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Recensioni
Pubblicato il 21/07/2003 alle 14:16:53
Joe Jackson Band – La Palma (Roma) 20/07/2003
di Antonio Ranalli
Da “Steppin’ Out” a “I’m The Man”: un’ora e mezza in compagnia della Joe Jackson Band, ospite del “Dolce Vita Jazz Festival” di Roma. Maestria e classe di un’artista senza tempo.

Da “Steppin’ Out” a “I’m The Man”: un’ora e mezza in compagnia della Joe Jackson Band, ospite del “Dolce Vita Jazz Festival” di Roma. Maestria e classe di un’artista senza tempo.

Ci sono voluti ben 9 anni per rivederlo a Roma. L’ultima volta è stata nel 1994, ai tempi di “Night Music”, poi Joe Jackson si è esibito quasi sempre nel nord Italia. La fine di questo embargo culturale è stata salutata domenica 20 luglio da oltre 3000 persone, che hanno occupato tutti i posti disponibili al club La Palma, dove appunto si tiene il “Dolce Vita Jazz Festival”. Buona parte del pubblico è composta da 35enni e over 40, che ai tempi di “Night & Day” erano adolescenti o ventenni, che hanno inevitabilmente legato a quelle magiche note momenti indimenticabili della propria vita. Ma non manca qualche giovane curioso, affascinato da un’artista così versatile, dall’aspetto magrolino e con la calvizie che fa sentire il passare degli anni.

Joe Jackson è un’artista imprescindibile per la musica: con le sue canzoni ha saputo descrivere gli anni ’80, così frenetici, colorati, forse un po’ vuoti, ma carichi di fascino. Non è un azzardo dire che Joe Jackson sta alla popular music come Marshal McLuhan sta agli studi sulle comunicazioni di massa. Quest’anno, in occasione del venticinquennale, l’artista inglese (ma newyorkese di adozione) ha deciso di rimettere in campo la “Joe Jackson Band”, quella dei primi tre album (“Look Sharp”, “I’m The Man” e “Beat Crazy”), composta dal fido Graham Maby al basso, David Houghton alla batteria e il chitarrista Gary Sanford, che arriva sul palco con le stampelle, perché si è rotto un piede.

Alle 22 in punto il concerto ha avuto inizio. Sul palco solo Joe, vestito in abito scuro, con l’impeccabile soprabito lungo, e subito il pubblico fa sentire la sua presenza con applausi e urla. Roma aspettava da troppo tempo questo momento. Jackson si siede davanti al piano, e con la stessa eleganza e maestria di un pianista classico da inizio al concerto: bastano pochi secondi per riconoscere “Steepin’ Out”, che si trasforma dall’inno della New York anni ’80 in una composizione di classe alla Burt Bacharach. Una scelta insolita quella di aprire con quello che è il pezzo più famoso della sua carriera, rivisto per piano solo: quasi a voler chiudere subito i conti con il best seller “Night & Day”, ma anche per capire le emozioni che la serata si appresta a riservare. Si questa è la serata di Joe e del pubblico. “Steppin’ Out” diventa la cura che ci guarisce da una settimana andata avanti tra alti e bassi, da persone che ci hanno deluso e da donne che ci hanno usato, consumato e gettato come un foglio di carta. Si “Steppin’ Out” dalla solita routine, ma come dice Joe siamo giovani e c’è ancora tempo per invecchiare. Un brano che non è solo un hit degli anni ’80 ma un vero manifesto culturale, la voce della metropoli e della sua gente. Non a caso il musicista preferisce lasciare alle note del pianoforte il celebre chorus “Me babe – Steppin’ Out, Into The Night, Into The Nigh”, salvo poi cantarlo leggermente nel finale, quando fanno posto sul palco gli altri membri del gruppo.

La serata ha potuto così avere veramente inizio. Subito “Take It Like A Man”, brano di apertura dell’ultimo album “Volume 4”, dal sound energico e vigoroso, che consente al nostro di scatenarsi come frontman e non solo come pianista. Il bello di Joe Jackson è proprio la sua imprevedibilità, la capacità di sapersi trasformare e saper attraversare i vari generi musicali, mantenendo inalterata una qualità compositiva che non ha eguali nella storia della popular music. “Look Sharp” (ottimo Maby alla seconda voce) riporta ai fasti degli anni ’70, mentre con “Awkward Age” si ritorna all’ultima fatica discografica. Ancora “Down To London”, miscelata con la travolgente e latina “Jamie B.”. E poi una nuova carrellata di successi: “On Your Radio” e “Is She Really Going Out With Him?”, dove perfino l’ingessato Sanford, che suona la chitarra seduto su una sedie mobile, non riesce a trattenersi, tanto da fare su e giù con tutta la sedia sul palco. “Love At First Light” e “Blue Fame”, ancora tratte da “Volume 4”, chiudono la prima parte dello show. Subito dopo, infatti, resta il solo Joe sul palco.

“Vi ringrazio per tutto il vostro sostegno”, ha detto Jackson, “ora è il momento delle canzoni nostalgiche”. E’ il pubblico si scatena in un fragoroso applauso, accompagnato dalle più improbabili richieste. C’è chi vuole “Real Men”, chi “A Slow Song”. Alla fine Joe spiazza tutti con una struggente versione di “Home Town”, uno dei suoi capolavori, con quell'accompagnamento di pianoforte così delicato, a tratti ottocentesco, che ti fa venire le lacrime agli occhi. Subito in sequenza arrivano “Be My Number Two” e l’immancabile “It’s Different For Girls”, dove nel finale rientra la band. E’ tempo di ritornare al rock ‘n’ roll degli esordi. Così si riparte da “Fairy Dust”, seguita dalla reggaeggiante “Thugz ‘ r’ us” e da “Sunday Paper”. La scaletta viene chiusa da due hit di sempre: “One More Time”, dove il nostro si toglie il soprabito per restare in maglietta nera, e “Got The Time”. Joe e i componenti del gruppo ringraziano e escono dal palco.

Ma il pubblico inevitabilmente non ne vuole sapere. E così il musicista di Burton On Trent torna per due bis. Viene ripescata “Blaze Of Glory”, dall’album omonimo, all’epoca molto criticato, e la sempre verde “I’m The Man”.

Una serata memorabile, che verrà ricordata a lungo dagli spettatori presenti. Chi non c'era potrà sempre recuperare in tv. Il concerto, infatti, è stato ripreso dalla telecamere di “Planete”, uno dei canali della Tv satellitare “Sky” e verrà programmato nel prossimo autunno, così come altri concerti del "Dolce Vita Jazz Festival".

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