Ex – Combattere sempre (Andromeda Relix/Heart Of Steel, 2025)

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La storia degli Ex è quella di una vera rock band: lunga e tenace militanza nell’underground, zero compromessi, nessun intreccio con potere e raccomandazioni, suonare ovunque e comunque con la stessa energia in un pub, in un teatro o nella cantina dell’amico, sempre con l’idea che ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarti e se non c’è lo convinci con l’energia pura. Perché il rock non è posa, non è lustrini, non è la ricerca del successo, il rock è fatto di sudore, cicatrici, convinzione e chitarre che urlano. E il rock di “Combattere sempre”, che sin dal titolo è un manifesto di attitudine e vita, è un insieme di tutto ciò, undici canzoni che impastano sangue, desiderio di libertà e ribellione.

Lo stile è quello riconducibile ad un rock italiano vigoroso, fatto di energia e passione, con cose da dire, nella tradizione anni ’90, quando Timoria, Litfiba, Negrita, Karma, Ritmo Tribale e tanti altri dominavano la scena. Sempre sugli scudi la chitarra di Stefano Pisani, portatore sano di uno stile personale e riconoscibile, per non dire della voce di Roby Mancini, matura, solida, agguerrita e capace di trovare melodie anche nei contesti più complessi e, ricordiamolo, utilizzandolo l’italiano. La sezione ritmica del veterano Gabriele “Ago” Agostinelli e del misterioso batterista “El Drogo” conferiscono i pezzi, un groove ruvido e potente. Importante anche il lavoro del produttore Fabio Serra, capace da tempo di valorizzare qualsiasi contesto stilistico, dal prog al metal al punk. Dall’iniziale “Arresta il sistema” a “Salto nel vuoto”, al metal rock di “Respiro”, al power rock di “Vecchio Joe”, un singolo con un refrain bellissimo, che seduce sin dal primo ascolto, la prima parte dell’album, scorre senza sosta. “Né speranza, né timore” è supportata da un riff spezzato e da un crescendo che ci riporta agli anni ’80, segue “Ancora sulla strada”, una sorta di blues rock acido, con Mancini che alza la voce di un mezzo tono per risultare ancora più aggressivo. “Perché?” e “Propaganda” mostrano la parte più heavy metal del quartetto, con le strofe cantate che si incastrano negli spazi vuoti, mentre “Città Fantasma” è un funky rock cadenzato e a tratti ipnotico, con il basso in evidenza. “Resto immobile” chiude meravigliosamente l’album, e lo fa con un’andatura da ballata malinconica, quasi a dare una certa aurea di riflessione, dopo tanta rabbia.

In un eventuale classifica della lunga storia degli Ex, non ho dubbi nel dire che questo è il loro disco più bello e maturo, per scrittura, solidità del suono e per la fierezza dei testi.

Gli Ex: 25 anni di coerenza rock