Cantare la bellezza con Paolo Jannacci e Daniele Moretto al LAMBìC di Torino

Tempo di Lettura: 3 minuti

L’ombra riflessa di Paolo Jannacci sul fondo palco del Lambic con le sue bianche scarpe da ginnastica dettano il ritmo in una serata magica (di due date Sold Out) fatta non solo di sottrazioni strumentali ma di un grande hype emotivo e compositivo. Lo affianca alla tromba, il talentuoso compositore Daniele Moretto che con le sue note rarefatte avvolge e incanta il pubblico in un’esperienza musicale intima fatta di racconti di famiglia, di vita ai margini, di musica, di bellezza.

Paolo Jannacci e Daniele Moretto

Dopo un intro di riscaldamento che ci introietta nel mondo di grande pianista e compositore Jazz che è Jannacci, Paolo ci spiega la necessità che ha maturato negli ultimi anni di raccontare la bellezza, una ricerca che parte da lontano da radici familiari imponenti e un contesto milanese ed Internazionale che ha respirato con grande curiosità da bambino ad oggi.
E’ questo lo ritrovi nel suo modo di suonare, di muoversi e di godere la musica.

Paolo Jannacci al piano

Quello che cercherò di trasmettervi è quell’incanto che ho provato io per tutta la durata del concerto.
La musica è ora per Paolo e Daniele, non ci sono sotterfugi, stratagemmi artefatti per coinvolgerti nell’ascolto ma note che pesano, emozioni mai circolari, sperimentazioni inaspettate, codici narrativi che attingono da un chiaro passato e si rielaborano in un esibizione mai banale.
Certo papà Enzo c’è, nelle note di brani iconici e geniali come “Faceva il palo”, “Vengo anch’io no tu no“, nel dramma degli ultimi de “L’Armando” e “El portava i scarp del tennis”, nell’amore e l’amaro avvenire di “Io e Te” e nella malinconia neorealista di “Vincenzina”, quasi a raccontare la bellezza di un contesto di provenienza, un mondo irripetibile che Paolo elabora in continuo divenire.

La bellezza passa anche da icone del Jazz, una su tutte Paolo Conte che con la famiglia Jannacci ha condiviso molta musica, l’indimenticabile lato oscuro di Luigi Tenco, il profondo lirismo di Chico Buarque, la ricerca dell’effimero della vita con John Milton e permettetemi dalla dolce fragilità di Paolo Jannacci che con la sua personalissima “Voglio Parlarti Adesso” dedica alla bellezza della donna il loro potere salvifico.

Sperimentare sulle note di “Insensatez” di Jobim con la cassa armonica del pianoforte è un incanto.
Il cuore dello strumento diventa percussione, risuona e si fonde con le note magiche e rarefatte della tromba di Claudio rincorrendosi in dissolvenze e movimenti davvero emozionali rivelano tutto il talento del Paolo Jannacci Duo Jazz.

I versi di: “Sfiorisci bel fiore” sono il congedo con il pubblico entusiasta, inno maestoso, minimale e quanto mai contemporaneo, una speranza nel buio alla ricerca di quella luce, quella bellezza che deve risplendere ancora nella storia.

Scopri tutte le novità musicali su MusicalNews