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Pubblicato il 22/09/2015 alle 20:27:57
Meglio la Terra, parola di ‘Nkantu d’Aziz
di Raffaella Daino
La musica dell'est e la musica del sud. I Balcani e la Sicilia. L'ironia e la denuncia. La favola e la rabbia. L'ipocrisia e la discriminazione: questa è la Palermo che la loro musica sintetizza e restituisce!

La musica dell'est e la musica del sud. I Balcani e la Sicilia. L'ironia e la denuncia. La favola e la rabbia. L'ipocrisia e la discriminazione: questa è la Palermo che la loro musica sintetizza e restituisce!

‘Nkantu d’Aziz ti trascinano su un’assolata piattaforma a strapiombo sul mare, ti fanno girare vorticosamente finché non perdi l’equilibrio, ti stordiscono e ti riportano bruscamente alla realtà dopo averti illuso con il racconto di un mondo fatto di fiabe.

Del resto questa è la Palermo che la loro musica sintetizza e restituisce, con tutta l’intensità di una città che soffre e che non conosce le mezze misure, che è intrappolata nei suoi mali atavici ma non smette di brillare grazie alla sua bellezza struggente. E alle sue contraddizioni.

"Ma quando mai si è visto un popolo che si lamenta tutto il giorno ma ubbidisce tutto l'anno?" scrive in una delle sue canzoni Totò Grilletto, cantante e autore, che al suo gruppo/orchestra ha voluto dare il nome di quell’incanto che dura da millenni, da quando il primo arabo chiamò Palermo Aziz, “splendore”. I suoi testi ora sono materia di studio all’Università di Palermo, per quella commistione originale di lingue e dialetti, il palermitano, catanese, italiano e arbereshe che è la sua lingua madre, l’albanese, e il "volgare" che nasce dalla lingua parlata.

Cantastorie e giramondo, Totò Grilletto. A 16 anni ha vissuto in vari paesi d'Europa come artista di strada, a 19 si è lasciato sedurre dal blues ed è volato negli Stati uniti, per poi tornare 3 anni dopo nella sua Palermo e trasformare in musica quello che definisce un “turbine di rabbia e di amore, come in natura, alternati come giorno e notte movimento e stasi...” Qui fonda la sua piccola orchestra e inizia a conquistare le piazze con ritmi tarantolati e balcanici nutriti di racconti e leggende, cavalcati da quei personaggi in bilico tra mito e realtà che compongono l'immaginario siciliano.

Scelgono come strumento di comunicazione un variegato “Combat Folk-Ska-Balkan” Totò Grilletto e i suoi: Gjin Schirò alle chitarre, Fabio Pellitteri alla batteria, Ivano Minutella al basso, Salvatore Spera al clarinetto e alle tastiere, Melko Van Kaster al violino. Li dirige e segue dalla regia audio il fedelissimo Felice Di Caccamo.

Incontro gli Nkantu d’Aziz a Palermo una sera di settembre in il caldo e l’afa sono quelli di un’estate rovente più che mai. Suonano in un angolo di costa recuperato al degrado e restituito alla bellezza in una zona franca di mare e musica che si chiama Nautoscopio. Uno dei pochi posti dove ancora all’aperto si può ascoltare dal vivo musica rigorosamente inedita, perché qui con il palco sistemato a pochi metri dagli scogli, dove intorno c’è solo il mare, la musica non dà fastidio a nessuno e il Comune ha concesso una deroga all’ordinanza che quest’anno ha vietato la musica live ovunque.

La stessa energia trascinante caratterizza i concerti e i loro lavori in studio. Mi porteranno via, primo album registrato nel 2011 con la MyGroove Italia allo Zen Arcade di Catania, sotto la direzione artistica di Toni Carbone (produttore di Denovo, Mario Venuti, Carmen Consoli, Tinturia, Franco Battiato). E il nuovo lavoro uscito nell'estate 2015, “Meglio la terra”, ricco di illustri collaborazioni: Cesare Basile, Tinturia, Mario Venuti, Francesco “Fry” Moneti, violinista e chitarrista dei Modena City Ramblers, Giuseppe Milici, Filippo “Fifuz” Alessi (Qbeta), Aida Satta Flores. Un disco bellissimo e generoso di tracce, ben 15, circostanza insolita di questi tempi; una commistione di suoni e generi, dove fiati e violini si intrecciano con le chitarre distorte, lo ska si alterna al folk e al rock, disegnando suoni, colori, immagini e figure che appartengono solo al magico mondo d’Aziz.

Ti sorridono mentre raccontano del piccolo mondo che si sono costruiti sulle montagne di Giacalone. Il Jack-alone è la loro dimora musicale, dove le porte sono aperte a chiunque voglia incontrarli, registrare e soggiornare. Ti offrono la loro amicizia e la loro competenza e non ti chiedono nulla in cambio. E cosi dopo averti conquistato con il loro suono irresistibile, ti incantano con una, rara, umanità.

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