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Pubblicato il 31/08/2017 alle 11:16:57
Vetriolica: sono tempi feroci per menti pensanti
di Beatrice Bonato
I veronesi Vetriolica, a distanza di ventitrè anni dal debutto "Ferocia", sono tornati con l'album "Dichiarazione d'odio". Henry Ford e Marius Kalashnikov ci raccontano perchè oggi sono tempi sempre più difficili per chi usa il proprio cervello

I veronesi Vetriolica, a distanza di ventitrè anni dal debutto "Ferocia", sono tornati con l'album "Dichiarazione d'odio". Henry Ford e Marius Kalashnikov ci raccontano perchè oggi sono tempi sempre più difficile per chi usa il proprio cervello.

Quasi un quarto di secolo fa pubblicarono Ferocia ..

Ciao Enrico e Mario. Ci fate un po’ di storia della band per i nostri lettori che vi incontrano la prima volta?
I Vetriolica nascono dalla passione comune di Henry Ford (chitarra) Mario K (voce e batteria) e Mec (basso), spinti dal nascente grunge (Tad e Soundgarden su tutti) e successivamente da gruppi alternative metal noise quali Helmet e thrash metal: Sepultura e Slayer. Decidiamo fin da subito di intraprendere la strada del canto in lingua italiana con stile growl scream, peculiarità che ci differenziava dalla maggior parte delle band di allora che cantavano in lingua inglese. Negli anni ’90 suoniamo con band importanti quali Extrema, Zeni Geva, Senza Benza, Derozer e Raw Power, Persiana Jones ed altre. Dopo due ep autoprodotti in musicassetta (esistevano anche quelle) il 1994 ci vede esordire con “Ferocia” uscito per l’etichetta Toast Records con la produzione di Paul Chain dei Death SS. Disco su vinile che raccoglie ottime critiche da riviste e media del settore, quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio. I Vetriolica si sciolgono nel 1998 per motivi personali. Poi nel 2013 Mario ed Enrico sentivamo di avere ancora un conto in sospeso con il progetto, quindi dopo aver provato batteristi e bassisti, incontriamo Jack e Hubert, per la completare la formazione, con con Mario che passa alla chitarra e voce solista. La nuova line-up è così composta: Marius Kalashnikov voce e chitarra; Enrico chitarra e seconda voce, Giacomo Jack Tusk al basso e Umberto Hubert Taba alla batteria. Ci siamo messi a lavorare su nuovo materiale e tra provini e ritardi vari nel 2017 esce “Dichiarazione D’odio”, prodotto da Bunkker Studio di Mirko Nosari dei Mothercare.

Nel 2013 siete tornati con qualche cambio di formazione. Mi incuriosiscono due cose: come avete trovato dei nuovi musicisti così giovani? E soprattutto con che spirito vi siete rimessi in discussione?
Abbiamo scoperto dopo 15 anni di esperienze totalmente diverse, suonando generi che non hanno niente a che vedere con il metal, di avere lasciato incompleto un qualcosa che noi abbiamo sempre reputato importante. Quindi è partita la ricerca (molto complessa) dei 2 nuovi elementi, ovviamente non stiamo ad elencare le esperienze che abbiamo avuto con svariati musicisti prima di trovare loro. Premettendo che non abbiamo mai avuto alcun pregiudizio sull’età degli eventuali membri della band, tuttavia la nostra ricerca si è comunque spostata su gente giovane che portasse innovazione nel sound a distanza di molti anni. Mi spiego, è stata da subito una consapevolezza del fatto che dopo 15 anni i pezzi dei Vetriolica avrebbero dovuto essere figli di un’evoluzione e quindi il sound e la stesura dovevano essere al passo con i tempi. Non siamo mai stati amanti del suono vintage e tradizionale, molti gruppi si ritrovano dopo anni e fanno dischi che suonano come il tempo non fosse mai passato. Hubert e Jack sono stati segnalati da amici, e dopo aver ascoltato il nostro materiale, sono entrati con entusiasmo a far parte del progetto. Siamo ripartiti con lo stesso entusiasmo di una volta, scrivendo nuovo materiale. Volevamo che il disco del ritorno fosse prodotto da Mirko Nosari da sempre nostro fan, chitarrista e fondatore dei Mothercare, band di Verona che praticamente è nata insieme a noi, che non si è mai fermata, facendo cose molto importanti nel metal nazionale ed europeo, così ci siamo chiusi nel Bunkker Studio ed è stato registrato “Dichiarazione d’Odio”.

Come siete arrivati a firmare con l’Andromeda Relix, che solitamente non pubblica materiale aggressivo come il vostro?
Dopo la fine delle registrazioni di “Dichiarazione d’odio”, avevamo davanti la scelta di uscire autoprodotti oppure aspettare e vedere se ci fosse stata qualche etichetta interessata al nostro prodotto. Conoscevo di fama e un po’ personalmente Gianni Della Cioppa da anni, e sapevo che era titolare di Andromeda Relix oltre che essere un affermato giornalista, uno degli ultimi giorni, prima di procedere con la stampa e l’autoproduzione gli ho inviato il materiale, senza molte speranze ad essere sincero, perché sapevo che la sua etichetta non trattava appunto il nostro genere, anche se avevo visto che Andromeda relix ,aveva prodotto i Megatherium band doom metal della nostra zona: Dopo qualche settimana ricontatto Gianni, e con inaspettato entusiasmo mi dice che è molto interessato alla produzione del nostro disco. Il resto è storia.

