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Interviste
Pubblicato il 28/11/2010 alle 09:47:38
Antonello Cresti, il musicista (musicologo) che esplora le pagine piu' stimolanti del rock inglese
di Alessandro Michelucci
Ecco l'intervista all' autore del libro Lucifer over London che i nostri lettori conoscono bene, visto che lo seguiamo e monitoriamo sin dai suoi dischi con Nihil Project, i primi due pubblicati da U.d.U. Records.

Ecco l'intervista all' autore del libro Lucifer over London che i nostri lettori conoscono bene, visto che lo seguiamo e monitoriamo sin dai suoi dischi con Nihil Project, i primi due pubblicati da U.d.U. Records.

Se l'editoria italiana dedicata al rock è in buona salute una parte del merito spetta a scrittori giovani, che spesso non hanno vissuto l'epoca di cui trattano. Ecco qualche nome: Antonio Oleari, Riccardo Storti, Donato Zoppo, Antonello Cresti. ..

Quest'ultimo, attivo anche come musicista con Nihil Project, si distingue per un'attenzione particolare nei confronti del mondo britannico, del quale esplora le numerose implicazioni sociali, culturali e musicali. Il suo è un lavoro di ricerca appassionato e certosino, ma mai pedante. L'anno scorso Cresti aveva pubblicato "Fairest Isle. L'epopea dell'electric folk britannico" (Aereostella, Milano 2009), un ritratto della scena folk d'Oltremanica che merita la massima attenzione. Recentemente è uscito un nuovo libro del musicista-musicologo fiorentino: si tratta di "Lucifer over London: Industrial, folk apocalittico e culture radicali in Inghilterra" (Aereostella, Milano 2010). Un libro denso e autorevole che colma un vuoto. L'opera è già stata recensita favorevolmente da vari giornali specializzati. Abbiamo incontrato Antonello Cresti per parlare del suo nuovo libro e dei suoi progetti.

Come mai hai scelto questo tema?
I motivi che mi spingono a scegliere un tema piuttosto che un altro sono sempre gli stessi... Difficilmente mi metterei a scrivere di un genere musicale che non mi interessa o sul quale è già fiorita una letteratura ampia e ramificata. Non sottovaluterei poi un'altra forza motrice, ossia il fatto che certe forme musicali siano legate a un orizzonte culturale e sociale più vasto. La musica industriale e il folk apocalittico, col loro complesso mondo di riferimenti, svolgono perfettamente questo ruolo e ci consentono di fare un discorso più ampio e interdisciplinare. Una musica che sia fine a se stessa è per me destinata ad avere una influenza poco duratura...

Il tuo libro ha diversi punti in comune con un libro inglese di qualche anno fa, "England's Hidden Reverse": quali sono le differenze?
Senza dubbio il libro di David Keenan è stato un importante punto di riferimento per il mio lavoro, dato che lo considero pieno di spunti interessanti. Però la prospettiva di Keenan era fin troppo ristretta (appena tre gruppi presi in esame) e finiva per non sviluppare le intuizioni proposte. Diciamo che io ho cercato di partire dove Keenan non aveva voluto o potuto proseguire e ho allargato la prospettiva da un punto di vista storico-culturale, oltre che musicologico. Resta sottinteso che ancora c'è molto da dire sugli artisti di cui mi sono occupato, dunque saranno benvenuti altri contributi futuri sull'argomento.

Qual è il tuo rapporto emotivo-culturale con gli anni Sessanta-Settanta, che dimostri di conoscere molto bene?
Ho il grande rimpianto di non averli vissuti in prima persona... A costo di idealizzare ritengo che mi sarei trovato molto bene in quel periodo storico, sotto tutti i punti di vista. Anche in "Lucifer over London" in effetti ho cercato di far emergere una delle infinite chiavi di lettura di quel momento così complesso e pieno di pulsioni anche opposte. La musica industriale è una delle tante creature degli anni '70, mentre il folk apocalittico affonda le radici in una delle gemme degli anni '60, ossia quella che ho definito nel mio precedente saggio "l'epopea electric folk".

Esiste un musicista con il quale ti piacerebbe collaborare in modo particolare?
Beh .... se restiamo nell'ambito dei sogni anche assistere ad una session dei Beatles mi avrebbe fatto toccare il cielo con un dito. Ma ci sono centinaia di artisti che ritengo interessanti; ognuno è portatore di un "suo" mondo espressivo e questo è certamente affascinante.

Quali sono i fenomeni musicali italiani che trovi di maggior interesse?
Senza alcun dubbio quella scena che si sviluppò negli anni '70 a fianco del più classico progressive rock. Certi album di Battiato, Camisasca, Rocchi, Aktuala restano gemme del nostro underground e reggono perfettamente il confronto con altri capolavori partoriti all'estero. Adesso, di quello che finisce sulle copertine delle riviste specializzate, non c'è nulla che mi interessi, ma ricordo con piacere certe cose prodotte in Italia in tempi molto più recenti in ambito black metal, gothic etc... Anche lì c'è molto materiale interessante da scoprire.

Quali sono i tuoi progetti per l'immediato futuro?
Mi trovo ancora nel pieno della promozione del libro, che mi sta dando davvero molte soddisfazioni, ma contemporaneamente sono già alle battute iniziali di quello che sarà il mio prossimo lavoro... Non voglio anticipare molto, ma posso dire che lo spiraglio che ho aperto con "Lucifer over London" verrà allargato molto e ci sarà l'occasione di ascoltare la voce di molti protagonisti della controcultura inglese, che sto intervistando proprio in queste settimane. E' un lavoro che mi stimola molto...

... E sul fronte musicale che progetti hai?
Sono assorbito da altre cose e non ho nè tempo nè francamente voglia di ributtarmi nell'agone musicale. Troppe pecche nell'underground musicale italiano attuale. Se poi le cose cambieranno sarò lieto di contribuire, ma per ora non ho progetti.

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