Alfredo Marasti: un canto monumentale alle identità perdute

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In uscita per La Stanza Nascosta Records, il sesto lavoro in studio del cantautore

A distanza di tre anni dall’ “indie-kolossal” Ultimo D’Annunzio, Alfredo Marasti torna a far sentire la sua inconfondibile voce con un concept sul tema dell’identità: autobiografica, politica, nazionale, sempre fluida e potenzialmente in crisi. L’identità non è mai qualcosa di fermoracconta Marastie si rivela infine più illusoria e sfuggente che concreta; ma è un’illusione talmente radicata e pervasiva da sfociare nell’ossessione: per ragioni e su basi identitarie si combattono battaglie, si giustificano guerre, si mettono radicalmente in discussione vite intere. Il filo conduttore è dunque soprattutto un discorso su come l’identità – ciò che più ci definisce, tema pericolosissimo e delicato – possa trasformarsi in una trappola, una maschera, un limite, una prigione; in questo senso si potrebbe addirittura definire un disco “contro-identitario”. Al tempo stesso, e paradossalmente, è il disco più identitario che potessi scrivere, quasi “autobiografico” nel ripercorrere esperienze di crescita intime e personali.  Dodici brani di solida impostazione cantautoriale- che viaggiano ecletticamente tra folk, country e rock, con innesti di synth pop per una lunga ed incalzante narrazione, una saga epica/tragicomica che attraversa gli anni «dal liceo all’università». Si comincia da quelli del liceo– racconta Marasti- avventurosi e mitici, ma anche dolorosissimi, fra conflitti tremendi a segnare i momenti di crescita (o non crescita), disillusioni, “avvelenate” rivolte sia a uomini che a donne, amici trovati e persi, mentre il faticoso sviluppo del pensiero critico portava a mettere in radicale discussione qualunque certezza: le visioni idealizzate e stereotipate di origine culturale, letteraria, religiosa e politica entravano in conflitto con le nostre esperienze nella realtà. Poi si salta al presente, quello dei trent’anni, scoprendo che lo sguardo sulle cose è più consapevole, ma la crisi non si è risolta affatto: la crisi è vista come condizione normale della vita, non come eccezione da risolvere o malattia da curare. Non chiederci la definizione che squadri da ogni lato l’animo nostro che è informe ma, forse, che torni la ragione – canta Marasti in Floreale, abstract concettuale dell’intero lavoro, riecheggiando Montale Il dimenticatoio è percorso da un pessimismo dialettico, un’ottimismo cosciente, che intreccia goffaggine ed eroismo, rivolta privata e storia nazionale, perenne conflitto identitario e mistica della concretezza quotidiana, La Libertà che guida il popolo di Delacroix e la coperta di Linus. In ogni brano la chitarra acustica è suonata da Alfredo Marasti. Gli arrangiamenti sono stati elaborati collettivamente con la collaborazione di Carlo Longo, Dario Baldini, Andrea Marasti, Liam Thomas Panerai, Daniele Belli, Teresa Dereviziis, Sara Bertolucci, Danilo SestiIl dimenticatoio è prodotto da Alfredo Marasti e mixato da Carlo Longo presso NuevArte Studio (Catania).