Anche se immagino che come musicisti non siete rimasti fermi negli anni che i Vetriolica erano fuori dal giro, ma come avete trovato il mercato discografico, in tutte le sue parti: band, etichette, stampa, concerti?
Dopo 15 anni Sinceramente credevamo fosse facile, invece è stato come essere catapultati in avanti nel tempo, senza sapere che mondo ci aspettasse. Non sto scherzando, anche perché le cose da quando abbiamo smesso, sono cambiate in maniera radicale. Ora esiste il web con i social con i like, con itunes, con spotify, con youtube, le visualizzazioni, esistono le agenzie di booking, esistono gli Uffici Stampa, cosa che negli anni ‘80/’90 potevano permettersi veramente in pochi e sicuramente non noi. Per raccontare un episodio e far capire quanto il mondo in 15 anni sia letteralmente stravolto, nel 1999 circa, è letteralmente “saltato” un concerto per mancanza di comunicazione tra i due mezzi con gli strumenti, di cui solo uno conosceva l’indirizzo del locale di Treviso. Ci siamo persi per strada e non c’è stato verso di comunicare. Cosa impensabile oggi, in tempi di cellulari, whatsapp Non so se mi spiego. Infatti ai nostri “tempi” si suonava molto di più senza bisogno di supporti esterni, si contattava direttamente il giornalista per gli articoli, e soprattutto non esisteva niente che divulgasse la musica che non fosse con il passaparola e il volantinaggio. Non siamo ottantenni, ma in 15 anni il mondo è totalmente cambiato.

Vi faccio una domanda facile e difficile: riuscite a descrivermi il vostro genere e quali sono i vostri riferimenti musicali? Ascoltate anche gruppi attuali o siete solo dei nostalgici?
Noi definiamo il nostro genere con il termine noise alternative metal italiano, e non siamo assolutamente nostalgici, pur sapendo che senza Soundgarden, Tad Doyle, Helmet, Sepultura, Slayer non saremo quello siamo oggi. Siamo molto aperti ai nuovi suoni, infatti ascoltiamo un po’ tutto compreso pop e il jazz. I Gojira gli unici nel metal moderno degni di nota a mio modesto parere, ho riscoperto ultimamente anche il death prog metal e il prog metal moderno, adoro i Fallujah, The Contortionist, The Architect, Villdhjiarta, Tesseract, Textures e Periphery. Marious invece di “moderno” ascolta Fear Factory, Korn, Taba il batterista è amante del punk rock hard core, Jack invece ascolta un po’ tutto compreso il metal a 360 gradi.

A differenza di tanto rock degli ultimi anni, le vostre canzoni prestano attenzione ai testi. Non hanno una recisa connotazione politica, ma forse sociale. Dimostrate coraggio, visto che oramai pochi lo fanno. Senza entrare nel dettaglio, me ne vuoi parlare?
Per noi i testi sono stati sempre una priorità, nel momento in cui scegli di cantare in madrelingua, devi per forza, prenderti delle responsabilità. Non è come cantare in inglese, come la maggior parte di chi fa questo genere, noi l’abbiamo sempre saputo e abbiamo sempre cercato di dare un certa importanza ai testi, riuscendo a muoverci meglio nella nostra lingua (almeno lo speriamo). Come dici tu non abbiamo una connotazione politica, infatti La maggior parte ha come bersaglio preferito il dormiente ed insulso genere umano e il suo innato spirito di autodistruzione. Diciamo che l’ispirazione non manca nel mondo in cui viviamo. Ad esempio “Vuoti a perdere” parla di individui che vivono ai margini di tutto, “Hexxon Valdez” (il nome della nave che ha provocato uno dei più grossi disastri ambientali), parla di ecologia e del poco rispetto che l’essere umano ha nei confronti della natura, la fine del pezzo riporta un documento audio trovato sul web che è la vera comunicazione tra il pilota di uno dei primi elicotteri in ricognizione sul luogo del disastro e la base. “Psicotropazione” illustra gli effetti devastanti della droga in tutte le sue sfumature. “Senza appello”, pezzo di cui abbiamo realizzato il video, parla della malattia mentale e della depressione, “2473” invece tratta di una ipotetica guerra nucleare con effetti apocalittici, argomento che mi sembra attualissimo.

Considerando che il mercato musicale oggi è mosso solo da passione e da un business malato che privilegia quasi esclusivamente solo vecchie band e fenomeni da baraccone, che tipo di aspettative possono avere band come i Vetriolica e tutte quelle che si muovono onestamente nell’underground.
Sinceramente è tutto molto più difficile. La musica e l’ambiente musicale, l’aspetto manageriale rispecchiano esattamente il mondo di oggi, la concorrenza è decuplicata rispetto ai tempi del nostro “Ferocia”. Di fatto è quasi impossibile emergere dal marasma generale, parlo del web, puoi valere qualcosa, ci sono talmente tante realtà nel web che è quasi impossibile essere ascoltati anche da chi segue il genere. Esistono sempre meno posti dove suonare il nostro genere, non esiste budget, è sempre più difficile farsi conoscere, sei non hai i like sui social non sei nessuno, bisogna investire molti soldi in generale (registrazioni, video, foto, ufficio stampa), per sperare di ottenere qualcosa, e senza nessuna garanzia di visibilità.

Il sogno dei Vetriolica è…
Riuscire a fare più date possibile, per far conoscere la nostra musica, ma di una cosa siamo certi: crediamo e abbiamo sempre creduto nella nostra produzione della quale andiamo siamo fieri . e non molliamo.





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