Già nel cast di CATS negli ultimi tre anni e indiscussa protagonista con il ruolo di Maria in West Side Story fino allo scorso gennaio, Natalia Scarpolini torna dal 6 al 15 giugno sul palco del Sistina di Roma nelle richiestissime repliche del celebre musical ispirato alla storia d’amore tra Romeo e Giulietta, per poi proseguire con il tour estivo nelle suggestive arene archeologiche che toccherà il Teatro Antico di Taormina, lo Sferisterio di Macerata, il Teatro Romano di Verona, le Cave del Duca a Lecce e l’Arena “Alberto Neri” a Catona (RC).

Cresciuta letteralmente a pane ed arte grazie a suo padre tenore alla Scala (Silvio Scarpolini) ed a sua madre regista, attrice e conduttrice de ‘L’albero azzurro’ (Luisa Oneto), la performer lombarda classe 2000, originaria di Cittiglio (VA), ha già acquisito una maturità artistica a tutto tondo che non è sfuggita al regista, produttore e direttore artistico Massimo Romeo Piparo. Quest’ultimo, fondendo dramma, musica e danza, ha firmato e adattato in italiano l’acclamatissimo musical che Arthur Laurents, Leonard Bernstein, Stephen Sondheim e Jerome Robbins crearono nel 1957. Prima di rituffarsi nel mondo completamente diverso dell’amato Tony (Luca Gaudiano) e nelle schermaglie tra i nativi bianchi degli Jets e gli immigrati portoricani degli Sharks, le due bande rivali che si contendono a New York il predominio sul quartiere dell’Upper West Side, Natalia Scarpolini si è seduta in poltronissima per raccontarci le origini di una carriera che si preannuncia davvero luminosa.
Come ti sei avvicinata al teatro musicale? “Sono cresciuta in una famiglia di artisti e quindi ho amato sin da subito il teatro, la musica e la danza, dove ho mosso i miei primi passi al centro di formazione AIDA con insegnanti diplomati alla Scala. In seguito, nel 2019 sono entrata alla Scuola del Musical di Milano e da qui è iniziata la mia carriera. ‘Ghost’ è stato il mio primo musical”. Poi è arrivato ‘CATS’, con cui nel 2022 hai debuttato sul prestigioso palco del Sistina. Che effetto ti ha fatto? “Un’emozione enorme, un sogno che si è realizzato. Anche la risposta del pubblico è stata grandiosa. Ancora oggi non riesco a credere di calcare lo stesso palcoscenico sul quale si sono esibiti i più grandi artisti italiani”. Cosa ti ha colpito di più di questo musical? “È veramente spettacolare perché è molto visivo. Ci sono volute tante ore di preparazione perché abbiamo dovuto studiare nel dettaglio i movimenti tipici del gatto, un animale che all’inizio non era esattamente tra i miei preferiti ma al quale mi sono sempre più affezionata. Abbiamo fatto davvero un gran lavoro per far sì che la coda fosse l’esatto prolungamento della colonna vertebrale e, personalmente, sono felice di aver interpretato Jellylorum, una delle gatte protagoniste”.

Ti aspettavi di essere selezionata anche per ‘West Side Story’? “Sono grata a Massimo Romeo Piparo per avermi rinnovato la sua fiducia. È un’opportunità grandiosa di cui mi sento felice ed onorata ma, soprattutto, emozionata e commossa perché il ruolo di Maria in ‘West Side Story’ è sempre stato il mio sogno nel cassetto”. Come mai ti affascina così tanto? “Adoro come questo personaggio evolva dall’essere una bambina fino a diventare una donna. Grazie a lei scopriamo che l’amore va oltre l’odio e ci insegna a perdonare. Attraverso l’amore si possono fare grandi cose ed in un mondo come quello di oggi abbiamo particolarmente bisogno di certi valori”. Proprio come Maria anche tu sei diventata grande ma prima non hai detto che in passato sei stata anche una piccola ginnasta, giusto? “È vero, ho fatto ginnastica ritmica dai 5 ai 13 anni ed anche alcune gare nazionali a Pesaro. Ho passato la mia infanzia alle prese con tanti attrezzi: il cerchio, il nastro, la fune, le clavette, la palla. È stata un’esperienza meravigliosa ma credevo che fossi interessato soltanto alla mia formazione musicale!”. A scanso di equivoci, non posso non chiederti: quanto ha contribuito la ginnastica ritmica allo sviluppo della tua carriera artistica? “Tanto, in effetti! Sicuramente mi ha aiutato ad acquisire elasticità e qualità nel movimento. Inoltre mi è stata molto utile per il potenziamento muscolare. In fondo, il teatro non è solo arte ma anche sport”.
