Roma è una città che sa sorprendere anche le leggende del rock. E così è stato anche per Brian May, iconico chitarrista dei Queen, che durante una visita nella Capitale si è lasciato incantare non da monumenti o piazze, ma da un elemento naturale che spesso i romani danno per scontato: i maestosi pini romani.
In un video condiviso sul suo profilo Instagram nel maggio 2023, Brian May ha mostrato tutta la sua meraviglia passeggiando lungo via Cristoforo Colombo, circondato dai cosiddetti “pini ombrello”, o Pinus Pinea. “Mi ipnotizzano”, ha scritto. E come dargli torto? Questi alberi, con la loro chioma a cupola sospesa nel cielo, sembrano più sculture viventi che semplici piante. Con la sua solita ironia, May ha persino ipotizzato che la loro particolare forma derivi da antiche giraffe affamate che un tempo popolavano Roma. Una teoria affettuosamente assurda, ma poetica. Come una canzone dei Queen che prende una piega inaspettata e ti resta dentro. Il post ha fatto il giro dei media italiani, conquistando i fan e gli amanti della Capitale. Alcuni hanno collegato il suo incanto ai Pini di Roma di Ottorino Respighi, il celebre poema sinfonico del 1924, che già allora raccontava in musica la bellezza dei pini nei vari angoli della città: da Villa Borghese all’Appia Antica. Da fan sia di Brian che della mia città, vedere un artista così grande emozionarsi davanti a qualcosa che fa parte della nostra quotidianità è stato commovente. È come se avesse sintonizzato il suo cuore rock con quello di Roma, dove la musica e la natura si intrecciano da secoli. C’è qualcosa di profondamente romantico nel pensare che la stessa sensibilità che ha composto assoli leggendari si sia fermata a contemplare degli alberi. Ma non alberi qualunque. I nostri pini. I guardiani verdi di Roma. E forse, anche se Brian May non ha potuto sentire il “rumore” della loro voce, li ha comunque ascoltati con l’anima.
“The show must go on… Inside my heart is breaking, my makeup may be flaking, but my smile still stays on.”
– Queen, 1991