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Interviste
Pubblicato il 01/10/2017 alle 00:04:55
Gli Highlord e i leoni… intervista rock, potente, melodica, oscura, coraggiosa ..
di Emanuele Gentile
Per gli Highlord il cd Hic Sunt Leones e' un disco importante in quanto si tratta del loro ottavo album! Un evento degno di intervista.

Per gli Highlord il cd Hic Sunt Leones e' un disco importante in quanto si tratta del loro ottavo album! Un evento degno di intervista.

Ci sono gruppi che fanno della dedizione e dell’onestà i propri valori di riferimento. Senza clamore e senza sentirsi gli ultimi “maitres a penser”.

Ma scrivendo e componendo musica di notevole spessore artistico e temperamentale. In questo si sono sempre distinti gli Highlord. Un gruppo di veri musicisti che dal 1996 (allora si facevano chiamare Avatar – nda) in poi ha sempre composto musica con la emme maiuscola. Una musica frutto di gusto ed intelligenza in bella evidenza. Da qui il piacere di intervistarli…

Allora che dicono i LEONI?
“Tutto bene, grazie! Al momento siamo impegnati a stendere le prime idee dei pezzi nuovi, e ad organizzare qualche live per la prossima stagione… mi sa che dobbiamo proprio tenerci in contatto appena le cose saranno più definite!”

Quale il bilancio di "Hic Sunt Leones"?
“Direi positivo! Con questo cd abbiamo toccato con mano l’organizzazione e la serietà di Massacre Records, con la quale abbiamo raggiunto, dati alla mano, mercati e paesi che prima non avevamo ancora toccato, aumentando di fatto la nostra visibilità fino a darci la possibilità di organizzare il nostro primo vero tour europeo! Inoltre la Massacre ha anche portato una ventata di novità per quanto riguarda la distribuzione tramite i canali digitali, una realtà sempre più preponderante nel mercato musicale.”

Come mai questo titolo in latino?
“Il solito inglese ci aveva annoiati, hahaha! Scherzi a parte, si tratta della definizione con cui gli esploratori dell’Impero Romano definivano tutte le terre inesplorate, per cui abbiamo semplicemente ripreso pari pari l’espressione in lingua originaria.”

Nelle antiche carte geografiche indica l'Africa...
“Sì, e per traslato tutti i territori inesplorati, oltre cui vivevano i metaforici “Leones”, una parola per rappresentare l’ignoto, il pericolo, il non svelato. I Leones dei cartografi (o “Dracones” in alcuni casi, ma volevamo evitare di scivolare nei più scontati luoghi comuni del power!) erano appunto una metafora per tutto ciò che era sconosciuto, e potenzialmente foriero di pericoli.”

Di cosa parlano i testi di "Hic Sunt Leones"?
“Il disco non è un vero e proprio concept, ma prende spunto dal titolo per affrontare, attraverso i testi, il tema appunto dell’ignoto, in alcuni degli aspetti della vita umana: la morte, la religione, la crescita personale, l’amore, lo sviluppo ed il decadimento del corpo…”

Dal punto di vista musicale il sound è ancora più coeso e amalgamato...
“Questo mi fa piacere e mi dà conferma di come ci siamo mossi nella direzione giusta. Fino al cd precedente, “The Warning After”, quasi tutti i pezzi dei nostri cd più recenti erano stati scritti dal nostro ex chitarrista Sted. All’indomani del suo abbandono, ci siamo rimboccati le maniche, ed abbiamo dovuto ovviamente cambiare metodo di composizione ed autori; quella che senti è quasi tutto farina del sacco di Max, il nostro bassista, al quale ovviamente abbiamo dato poi tutti una mano per i classici tocchi finali. Sotto questo punto di vista, HSL era una sorta di banco di prova, e le tue parole mi confermano che è stata superata!”

