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Recensioni
Pubblicato il 18/02/2019 alle 00:04:48
Earth to Ashes Earth to Ashes (autoproduzione) – Una bella rinconferma…
di Emanuele Gentile
Gli americani Earth to Ashes giungono al secondo album e non si smentiscono…

Gli americani Earth to Ashes giungono al secondo album e non si smentiscono…

Già… E’ bello notare che un gruppo intende andare avanti e vuole migliorarsi. Invece, di addormentarsi sugli allori e diventare una pantomima di se stesso. La musica, come qualsiasi attività umana, prevede nel suo Dna una tendenza naturale a progredire e non essere mai contento di quanto si è fatto un minuto prima. E’ il caso degli Earth to Ashes che abbiamo ospitato sul nostro giornale nel lontano 2015 in occasione dell’uscita del loro primo album “Cursed Invoken” .

Il gruppo nasce nel 2010 e si presenta come un classico power trio. Abbiamo, quindi, il siculo-hawaiano Angelo Jensen (basso e voce), Matt Dorado (chitarre e voce) e il batterista Mark Raney. Tutti musicisti con un’esperienza di decenni in campo musicale. Basti pensare che Angelo jensen era il cantante nel corso degli anni ottanta di un’ottima metal band il cui monicker era Aaronsord. Gruppo capace di far rimare come pochi l’Hard Rock alla Rough Cutt con l’Heavy Metal di Judas Priest e Dio. Hanno all’attivo un’intensa attività live sia in proprio che assieme a Uli Jon Roth, Michael Schenker, Primal Fear, Fates Warning, Sister Sin, In This Moment, Doro Pesch, Sanctuary, Intronaut, Pat Travers, Bobaflex e altri ancora. Insomma, gli Earth to Ashes sono un gruppo rodato.

Tale aspetto lo si notava nell’album di esordio. La maturità. La capacità. La classe. Orbene, il nuovo “Earth to Ashes” non fa che riconfermare il buono espresso in “Cursed Invoken”. Anzi, qui si va oltre. Il gruppo oramai conscio dei propri notevoli mezzi tecnici e compositivi non si limita alla normale amministrazione e va oltre. L’impianto rimane sempre il tradizionale Heavy Metal. Un Heavy Metal corposo, possente, compatto e forte. Tuttavia c’è quel filino Progressive che permette loro di variare in ogni istante l’atmosfera di un brano, la sua struttura, il tempo principale e le coordinate. Con gli Earth to Ashes ti devi sempre aspettare un cambio di marcia. Questo li rende parecchio gradevoli ed attraenti.

Però c’è una pecca… Possibile che nessuna etichetta sia interessata a metterli sotto contratto. Infatti l’album “Earth to Ashes” uscirà come autoproduzione! Qualcosa non quadra, evidentemente, nel mondo musicale…

Tracks-list:

“The Resurrectionist”;
“Minaret”;
“Momento Mori”;
“City of Dead Echoes”;
“Fool (Reactor Gone Bad)”;
“Jericho Trumpts”;
“Rushing Around”;
“Nazca Lines”;
“Crisis Suite”;
“Can’t Flash Back”,
“Rain Shadow”;
“Queen’s Appetite”;
“Call me Fritz”.





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