Il sentimento che si fa spettacolo: viaggio nell’anima con Marco Profeta

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C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui le parole non bastano. Allora si cerca una melodia, un gesto, un’immagine capace di raccontare ciò che si muove dentro. “Amore in carne e ossa” nasce proprio da lì: dal bisogno profondo di dare voce all’invisibile, di incarnare il sentimento più umano che esista — l’amore — e restituirlo al pubblico sotto forma di arte viva. Sabato 25 ottobre 2025, alle ore 21:00, il Teatro San Raffaele di Roma si trasformerà in uno spazio di bellezza e condivisione, ospitando il nuovo concerto di beneficenza firmato da Marco Profeta. Un evento che intreccia musica, teatro e danza, dando vita a un racconto emozionale che scava nel cuore dei sentimenti umani.

Dopo il successo dei suoi precedenti progetti, Profeta torna sul palco con la sua voce, i suoi brani originali e una visione artistica che unisce la profondità del messaggio alla potenza della scena. Al suo fianco, un ensemble di musicisti d’eccezione — Alessandro Borgo Caratti, Daniele Rossini, Luca Fareri e Fabio Penna — e un cast artistico guidato dalla regia di Mariagabriella Chinè, con la partecipazione di interpreti come Monica Ward, Anita Pagano, Lorenzo Fasciani ed Eleonora De Rosi, e della compagnia di danza Il Cerchio e il Centro, con coreografie di Rossana Longo. La serata sarà impreziosita da ospiti speciali, tra cui Adriana Volpe e la LIS performer Valeria Spagnuolo, e l’intero ricavato sarà devoluto a Amàca Onlus, realtà attiva nella promozione dell’inclusione e dell’accoglienza attraverso progetti solidali, in Italia e all’estero. Abbiamo incontrato Marco Profeta alla vigilia di questo importante appuntamento, per parlare del significato profondo di “Amore in carne e ossa”, del potere trasformativo dell’arte e del legame che unisce bellezza e solidarietà (si ringrazia Francesca Angeletti).

Ciao Marco! Che emozione sentirti di nuovo dal vivo, in una cornice come quella del teatro
San Raffaele di Roma. Tu come ti senti per lo spettacolo del 25 ottobre?

Che domanda difficile! Ho mille sensazioni che si accavallano e mi fanno cambiare umore ogni
venti secondi. Organizzare uno spettacolo in teatro è molto impegnativo non solo sotto il profilo
pratico, ma soprattutto emozionalmente parlando… nel mio caso ho a che fare con tanti artisti che
credono nel progetto e che apportano un grande valore aggiunto, cerco di accogliere tutti con tutte
le braccia che ho.
Puoi raccontare, per chi non ti conoscesse, come hai iniziato con la musica e come ti approcci
a questo mondo?

Un inizio non lo ricordo… ma so che la musica è stata sempre il mio snodo verso il futuro, il modo
di abbracciare il passato e poi, improvvisamente, il gancio per esprimere la parte più profonda del
mio io. Quando ero più giovane inseguivo il successo (che non si è fatto proprio acchiappare), poi
nel tempo ho capito che fare musica è un privilegio: quello di rendersi strumento di comunicazione.
Per questo, dopo una decina di singoli pubblicati, ho pensato di portare le mie canzoni in una
dimensione calda e intima come il teatro, per creare connessioni umane in un momento dove
sembra rimanere sempre troppo poco del valore che ci rende unici, appunto umani.
I tuoi brani mi sorprendono sempre a ogni loro uscita perché sai raccontare con semplicità i
sentimenti più profondi dell’animo umano, rendendo così ogni parola emozione. Come
funziona il tuo processo di scrittura e cosa ti ispira di più?

I dettagli sono la mia prima ispirazione, quei dettagli che ti raccontano un gesto, un’emozione che
nasconde i significati più profondi del vivere umano. Ho passato molti anni in silenzio, poi è
arrivato il momento di raccontare, di raccontarmi.
Parliamo in maniera più approfondita del brano “Amore in carne e ossa”, che poi dà anche il
titolo allo spettacolo. Amare significa accettare tutto dell’altro, anche i suoi errori e le sue
zone ombra. Come ti approcci tu con questi due aspetti dell’essere umano?

Nella mia esperienza personale ho subito un grande cambiamento rispetto al mio sentire le zone
d’ombra altrui, gli errori. Prima fuggivo le zone d’ombra, le giudicavo ed evitavo gli errori come se
sbagliare fosse un processo irreversibile di fallimento. Poi ho capito che quel rifiuto era dovuto al
fatto che non accettassi io per primo le mie zone d’ombra e non accettassi di sbagliare,
probabilmente per paura di perdere la considerazione di chi amavo. Sono riuscito ad abbracciare
queste parti di me dopo che qualcuno lo ha fatto con me. Il resto è stato semplice. La nostra
tridimensionalità umana è proprio data dalle ombre che si mescolano con le luci.
L’amore ha la capacità di trasformare e rendere migliore ogni aspetto della nostra vita,
abbattendo anche gli ostacoli lungo il cammino. Questo sarà anche il filo conduttore dello
spettacolo, puoi anticipare qualcosa a riguardo?

Faremo un viaggio. Nelle declinazioni dell’amore, quello in carne e ossa che possiamo trovare
dentro noi stessi, quello per la persona amata, quello per chi ci ha lasciato lasciando in noi una
traccia indelebile.

All’interno dei tuoi spettacoli hai sempre tanti ospiti di qualità che non si fermano solo al
mondo della musica, ma abbracciano altre arti come la recitazione, il doppiaggio e la danza.
Quanto è importante per te includere tutto questo?

Se guardo lo spettacolo “dall’esterno” mi domando io stesso come sia stato possibile avere tanti
diamanti artistici incastonati, come quelli che mi affiancano in questo viaggio. Eppure, è successo.
Le anime si riconoscono e si parlano, anche nei silenzi. Ciò che rimane ai miei occhi magico è come
si siano intrecciate sinergie tra le varie discipline in maniera così naturale, a far fluire il messaggio
che volevo veicolare con le mie canzoni.
Come sempre, quando si tratta dei tuoi spettacoli, si coniuga la musica di altissima qualità con
il fare del bene. Questa volta l’intero incasso andrà ad Amàca Onlus, come sei entrato in
contatto con questa realtà e perché l’hai scelta?

Credo che “fare del bene” come dici tu sia proprio il segreto di tutta questa sinergia e di questo stare
bene in musica. Ti racconto un segreto. Ogni volta che organizzo un concerto mi dico che sarà
l’ultimo. Poi succede qualcosa di inaspettato. Come quando, grazie ad un musical stupendo su
Madre Teresa, ho conosciuto la realtà di Amàca, che lo aveva organizzato. È stato amore a prima
vista, anzi a primo cuore. Loro si spendono realmente per chi ha bisogno, con missioni in Africa ma
anche a Roma, dove offrono alloggio alle famiglie che sono costrette a rimanere per lunghi periodi
per curare i loro bimbi all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù. Come si può resistere davanti a tutto
questo cuore? Io non ce l’ho fatta… ed è stato subito Amore in Carne e ossa.