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Pubblicato il 13/10/2017 alle 00:00:18
Foscor, ombre catalane .. tra dark rock e metal ..
di Emanuele Gentile
Il loro Les Irreals Visions è sicuramente uno degli album più particolari ed originali usciti in Europa nell’ultimo periodo... Siamo andati fino in Catalogna per scambiare quattro chiacchiere con loro!

Il loro Les Irreals Visions è sicuramente uno degli album più particolari ed originali usciti in Europa nell’ultimo periodo... Siamo andati fino in Catalogna per scambiare quattro chiacchiere con loro!

Proprio quest’anno avevamo recensito – il 27 gennaio scorso – il loro album Those Horrors Wither...

Un album che aveva permesso al combo proveniente da Barcelona di farsi apprezzare un pò ovunque. Questo album ha permesso ai Foscor di entrare nelle grazie della Season Of Mist. Un’etichetta francese che sta andando per la maggiore. L’accordo fra i Foscor e l’etichetta transalpina debutta con l’album “Les Irreals Visions”. Una produzione discografia fortemente interessante e consigliabile a chi intende ascoltare di una musica tesa a un continuo progresso e mai monotona. Speriamo che il gruppo mantenga integra questa bella indole in quanto ci sta regalando momenti musicali di intensa emotività.

Quindi i Foscor sono ora con Season of Mist…un bel risultato!
“Altro che! Speriamo di poter ottenere una visibilità internazionale più ampia e la chance di riuscire ad avere un ritmo di attività live più costante. Lavorare con una struttura così professionale è senza dubbio la nostra più interessante esperienza fino ad oggi. Inoltre, dopo 3 mesi dalla pubblicazione dell’album e un intenso periodo dedito alla promozione, abbiamo capito cosa significa essere parte di questa famiglia e lavorarci. Significa poter lavorare nell’ambito musicale a tutti i livelli. Ora dipende da noi cogliere il momento giusto. Questo significa allargare la piattaforma su cui noi stiamo lavorando come band.”

Come avete firmato per questa casa discografica importante?
“E’ stato l’approdo finale di un processo iniziato 2 anni prima con il Roadburn Bestival, subito dopo aver lasciato la nostra precedente etichetta e il nostro management. Qualche volte le cose non funzionano come uno si aspetta e deve cambiare. Ricordando che tutto deve servire come opportunità per migliorare e trovare nuove opportunità. Da quel momento è successo che abbiamo incontrato molte persone del mondo musicale che ci hanno aiutato nella nostra attività offrendoci il loro aiuto e i contatti per promuovere il nostro nuovo album. Ricordo che proprio nel 2015 in occasione del Roadburn Festival Michael Berberian (fondatore della Season of Mist – nda) mi disse: “Non spendete un minuto in più e un euro in più in questo album, la cosa è successa. Ora mettete tutti gli sforzi possibili su quello nuovo e dimostratemi qualcosa quando voi riterrete che sarà il momento opportuno”. Ricordo ancora queste parole, e per così dire, in quel momento noi stavamo già preparando il futuro pensando a cosa avremmo potuto offrire come nuovo progetto sia a lui che alla sua casa discografica e creare la nuova creatura. Un anno dopo, nello stesso posto, ricordo di avergli detto che a stretto giro di posta gli avremmo inviato un demo con il nuovo album. E’ stato bello vedere come egli fosse contento di riceve vere qualcosa da lui. Sicuramente ciò è in parte è dovuto al fatto che i nostri buoni amici di Obsidian Kingdom avevano parlato di noi elogiandoci… E’ stato agli inizi di settembre quando contattai Michael e fortunatamente per noi egli aveva ascoltato un paio di brani del demo…da quel momento in poi tutto cominciò ad avanzare…fino ad ora. Siamo orgogliosi, onorati e così entusiasti con quanto sta accadendo con la Season of Mist poiché ci sta dando la possibilità di vivere.”

Quali i termini del contratto che avete firmato?
“L’accordo inizia con quest’album e a seconda dei risultati a tutti i livelli continuerà per 3 anni. Non è solo una questione di vendite, ma di come lavora una band su un progetto in comune. Quindi, attività live e così via… Fino ad oggi penso che abbiamo lavorato molto bene in riferimento alla fase promozionale. Entrambi le parti sono d’accordo sul fatto che l’album offre dell’ottimo materiale su cui lavorarci. Le vendite verranno una volta che la band inizierà a muovere la propria musica in giro per il mondo e convincere gli ascoltatori. Così vedremo come saremo abili nel coinvolgere la gente con quanto l’album offre e su quanto è interessante. Sono fiducioso nell’avvenire poiché abbiamo curato l’album in maniera davvero certosina e siamo tutti coinvolti nel progetto.”

