Quarzomadera – Zyra (Vrec, 2025)

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Tornano i lombardi Quarzomadera, con il sesto album, il secondo su Vrec, che arriva a quattro anni di distanza da “La storia è anche ora”, che ne aveva certificato l’essenza di rock band, priva di filtri, tra stoner e hard rock, il tutto condito con passaggi psichedelici. Questo disco è un omaggio del cantante e chitarrista David Sar (la line up a tre si completa con Oreste Bruzzano, basso e Tony Centorrino, batteria), al film di fantascienza “Quando i mondi si scontrano”, una pellicola futurista del 1951, diretta da Rudolph Maté, Oscar per gli effetti speciali, ispirata sul romanzo omonimo del 1933 di Philip G. Wylie ed Edwin Balmer. Il film racconta la corsa contro il tempo della scienza per la sopravvivenza, perché i pianeti Bellus e Erika, si stanno avvicinando pericolosamente alla Terra, minacciando di distruggerla. L’unica soluzione è portare l’umanità sul pianeta Zyra che per caratteristiche somiglia alla Terra. Naturalmente l’idea è solo un pretesto per raccontare, attraverso nove tracce, il decadimento della nostra società, che sia nelle scelte importanti che nel quotidiano, ha smesso di pensare alla crescita emotiva ed intellettuale, imboccando la via del degrado, dove l’aspetto estetico viaggia di pari passo alla sfrenata ambizione economica.

“Casi diversi, vite diverse”, apre l’album con un incidere sicuro, contrappuntato da una batteria secca, la temperatura si alza con “Pitecantropi” che mi riporta alla mente i Metallica del “Black Album”, inizialmente veloce e che poi si assesta su un riff rotondo, ricamato dal canto e da una tastiera lontana. “Urano”, il primo singolo, è un heavy rock eccellente, che lascia spazio a “Rumore e dolore” che pur non staccandosi dall’idea sincopata della scrittura del trio, ha una melodia vocale ricca di sfumature. “Travolti dal solito destino” ci riporta ad atmosfere lontane, quando Karma e Timoria di Omar Pedrini indirizzavano i gusti del pubblico rock italiano. Ma senza fare una lista asettica di titoli, anche nella seconda parte dell’album i Quarzomadera ci offrono un’idea personale di come si possa suonare rock in italiano, con una segnalazione per “Serpi”, con un passaggio finale carico di atmosfera ed una voce sussurrata e “In tempo” con le tastiere che ampliano lo spettro compositivo del gruppo, per chiudere con il riff grasso di “Litosfera” puro stoner, che renderà felici i fan di Kyuss e Spiritual Beggars. La band di Monza presta grande attenzione anche ai testi, legati a tempi dell’ambiente e della società che, uniti ad un rock quintessenziale, capace di sfumature avvolgenti, rendono “Zyra” un lavoro di rock sanguigno e diretto, puntellato su tempi medi incalzanti, che dal vivo diventano l’occasione per lunghe code strumentali. “Zyra” è un disco potente sorretto anche da temi importanti.