampa si distingue per la sua formula unica: al posto dei classici parolieri che scrivevano i testi per i cantanti, vennero coinvolti i giornalisti delle principali testate italiane. Personaggi come Maurizio Costanzo, Sandro Ciotti, Emilio Fede, Gianni Minà, e Laura Griffo si cimentarono nella scrittura di testi per alcuni dei più grandi artisti dell’epoca, da Gianni Morandi a Lucio Dalla, da Nilla Pizzi a Gino Paoli. Un vero e proprio esperimento che univa il mondo della musica con quello del giornalismo, per una fusione di voci che rimase unica nel suo genere. Michele Bovi, con la collaborazione dello scrittore Pasquale Panella, ricostruisce in dettaglio l’esperienza del Cantastampa attraverso documenti inediti, foto rare e testimonianze esclusive dei protagonisti. La lettura di questo libro non è solo una riscoperta di un’epoca leggendaria, ma anche un’indagine sulle dinamiche di potere tra discografici, giornalisti e parolieri. Bovi racconta la contrapposizione tra il mondo dei parolieri, spesso etichettato come “artisti di serie B”, e quello dei giornalisti, che entrarono prepotentemente sulla scena, imponendo nuove regole.

Il Cantastampa si svolse in diverse località italiane, tra cui Rimini, Taormina e Trento, e vide la partecipazione di numerosi vip della musica e del giornalismo. Nonostante la sua portata, il festival non ebbe la stessa fortuna di Sanremo, e gran parte del materiale, incluse le registrazioni televisive e musicali, è andato perduto. Le teche Rai, infatti, hanno smarrito i filmati e le canzoni non furono mai pubblicate, eccezion fatta per alcune rare eccezioni. Il libro di Bovi non è solo una rievocazione nostalgica di quegli anni, ma una vera e propria denuncia sulla sparizione di un patrimonio culturale che meriterebbe di essere conservato e celebrato. Insieme alla cronaca del festival, il volume include anche una riflessione più ampia sulla lotta tra parolieri e giornalisti e sulla manipolazione dei contenuti da parte delle grandi case discografiche ed editori. Uno degli aspetti più interessanti del libro è la scoperta di una connessione con il programma televisivo Il paroliere questo sconosciuto, che andò in onda tra il 1962 e il 1963, condotto da Lelio Luttazzi e una giovanissima Raffaella Carrà. Come il Cantastampa, anche questo programma subì la stessa sorte: i filmati sono spariti nel nulla, gettando un velo di mistero su un pezzo importante della televisione italiana.

Il libro non si limita a una semplice ricostruzione storica, ma si prefigge anche l’ambizioso obiettivo di recuperare quel patrimonio perduto. Le canzoni inedite, scritte dai giornalisti per i grandi artisti, sono ora fruibili anche su piattaforme come YouTube e Instagram, grazie alla lettura dei testi da parte di figure noti come Marco Travaglio, Aldo Grasso e Mattia Feltri. Questi momenti di lettura danno nuova vita a quelle parole, restituendo loro l’anima e la forza che, purtroppo, il tempo aveva quasi cancellato. “C’era una volta il Cantastampa” è, quindi, un libro che non solo racconta una parte affascinante della musica italiana degli anni ’60, ma offre anche una riflessione critica sullo scontro tra mondi paralleli e su come la storia possa essere dimenticata, ma mai veramente perduta. Grazie al lavoro di Michele Bovi e Pasquale Panella, quella storia può finalmente essere raccontata di nuovo, con la speranza che, un giorno, i filmati perduti possano essere recuperati e mostrati al pubblico, restituendo così al Cantastampa il posto che merita nella memoria collettiva. testi inediti del Cantastampa sono rintracciabili non soltanto nel libro di Bovi e Panella, ma anche letti in video sulle pagine Youtube, Instagram e Facebook del Cantastampa A recitarli sono Mattia Feltri che legge il testo dell’unica canzone del Cantastampa pubblicata con successo: “Che mondo strano” dei Rokes, anno 1966, versi dei giornalisti Sergio Modugno e Elisabetta Ponti. E poi Maria Concetta Mattei legge Kris Mancuso, Marco Travaglio legge Maurizio Costanzo, Aldo Grasso legge Giuseppe Marotta, Manuela Moreno legge Laura Griffo, il Gabibbo di Antonio Ricci legge Emilio Fede, Carmen Lasorella legge Daniele D’Anza, Aldo Vitali legge Antonio Lubrano, Mariolina Sattanino legge Velia Veniero, Tiberio Timperi legge Giorgio Martinelli, Italo Cucci legge Italo Cucci ovvero il testo che lui stesso scrisse per il Cantastampa del 1972.