Incognito live @ Casa del Jazz, Roma – 1 luglio 2025

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In una calda e vibrante serata romana, alla Casa del Jazz si è rinnovata una certezza: gli Incognito non deludono mai. La band capitanata dall’iconico Jean-Paul “Bluey” Maunick è tornata nella capitale portando sul palco uno show esplosivo, costruito con precisione, energia e un groove travolgente che ha fatto dimenticare il caldo e le zanzare di inizio luglio.

Foto di Giovanni Buonomo

Nati nel 1976, gli Incognito sono stati tra i pionieri assoluti dell’acid jazz, ma sarebbe riduttivo definirli solo così: la loro musica è un melting pot dinamico di soul, funk, R&B, nu jazz e sonorità latine, tenute insieme da una sezione ritmica compatta e una varietà vocale da brividi. A testimoniarlo, i dodici musicisti sul palco, tra cui due italiani di spicco: il romano Francesco Mendolia alla batteria, preciso e potente, e Chicco Allotta alle tastiere, capace di mescolare suoni vintage e modernità con disinvoltura. Il concerto si apre con “Still a Friend of Mine”, e il pubblico — in parte seduto e in parte già pronto a scatenarsi — capisce subito di essere davanti a un gruppo rodato, ma tutt’altro che statico. “Bluey”, pur limitando il suo apporto musicale a pochi riff di chitarra, tiene insieme lo spettacolo come un maestro di cerimonie esperto, alternando brevi aneddoti a messaggi di speranza, inclusione e fratellanza.

Foto di Giovanni Buonomo

A dare corpo e voce al live sono le tre vocalist che si alternano sul palco, capaci di passare con naturalezza da momenti più intimi a veri e propri esplosioni vocali, senza mai perdere raffinatezza. La sezione fiati — sax, tromba e trombone — è brillante e mai invadente, mentre basso e percussioni garantiscono un flusso ritmico ipnotico e continuo. Uno dei momenti più alti della serata è stato sicuramente “Colibrì”, lungo brano strumentale durante il quale ogni musicista ha avuto il suo spazio per brillare. In particolare, l’assolo di batteria di Mendolia e quello percussivo che lo ha seguito hanno infiammato il pubblico, anche se qualcuno ha percepito una lieve dilatazione dei tempi. Ma è sul finale che l’atmosfera cambia radicalmente: con “Always There”, vero inno del repertorio Incognito, il pubblico non riesce più a trattenersi. Dalle sedie ci si riversa sotto il palco, in un’esplosione di balli e sorrisi che trasforma la Casa del Jazz in una vera festa a cielo aperto.

Foto di Giovanni Buonomo

A chiudere il concerto, un messaggio forte e chiaro da parte di “Bluey”: un invito all’amore, alla solidarietà, alla rottura delle barriere. Il tutto sigillato dalle note inconfondibili di “Is This Love” di Bob Marley, quasi a voler passare simbolicamente il testimone tra due giganti della musica che, seppur in stili differenti, hanno sempre parlato la lingua dell’anima. Gli Incognito si confermano una band senza tempo, capace di rinnovarsi senza perdere la propria identità. Quello del 1° luglio alla Casa del Jazz è stato un concerto di classe, calore e condivisione. Non una semplice esibizione musicale, ma un’esperienza da vivere con tutto il corpo. Chi li ha già visti sa cosa aspettarsi. Chi non li ha mai ascoltati dal vivo, faccia in modo di rimediare.