Matteo Moretti ci racconta il suo Ep “A Pannaggi”

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Siamo riusciti ad intervistare, nel suo Studio di Recanati, Matteo Moretti, autore di un Ep dal titolo A Pannaggi pubblicato a Luglio di quest’anno, che ha una genesi particolare, un lungo lavoro di ricerca. Ce ne vuoi parlare Matteo? E’ stato sicuramente un lungo lavoro di ricerca, avvincente, intenso
e complesso; l’idea di musicare le opere di Ivo Pannaggi è nata quando per la prima volta nel 2008 mi sono trovato al MIUMOR di Tolentino, di fronte alla caricatura di Buster Keaton. In quel momento ho pensato che sarebbe stato meraviglioso mettere in musica quest’opera fantastica, minimalista, composta solo o quasi di linee rette. Inizialmente ho pensato di creare delle composizioni musicali che fossero filologiche con l’esperienza musicale futurista. Poi ho pensato che sarebbe stato interessantissimo usare le Macchine Intonarumori. Nessuna di queste idee però mi ha mai convinto a pieno, per cui ho deciso di concentrarmi nel dare voce alle opere attraverso le note e le frequenze, creando una connessione tra il suono e il segno. Una volta presa questa strada, l’estetica musicale che doveva muovere questo progetto si è rivelata non più centrale, dandomi così la libertà di intraprendere
questo lavoro utilizzando il linguaggio musicale a me più caro, il Jazz elettrico.

Il Futurismo come ricerca del movimento, del dinamismo e tu hai effettivamente fatto un percorso, uno spostamento. Una volta deciso che la mia attenzione dovesse concentrarsi sul parallelismo tra il suono e il segno dell’opera pittorica, ho avuto la libertà di cimentarmi in diversi stili compositivi. Di fronte ad ogni brano mi sono trovato nella condizione di cercare una chiave di lettura che desse un significato più profondo alla ricerca che stavo facendo. Ad esempio nell’ultimo brano del disco l’associazione delle note alle lettere alfabetiche creano una composizione “seriale”, così da dare una melodia alla parola. Ecco quindi che il nome Buster Keaton diventa la melodia di apertura del brano, e il nome Ivo Pannaggi
crea la melodia che fa da sottofondo ai soli del vibrafono e della batteria. Nel brano di apertura del disco invece ho preso spunto dalla meravigliosa sintesi realizzata da Pannaggi nel suo Dinamismo assoluto della mano sinistra. La rappresentazione del dipinto all’interno del brano avviene in due momenti. La prima dopo la sezione del tema, momento in cui compare una melodia eseguita all’unisono da tutti gli strumenti e composta da due gruppi di 5 note che vogliono rappresentare le mani e le 5 dita. La seconda alla fine della sezione dei soli dove compare una nuova melodia eseguita sempre all’unisono e che ad ogni riproposizione viene privata di alcune note fino alla dissoluzione totale della melodia stessa.
Questa soluzione vuole simboleggiare proprio il lavoro di sintesi realizzato da Pannaggi nel suo dipinto. In tutto questo quindi hai dettato i limiti entro cui i musicisti si dovevano muovere oppure hai lasciato, e se lo hai lasciato, quanto hai lasciato nelle mani degli altri musicisti? Al di fuori delle sezioni dei soli, che lasciano spazio e libertà tanto al solista quanto a chi lo accompagna, per il resto si tratta di un lavoro
di arrangiamento estremamente dettagliato in cui ho interamente scritto le parti per tutti gli strumenti. Questo metodo è stato inevitabile al fine di realizzare il lavoro che avevo in mente. Matteo ti sei fatto aiutare nella registrazione? Noi siamo qui nel tuo studio, l’Astronave Recording studio dove appunto tutto l’Ep è stato registrato. Le registrazioni sono state realizzate tutte qui all’Astronave e hanno
richiesto due giornate di lavoro. Non mi sono mai occupato della parte audio ma solo delle mie esecuzioni e della produzione artistica complessiva. E’ stato un lavoro molto impegnativo, soprattutto sentendo una grande responsabilità andando a toccare le opere di un artista così importante e apprezzato come Ivo
Pannaggi. Hai dato indicazioni sui sui suoni che volevi ottenere? Ho dato alcune indicazioni timbriche, soprattutto per i suoni di chitarra e per la scelta del rullante della batteria che in un brano è diverso da tutti gli altri. Al di fuori di questo quello che ha influito maggiormente sul sound generale è stata la scelta di registrare tutto in presa diretta e senza sovraincisioni. Come immagini venga recepito dal pubblico questo Ep o quale pubblico secondo te andrebbe ad interessare? Me la sono chiesto molte volte in fase di scrittura e di produzione. Anche tutto il lavoro nel suo insieme, se non comunicato correttamente, può essere di difficile comprensione. Si tratta di un lavoro che attinge alla mia sensibilità artistica e non solo musicale. Avere osservato le opere di Pannaggi più e più volte mi ha dato la possibilità di creare un filo conduttore immaginario che lega la mia musica ai suoi dipinti. Forse il modo più naturale per apprezzare
pieno il lavoro che ho realizzato, è approcciare l’ascolto con una buona dose di immaginazione e fantasia, e perché no, anche un po di passione per il Jazz elettrico e contemporaneo.
Il brano preferito del disco? Il brano che mi emoziona di più è Mia madre legge il giornale.
Sento una grande connessione con quest’opera, forse perché è estremamente avvincente la sua storia.
Questa è l’opera che introdusse un giovanissimo Pannaggi nel Movimento Futurista e di cui Giacomo Balla fu subito entusiasta. Purtroppo quest’opera è andata perduta, ma nel corso degli anni l’artista ne fece alcune riproduzioni, una che oggi si trova al MoMa di New York, e una litografica in 100 copie degli anni ’60.
Elementi con cui siamo cresciuti ma curiosità verso un quello che si incontra strada facendo. Pensavo anche all’aspetto didattico artistico per offrire con quest’opera un parallelismo tra le arti figurativa e musicale. Non avevo preso in considerazione questo punto di vista. Le forme d’arte multidisciplinari sono estremamente interessanti ma devo essere sincero di non essermi mai soffermato sull’aspetto didattico,
pertanto non mi sono mai mosso in tal senso cercando contatti con le Istituzioni di riferimento.
Mi sono invece messo fin da subito in contatto con il Centro studi Pannaggi ed il figlio dell’artista, Marco Pannaggi, custode e divulgatore dell’opera del padre. Con lui ho condiviso l’idea di questo progetto, ed avere ricevuto da parte sua un responso positivo oltre ad un grande supporto è stato per me un onore e un motivo in più per portare a termine questo lavoro. Purtroppo Marco è venuto a mancare prima della pubblicazione dell’album, e il grande rammarico è di non poterlo oggi condividere con lui. Oltre a lui, molte sono le figure verso cui sento un grande senso di riconoscenza. Il Centro Studi Pannaggi e il suo direttore Gabriele Porfiri, Popsophia nelle persone di Lucrezia Ercoli ed Hermas Ercoli. Giancarlo Passarella e la vostra rivista che mi date la possibilità di veicolare il mio lavoro con cura e attenzione.
Bene Matteo, noi ti salutiamo e ringraziamo per l’ospitalità in questo tuo Studio e raccomandiamo naturalmente l’ascolto del tuo Ep “A Pannaggi”.
Io ringrazio voi di Musicalnews per l’opportunità che mi avete dato nel far conoscere la mia musica anche attraverso il vostro canale.