Cosmonauti Borghesi: storie d’amore sulla Roma – Fiumicino

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Li avevamo già intervistati su Musicalnews.com e (in occasione del recente Concerto del Primo Maggio a Roma) siamo tornai a parlare con i Cosmonauti Borghesi. La band ha pubblicato di recente il nuovo singolo Roma – Fiumicino, una traccia che conferma la direzione originale e coraggiosa della formazione romana composta da Leonardo Rese (voce e tastiere), Alessandro Mastropietro (chitarra) e Marco Cestrone (batteria).

I Cosmonauti Borghesi nel backstage del Primo Maggio 2025

“Roma Fiumicino” è un brano che esplora temi di urbanizzazione e disconnessione. Cosa ha ispirato la scrittura di questa canzone e quale messaggio volete trasmettere ai vostri ascoltatori?
Marco: Questo singolo è un brano cui siamo molto legati perché l’abbiamo scritto tanto tempo fa. Abbiamo atteso un po’ prima di farlo uscire perché volevamo che sia il testo che anche tutta la parte di ricerca sonora fosse il risultato finale di un percorso che abbiamo fatto in questi mesi. E’ un brano che parte dal racconto di una storia d’amore, però non volevamo limitarlo a questo aspetto. Penso che ci si possa rispecchiare un po’ in tutte le situazioni della vita quotidiana, in ogni cosa che succede, anche se tutto ciò che c’è intorno a noi magari dovesse non andare bene, comunque vai avanti, comunque credi nelle cose che fai. Ecco, penso che per noi questo sia il messaggio più importante di tutti.
Alessandro: Questo messaggio della semplicità è fondamentale per noi, lo riportiamo in tutti i brani che scriviamo, come per esempio quello “Aurora Tropicale”, il brano che abbiamo portato a Saremo Giovani, che è proprio contraddistinto da questa semplicità e anche il messaggio dell’essere se stessi che è la cosa più importante secondo noi, detto chiaramente nella nostra maniera.
Partecipare al Concerto del Primo Maggio è un evento significativo. Che emozioni avete provato esibendovi su un palco così importante e quali pensieri avete portato con voi riguardo al ruolo della musica in un contesto sociale e politico come quello del Primo Maggio?
Leonardo: Intanto emozioni fortissime e incredibili. Suonare sul parco del Primo Maggio è il sogno di tutti i musicisti e per noi che siamo solo all’inizio veramente è stato un onore poter calcare un palco del genere e parlare a un pubblico così vasto, in una giornata così importante che è appunto la Festa dei Lavoratori. Il messaggio di questa giornata secondo noi è importantissimo anche in quanto lavoratori dello spettacolo, perché la musica è un lavoro, l’arte è un lavoro, così come dobbiamo ricordare tutte le professionalità del settore, come i fonici, i tecnici e le persone che stanno dietro al palco che sono importantissime e fondamentali per questa manifestazione e in generale. Per questo pensiamo sia veramente una giornata incredibile ed è doveroso festeggiala come merita.

Il vostro sound mescola vari generi, dalla musica indie all’elettronica. Come definireste il vostro stile musicale e come è evoluto nel tempo?
Alessandro: Siamo partiti da un sound sicuramente molto pop. Noi partiamo con la base pop però portandoci dietro una serie di influenze appartenenti al passato, dagli anni ’60 agli ’80, penso a band come Beatles, Queen, Toto, Genesis, Pink Floyd e Police. Per questo all’inizio la nostra musica era prevalentemente molto suonata. Con il tempo, pur mantenendo questa nostra caratteristica, siamo passati a sperimentare di più, cercando di guardare il futuro con i nostri occhi e dare la nostra interpretazione di questo futuro, di questa musica che sta crescendo con noi e che ne vogliamo che cresca perché. Quando facciamo musica diciamo sempre che vogliamo fare la musica del 2030.
Come vedete l’evoluzione della scena musicale oggi e quale ruolo pensate che i gruppi indipendenti, come i Cosmonauti Borghesi, possano giocare in questo contesto?
Marco: Per quanto riguarda la scena di oggi io sento molto la mancanza di band. Quindi sicuramente noi potremmo andare a prendere quel posticino che è lì di una band giovane che ha voglia di tornare a fare musica. Non che oggi non si faccia musica, ma per alcune cose si pensa più a tutto quello che c’è attorno e magari non si presta veramente attenzione, per esempio, all’arrangiamento e a tutto quello che c’è dietro la creazione di un brano. Ci sono tanti artisti che ci influenzano ma in realtà siamo molto cambiati nel tempo, e per questo abbiamo ascoltati anche tanti artisti moderni. Come diceva Alessandro all’inizio del nostro percorso abbiamo sempre preso influenza un po’ più dal passato, penso a Beatles, Toto e Michael Jackson. Poi chiaramente evolvendoci abbiamo capito che vogliamo fare la musica del 2030 e quindi bisogna anche prendere le influenze dei big della musica italiana, farle proprie e rappresentarle nelle nostre canzoni.
Guardando al futuro, quali sono i vostri progetti? C’è un album in arrivo o altre novità che i vostri fan possono aspettarsi? Marco: Sicuramente tanti concerti e un disco che stiamo iniziando a pensare.