Quali gli elementi più salienti del vostro sound… a me pare la capacità di rendere armonici persino i momenti più duri...
“Diciamo che la ricerca della melodia è da sempre il nostro marchio di fabbrica. Siamo, più o meno, tutti metalhead della vecchia scuola, per cui vince il brano con il riff di chitarra che ti fa subito muovere, il ritornello che, sentito una volta, non si dimentica più. Noi cerchiamo di andare in quella direzione, consapevoli però che il sound del metal in generale si è evoluto parecchio, usando quindi ritmiche pesanti, aggressive, atmosfere a volte cupe, ma mettendo poi una dose di melodia che punta ad essere ficcante senza però suonare artificiosa o banale.”

Quando componete un brano a cosa tendete?
“Direi che con la risposta prima ho già risposto anche a questa domanda… vogliamo che i nostri pezzi diano la botta tipica del metal, siamo ancora abbastanza giovani ed aggiornati su tutte le tendenze che il metal propone, ma siamo consapevoli che nulla batte l’emozione di cantare tutti insieme un ritornello sotto al palco…”

Avete un processo standard di composizione dei vostri brani?
“Per quanto riguarda HSL, come ti dicevo, abbiamo lavorato su idee principalmente di Max… ormai col digitale è facile scambiarsi file e modificare ognuno le proprie parti, senza doversi trovare ogni volta in sala prove. Poi, avendo anche registrato e mixato nello studio di Max, le cose si sono velocizzate decisamente, ed è stato molto utile per la prima volta avere il controllo totale del processo di composizione ed anche di registrazione: purtroppo quando lavori con un produttore esterno, a volte tocca fare dei compromessi, non necessariamente per il male, anzi, ma questa volta ci prendiamo il merito, o la responsabilità, del prodotto finale al 100%!!”

Quali le novità al momento in casa Highlord?
“Come ti accennavo prima, abbiamo iniziato il lavoro di stesura del nuovo cd… un pezzo è già ultimato, e la ballad, d’obbligo in ogni nostro lavoro, è a buon punto, ma sia Max, sia anche Marco, il chitarrista che si è unito a noi proprio durante la registrazione di Hic Sunt Leones, hanno parecchie idee… si tratta solo di lavorarci un po’ su in sala prove! Di sicuro ci saranno delle belle novità!”



Mi sembra che siate in tour…
“Siamo stati in tour in UK, con data finale in Germania, a metà maggio. Posso dirti che è stata una bellissima esperienza: abbiamo condiviso gioie e dolori (e odori…) della vita on the road, confrontandoci con delle realtà che ci hanno fatto riflettere molto. Infatti, posso dirti che, se non esiste un livello “medio” in UK per quanto riguarda i locali, dalle location alla parte tecnica, posso dirti che la mentalità è molto diversa, e abbiamo riscontrato in generale molto più rispetto per i musicisti di quanto non ce ne sia a casa nostra. I gruppi di supporto mostrano sempre cordialità e partecipazione, invece delle stupide guerre tra poveri che in Italia spesso ammazzano l’underground, e chi segue un concerto, lo segue davvero dall’inizio alla fine, non “timbra un cartellino” per uscire a bere o fumare e farsi i cazzi proprio dopo un paio di pezzi. Credo che chiunque possa capire a cosa mi riferisco.”

"Hic Sunt Leones" è il vostro ottavo album... un bel risultato...
“Sì, ed abbiamo ancora fame, hahaha! Diciamo che questo è un po’ un nuovo inizio per noi… una formazione che ha tutte le carte in regola per essere quella definitiva, una nuova consapevolezza del cosa fare e come ottenerlo… ci piace guardare sempre avanti, ponendoci traguardi che man mano diventano sempre più raggiungibili!”

Oramai siete in attività da anni...cosa vi ha insegnato l'esperienza acquisita in tutti questi anni?
“Che possiamo contare solo sulle nostre forze, direi… come dicevo prima, l’underground italiano è una strana bestia, molto più auto-sabotante rispetto all’estero… sarà anche per quello che in altri paesi crescono mentre noi stiamo a guardare. Inoltre, un altro punto fermo, direi, è che non puoi accontentare tutti: se suoni power, hai rotto le palle a fare lo stesso genere, se inserisci nuovi elementi nel sound hai smarrito la via, se inserisci elementi estremi (che per altro ci sono sempre stati), non si capisce dove vai a parare, se rallenti vogliono che suoni veloce, e viceversa! L’unica risposta, per quanto sembri banale, è la più genuina: essere sempre sinceri con se stessi, chi sarà in grado di apprezzarlo, lo farà!”

