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Pubblicato il 16/02/2017 alle 09:16:03
Il Mappamondo di Enrico Zanella: tra jazz, world music e manouche!
di Manuela Ippolito Giardi
Il jazz che si fonde con la world music, con il manouche, che fa capolino in oriente per ritornare velocemente verso l'Occidente. Questo l'approccio visibile in Mappamondo, disco che porta la firma di Enrico Zanella, pubblicato da Emme Record.

Il jazz che si fonde con la world music, con il manouche, che fa capolino in oriente per ritornare velocemente verso l'Occidente. Questo l'approccio visibile in Mappamondo, disco che porta la firma di Enrico Zanella, pubblicato da Emme Record.

Un musicista versatile, dalla ampia sensibilità artistica e capace di coniugare alla perfezione diversi linguaggi della musica. Insieme a lui abbiamo approfondito il concetto il concetto di Mappamondo e gli aspetti compositivi della sua ultima fatica.

Enrico, partiamo subito dal disco Mappamondo che racchiude in sé diversi stili tra cui il jazz, il manouche e la world music. Ci vuoi descrivere questo tuo ultimo progetto discografico?
Il mappamondo, oggetto che forse tutti hanno in casa, è un buon simbolo di quello che sta accadendo in questi ultimi decenni: la globalizzazione. E’ interessante costatare che abbracciare il mondo intero in un sol colpo d’occhio, è simile, seppur simbolicamente, a quello che accade oggi grazie ad internet per quanto riguarda la tecnologia e all'immigrazione per quanto riguarda i fenomeni sociali. Oggi più che mai, a volte forzatamente, viviamo la globalizzazione come fatto concreto e non solo dal punto di vista economico e politico. E la musica, per sua stessa natura, si presta perfettamente a questo esperimento di convivenza e fusione di idee.

Il titolo Mappamondo è molto evocativo e ci fa subito pensare ad un viaggio, o un insieme di viaggi, che si traducono in musica. Quali sono state, quindi, le tue fonti di ispirazione per i tuoi brani?
Quando scrivi, ovviamente confluiscono tutte le esperienze musicali e non, che hanno caratterizzato la tua vita. Sicuramente i viaggi mi hanno aiutato perché ancor più che i libri ti imprimono sensorialmente le esperienze. Ricordo ad esempio che le due settimane trascorse in Andalusia mi hanno segnato particolarmente dal punto di vista musicale e anche umano.

Possiamo, dunque, parlare di un viaggio mentale o spirituale alla base delle tue composizioni?
.. Certamente.

In Mappamondo sono presenti diversi stili musicali che chiaramente fanno capo al tuo modo di interpretare la musica e la composizione. Ci vuoi raccontare il tuo percorso musicale?
Sono un autodidatta nel senso che non ho diplomi in materia musicale. Il percorso è caratterizzato da tantissima passione per la musica e la sua sperimentazione perché un autodidatta non può contare sulla sicurezza che ad esempio ha un diplomato in composizione al Conservatorio, ma allo stesso tempo ti da la possibilità di sviluppare meglio la tua strada e la tua visione, magari dopo tante cadute.

Il tuo primo disco I bambini non sanno risale a qualche anno fa. C’è qualche differenza tra il tuo ultimo lavoro discografico ed il precedente?
La differenza riguarda principalmente l’organico utilizzato e di conseguenza l’aspetto timbrico. In Mappamondo ho cercato un suono dal respiro più ampio rispetto ai Bambini non sanno che suonava più “acustico”.

La presenza di tante culture diverse ci fa pensare ad un pianeta dai confini sempre più piccoli. Se guardiamo il mondo da questa prospettiva potremmo dire che è uno degli aspetti positivi della globalizzazione?
Si, però a volte tali sconfinamenti sono forzati quindi parlare della convivenza e fusione dei costumi e delle razze rischia di rimanere solo un bel discorso. Il mio tentativo è quello di dire: se possono funzionare nella musica allora forse possono funzionare nella società. O forse sono solo un forsennato!

Prossimi dischi o progetti musicali: c’è qualcosa di nuovo di cui ci vuoi parlare?
A dire il vero sto attraversando un periodo di apertura che mi sta dando un po’ di vitalità rinnovata. Sto terminando una nuova partitura per un jazz Ensemble (ottetto) che dovrebbe partecipare anche ad un concorso; poi mi è stato proposto di realizzare la colonna sonora per un documentario e questa è per me una novità assoluta che accolgo a braccia aperte. Infine, la cosa che più mi inorgoglisce è il fatto che il 4 Giugno 2017 in occasione della Messa di Pentecoste in S. Pietro difronte al Papa ed in mondo visione, avrò l’onore di dirigere la versione per orchestra e Soundbeam del mio brano “Il volo” contenuto nel disco Mappamondo. In tale occasione si uniranno l’orchestra della scuola ad indirizzo musicale Alberto Pio di Carpi e la “Band Scia Scia” che seguo ormai dal 2009.

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