C’era un silenzio carico d’emozione, prima che la musica cominciasse. Poi le luci si sono abbassate e il cuore del pubblico ha iniziato a battere all’unisono con le prime note. Così è iniziata la serata tributo in ricordo di Alex Baroni, che si è tenuta lo scorso 7 maggio nello storico e accogliente locale romano L’Asino che Vola, diretto da Igor La Fontana, che per l’occasione ha registrato un meritato sold out. Una celebrazione vera, sentita, per uno degli interpreti più straordinari della musica italiana, la cui voce continua a vibrare nella memoria e nel cuore di chi l’ha amato.

L’artefice di questa serata speciale è stato Marco Rinalduzzi, chitarrista, arrangiatore e storico produttore artistico di Alex Baroni, che ha raccontato con commozione: “Ci ho provato tante volte in questi 23 anni, ma per vari motivi non è mai stato possibile. Adesso siamo qui, per suonare la nostra musica, le canzoni di Alex, che hanno segnato uno dei momenti più belli e indimenticabili della nostra vita”. Con lui, due figure fondamentali nel percorso musicale di Baroni: Massimo Calabrese, bassista e co-produttore artistico, e Marco D’Angelo, pianista e co-autore, con cui Alex aveva creato un’alchimia musicale unica nello storico studio I Piloti. La loro presenza ha dato ancora più autenticità e profondità al tributo. La band che ha animato la serata è stata di livello eccelso: oltre a Marco Rinalduzzi (chitarra e voce), c’erano Cristiano Micalizzi (batteria), Massimo Idà (tastiere e voce) e Alessandro Sanna (basso). Un ensemble compatto e preciso, capace di ricreare con passione e tecnica la magia delle canzoni di Alex. Il palco si è popolato anche di una costellazione di cantanti straordinari, ciascuno dei quali ha portato un frammento del mondo di Baroni: Riccardo Rinaudo, Daniele Vit, Silvia Aprile, Giulio Todrani (il papà di Giorgia) e Francesca Cirasola.

La scaletta è stata un vero e proprio viaggio emotivo, attraverso i brani più amati di Alex. Ogni interpretazione è stata accolta con applausi carichi di gratitudine e nostalgia. Da “Dentro di te” a “Cambiare”, passando per “La distanza di un amore”, “Ultimamente”, “Ce la farò”, fino alla coralità finale di “Dimmi cos’è” e “Male che fa male”, la musica ha raccontato ciò che le parole da sole non riescono a dire. A sorpresa, nel finale, anche una super sezione fiati che ha arricchito l’arrangiamento degli ultimi brani, con Carlo Micheli (sax), Mirko Rinaldi (tromba) e Ambrogio Frigerio (trombone). Tra il pubblico, tanti amici, musicisti e addetti ai lavori: Angelo Martini, musicista e giornalista, il pianista jazz Santi Scarcella, la cantautrice Camilla Noci, il pianista Claudio Zitti. E poi le interviste a Rinalduzzi nei giorni precedenti, con Alessandro Sgritta su Radio Città Aperta e Pamela D’Amico su Radio Rai 1, che hanno aiutato a preparare il terreno emotivo per questa celebrazione. Quella del 7 maggio non è stata solo una serata musicale: è stata una carezza collettiva, un atto d’amore per un artista che ha lasciato un vuoto incolmabile, ma anche un’eredità luminosa. Il pubblico ha già fatto sentire il suo desiderio: questa serata merita un bis. Perché Alex Baroni non è mai davvero andato via. Vive ancora, ogni volta che qualcuno canta le sue canzoni, o semplicemente si commuove nel sentirle. E all’Asino che Vola, per una notte, Alex c’era. Più vivo che mai.