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Recensioni
Pubblicato il 07/08/2002 alle 20:10:24
Ligabue - Pescara (Stadio Adriatico) 6 Agosto 2002
di Antonio Ranalli
Non delude le attese Luciano Ligabue, che nella tappa allo Stadio Adriatico di Pescara (organizzata dalla Local Bus) ha infiammato gli animi di oltre 20 mila spettatori. In scaletta tutti i maggiori successi.

Non delude le attese Luciano Ligabue, che nella tappa allo Stadio Adriatico di Pescara (organizzata dalla Local Bus) ha infiammato gli animi di oltre 20 mila spettatori. In scaletta tutti i maggiori successi.

Rischiava di essere un concerto bagnato come quello della tappa allo Stadio Olimpico di Roma, ma fortunatamente il temporale ha atteso la fine del concerto per potersi scatenare su Pescara.

Il concerto di Luciano Ligabue allo Stadio Adriatico di Pescara è stato sicuramente uno degli appuntamenti musicali più attesi della stagione estiva abruzzese, e non ha caso ha radunato oltre 20 mila fedelissimi che hanno riempito lo stadio in ogni ordine e grado. Sin dal primo pomeriggio una folla di ragazza ha stazionato davanti ai cancelli, per cercare di prendere i posti migliori una volta aperti i cancelli. I fans del Liga sono dei veri fans: non si perdono una data del loro beniamino, lo seguono ovunque e tappa dopo tappa danno vita ad una vera e propria famiglia. Alla fine ci si conosce tutti, e ogni concerto e un’occasione per ritrovare amici conosciuti nei precedenti concerti. Dicevamo che il maltempo ha rischiato di mettere in ginocchio quei 20 mila fedelissimi, ma non i loro entusiasmo. Luciano Ligabue fa il suo ingresso sul palco alle 21 e 05 (una ventina di minuti prima del previsto), insieme alla sua band. Ad introdurre l’ingresso dei musicisti è la celebre Can’t Help Falling Love di Elvis Presley, di cui il Liga è un vero fan e non manca mai di omaggiarlo, soprattutto quest’anno che ricorre il ventennale dalla scomparsa dell’artista di Tupelo. Il palco, di 7.500 metri quadrati, è imponente, costruito proprio per permettere alla band di sprigionare il massimo dell’energia e di trasmetterla così al pubblico. La partenza viene affidata a “Nato per me”, estratta dall’ultimo CD, accolta subito da un boato. Ligabue indossa la classica camicia rossa alla Presley, e porta la sua classica chitarra “diavoletto”. Per scaldare ulteriormente gli animi ci vuole un pezzo di impatto: e allora ecco “Figlio di un cane”. Subito dopo il Liga prende il microfono e chiede al pubblico di fare un applauso ad un fans, che qualche settimana fa è stato colpito da arresto cardiaco: a lui il rocker di Correggio dedica un momento in ogni concerto (gesto lodevole da parte di un’artista). E subito attacca la struggente “Sopra il giorno di dolore che uno ha”, che il Liga aveva scritto in ricordo dell’amico e critico musicale Stefano Ronzani, scomparso qualche anno fa per una malattia incurabile. La band è al punto giusto: Fede Poggipollini e Mel Previte alle chitarre taglienti, Robby Pellati alla batteria, Fabrizio Simoncioni al piano e alle tastiere, e Rigo Rigetti al basso, che a vederlo sul palco sembra una copia di Bruce Springsteen. Ancora in sequenza “Voglio volere”, “Ho perso le parole” (con il pubblico che canta a squarciagola) dal film “Radiofreccia”, e quindi “Si viene e si va”. E in questo quadro ad un certo punto il cantante si ferma e dice al pubblico: “Non abbiamo ancora capito cosa il Liga intende per Si Viene. Hai capito cosa intende?” scherzando con tutti gli oltre 20 mila presenti. Riparte il brano, e poi si prosegue con “Quella che non sei”, che mette in evidenza un bel duetto tra le chitarre di Poggipollini e Previte. Arriva il momento delle ballate: “Ho messo via” è quello che ci vuole per commuovere, mentre sullo sfondo dello schermo viene ricordato il padre dell’artista, Giovanni Ligabue, scomparso l’8 dicembre dell’anno scorso. Inevitabile l’applauso unanime del pubblico.

La scaletta va avanti senza sosta: “Eri bellissima”, la cover “A che ora è la fine del mondo” ripresa dai R.E.M. e “Ti sento”. Ad un certo punto il Liga incita il pubblico a ballare. Si avvicina ad un giradischi, e fa finta di far partire un vinile. Di colpo parte un suono quasi tecno-dance, che spiazza i fedelissimi della prima guardia. E’ forse l’unico momento discutibile della serata. Ligabue riarrangia in una nuova versione, dal sapore quasi dance e con batterie campionate, brani come “L’odore del sesso” e “Piccola stella senza cielo”. Fortunatamente è solo una parentesi. Poi si ritorna al rock vero con “Libera Nos A Malo” e “Vivo o morto X”: è il tripudio. “Non è tempo per noi”, in acustico, scandisce la magica serata, che sembra non avere fine. Fine che non sembra arrivare. Infatti, il Liga mette in sequenza “Una vita da mediano” (con il ritorno della band al completo), “Viva”, “Questa è la mia vita” e “Tutti vogliono viaggiare in prima”. La fine è vicina e Luciano Ligabue conclude il suo set con “Tra palco e realtà” e “Balliamo sul mondo”. Ovviamente c’è ancora spazio per i bis. Richiamato a gran voce dagli oltre 20 mila spettatori Luciano propone, con la sua fedele chitarra acustica, l’evergreen “Certe Notti”. Poi fa scegliere al pubblico un brano, elencando tre canzoni contenute nell’ultimo CD e tra le preferite di Ligabue. I ragazzi dovevano urlare al brano più gradito: il più gridato sarebbe poi stati eseguito. Tra queste c’era anche “Chissà se in cielo passano gli Who”, sicuramente la traccia migliore del nuovo album, ma come prevedibile è stata ignorata dal pubblico, che l’ha preferita ad un’altra canzone dal sapore più melodico e romantico. Il guaio di buona parte - ma non di tutto - del pubblico di Ligabue è sempre lo stesso: apprezza uno degli artisti culturalmente e musicalmente più preparati in Italia, ma non è sempre disposto ad andare alla ricerca di quegli artisti che hanno segnato e contribuito alla formazione del rocker di Correggio, come appunto gli Who che così, come per Neil Young (citato anche lui in una canzone di Ligabue) diventano solo semplici parole da cantare e ripetere a memoria, senza riflettere un attimo sul perché quegli artisti, che hanno fatto la storia del rock, siano stati citati da Ligabue. Sarebbe bello invece che dopo aver comprato l’ultimo CD di Luciano Ligabue tanti giovanissimi si documentassero sugli Who (così come con Neil Young, I R.E.M. e altri), per poi correre al negozio di dischi per comprare “Tommy” e “Quadrophenia”. Sarebbe bello, ma non disperiamo neanche. Già l’impegno profuso in tal senso da Luciano Ligabue è da lodare. Emozionante il finale all’Adriatico con “Urlando contro il cielo”.






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