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Recensioni
Pubblicato il 12/04/2019 alle 14:34:37
Nevica: Tengo (Area51 Records)
di Paolo Polidoro
Secondo appuntamento di una trilogia che il producer digitale Gianluca Lo Presti ha titolato “Trilogia dell’anima”, e nelle vesti del moniker Nevica

Secondo appuntamento di una trilogia che il producer digitale Gianluca Lo Presti ha titolato “Trilogia dell’anima”, e nelle vesti del moniker Nevica, dopo averci consegnato un disco industriale ed esoterico come “Sputnik”, eccolo di nuovo in scena con questo nuovo lavoro “meno” ancestrale e psichedelico, forse appena più attento a forme conosciute e concrete.

Si intitola “Tengo”, dal nome del protagonista di un romanzo di Murakami, scrittore che torna di nuovo a ispirare la filosofia di Lo Presti, la ricerca è un filo conduttore potente dentro questi 8 brani che affondano mani e piedi dentro un percorso di conoscenza e riconoscenza di se, ovviamente torna Nevica con i suoi frattali di suoni futuristici, ma scopriamo anche la grazie di strumenti ad arco, viole e violoncelli, la partecipazione di Giuseppe Lo Bue dei Caron Dimonio armato di chitarre davvero poco regolari, la batteria di Alessandro Antolini ma soprattutto, scelta davvero inaspettata, troviamo un coro di voci bianche a chiusura di un brano come “Outing parte II” che si annuncia con una testa di suono e di composizione assolutamente evanescente e si codifica poi in un brano elettro-pop dalle forme berliniane e con questo coro che inevitabilmente rimanda ai cliché di profili più famosi.

Se su “Sputnik” il nostro prediligeva il suono e la composizione assolutamente evanescente, qui Nevica scrive per accogliere anche la normalità e lo dimostra soprattutto in un singolo e un video come “Il nostro suono”, altro marker artistico fondamentale per questo lavoro è la filosofia dello psicologo e musicoterapeuta Mauro Scardovelli dal quale Lo Presti rapisce e fa suo poetica e pensiero cercando di sagomare il cuore narrativo di questo disco attorno a concetti di un sé sempre più da preservare dai mille conflitti interni e dalle tante omologazioni di vita quotidiana.

“Tengo” lo considero un disco acusticamente di accondiscendenza e dal punto di vista letterale un vero e proprio viaggio di ricerca del vero, attendiamo la chiusa di questa trilogia e a questo punto ci chiediamo quale romanzo di Murakami verrà a segnare il passo.






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