Come sono stati creati gli Highlord?
“Forse per questa domanda dovresti interpellare qualche membro fondatore ma, ahimè, man mano si sono persi lungo tutta la strada… io stesso, per quanto anziano, sono con la band dal 2001, tre anni dopo la fondazione ufficiale. Comunque, posso dirti che gli Highlord (all’epoca col nome Avatar, poi sostituito per problemi di omonimia) sono nati a Torino appunto nel 1998, nell’epoca di massima esplosione del power italiano, con le stesse belle speranze di tante altre band. Poi, qualcuno ce l’ha (più o meno) fatta, tanti altri no: noi possiamo dire a testa alta, pur non avendo mai raggiunto il “grosso” giro, di essere sempre stati qui, con costanza, coerenza, ed amore incondizionato per la musica che suoniamo e per il piacere di suonarla insieme.”

Com'era la situazione della scena torinese quando vi siete formati?
“Come ti dicevo, posso parlare solo del mio arrivo, tre anni dopo, ma ricordo più fermento… il numero di locali è forse lo stesso, in fin dei conti (qualcuno ha chiuso ed altri hanno aperto), ma c’era sicuramente un altro tipo di interesse e di riscontro da parte del pubblico… al giorno d’oggi, nella maggior parte dei casi, si riesce a far smuovere i culi ormai appesantiti della gente solo proponendo un “big”, o presunto tale, a prescindere dall’effettivo livello qualitativo della proposta. Un altro esempio di come purtroppo la cronica mentalità provinciale italica non migliori di certo la salute della nostra scena.”

E dopo "Hic Sunt Leones"?
“Ecco, direi che ho risposto già con la domanda precedente, hahaha!!”

State lavorando a un nuovo album?
“Sì, come ti accennavo abbiamo già alcune cose praticamente complete ed altre in fase di definizione… ormai abbiamo un nostro sound consolidato, ci possono essere dei piccoli aggiustamenti in corso d’opera, ma siamo consapevoli di cosa ci piace suonare e di cosa ci riesce meglio… detto questo, la grossa differenza sta nel fatto che il lavoro di composizione non sarà più solo sulle spalle di Max, ma anche i ragazzi nuovi sono ormai integrati, ed il processo sta assumendo caratteristiche più “corali”, il che ovviamente non può che giovare al risultato!”

Musicista si nasce o si diventa?
“Credo che ogni musicista dovrebbe rispondere per sé… per quanto mi riguarda, non credo che avrei potuto farne a meno, per me cantare non è solo un hobby, un bellissimo passatempo che mi permette di raggiungere e condividere emozioni con tante persone, ma un’esigenza primaria! Cantare la mia musica è qualcosa che mi aiuta davvero a stare bene, fisicamente e psicologicamente, e non potrei mai farne a meno, anche se non fossi in una band. Per fortuna abito in campagna, non ho problemi a disturbare il vicinato!”

La butto lì... l'Italia è il miglior paese al mondo per i musicisti...
“Una volta ti avrei detto quelli di liscio, ora sembra che neanche più quel genere sia così popolare. Forse questo è un periodo positivo soprattutto per quei gruppi che propongono revival pop, ma anche per loro l’utenza è limitata alle feste ed ai concerti estivi, mentre per i restanti nove mesi dell’anno le esibizioni si diradano. No, mi dispiace, sarò diventato cinico, ma, per citare storpiandolo il titolo di un famoso film, “Non è un paese per musicisti”!”

Tre o quattro parole che identificano la vostra band...
“Potente, melodica, oscura, coraggiosa!”





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