Il primo passo di questa collaborazione è l’album “Les Irreals Visions”… qualche parola di presentazione?
“Abbiamo composto un solido e recentissimo materiale, senza avere paura dell’intensità e della corposità del passato, cercando di comporre linee melodiche riconoscibilissime per ogni brano e minimizzando tutti i problemi generali e particolari dell’album. Dark Rock, Post-Black, Dark Metal? Mi piace pensare che quello che facciamo è solo Foscor… Il nostro materiale più personale fino ad oggi composto e tende ad essere un qualcosa di veramente speciale. “Those Horrors Wither” fa capire che siamo a un punto di svolta per noi in termini di attitudine. Cerca di analizzarlo e come è stato definito come “progressivo”. Penso che questo sia successo perché l’ascoltatore percepisce una certa distanza con quello che è espresso e con la cifra totale delle informazione che si assimilano. Una specie di test che per noi è stato molto utile. In “Les Irreals Visions” avevamo bisogno di ritornare ad essere in contatto con l’ascoltatore dal punto di vista emozionale, ed ecco perché abbiamo lavorato con l’intensità e la vitalità che sono propri di noi da tempo immemore, insomma abbiamo rotto con tutti gli stili e i loro confini e ci siamo occupati di determinare le nostre regole e linguaggio.”

Perché questo titolo? Forse è un concept album?
“C’è sempre un concept che unisce tutte le cose che mettiamo in un album, anche se si dipana su differenti fronti e in momenti differenti. Sto parlando delle idee che sono plasmate in parole con i testi, ma permettono all’ascoltatore di immedesimarsi a un certo momento grazie alla musica, alle fotografia o parole. Come collegare idee con le immagini, parole e anche musica dovrebbe originarsi da un discorso ben impostato, almeno dal lato delle idee e delle intenzioni. Una volta che ognuno capisce e conosce qual è l’obiettivo e come noi lo spieghiamo, ogni cosa viene più facile. Il lavoro sui testi come un sommario di quello che io provo quando unisco tutti gli elementi di un puzzle.”

Forse viviamo in visioni irreali?
“Da un punto di vista artistico, noi abbiamo isolato l’esperienza delle allucinazioni dall’insieme delle avventure e delle sfortune dell’essere umano in una società che cambia e che è molto stressante. Questo è allora “Les Irreals Visions”. Un topi senza tempo che è stato lanciato attraverso i secoli.”

Ci potete descrivere queste visioni irreali?
“Le visioni irreali si riferiscono alla memoria, e come essa lavori come estensione delle nostre esperienze in questo mondo. Noi non possiamo accedere a un sito, ma percepirla. La stessa cosa con persone che si comportano malamente su stesse. Il senso ci aiuta a compiere le nostre azioni in uno scenario fisico e interattivo, la città per la maggior parte di noi, ma poiché la città nasconde parecchie realtà che ci affliggono, c’è anche un mondo immenso con un livello emozionale che ci condiziona in maniera costante e che dobbiamo imparare a sopportare. Qualcosa è anche irreale, non lo controlliamo, una visione che ci corrode dentro se non sappiamo come governarla a partire dal suo significato. Per sentire la bellezza dello spazio è obbligatorio starci dentro. Per combattere nel mondo sociale noi abbiamo bisogno di raggiungere livelli ancora più alti nella nostra narrazione emozionale.”

Le tematiche che affrontate nei vostri brani?
“In termini di testi, l’album si occupa di mappare in maniera esaustiva le emozioni collettive, le povere e individuali speranze dell’essere umano dalla città come metafora. La città potrebbe essere descritta come un luogo magico e riesce ad amplificare i miti che noi affrontiamo. La vita, rappresentata da un insieme di posti, sentieri, trame e confini che contribuiscono a renderci quello che siamo noi. La dimensione emozionale di queste interazioni deve essere lettere nella sua forma individuale, ma può anche essere letta in termini del livello della nostra vita, come anche la natura come essa appare nella sua globalità. Ciò succede con le fondamenta del Modernismo.”

Quali brani di “Les Irreals Visions” considerate come i picchi dell’album?
“A me sembra che non ci siano picchi nella lista dei brani presenti nell’album. Penso che siamo riusciti a comporre dei brani così solidi che si completano a vicenda in un unico forma di arte. Per la precisione, ogni brano ha il suo proprio picco e penso che tutti i nostri brani hanno una loro autonomia rispetto agli altri per un beneficio sul più ampio livello globale. Se tu mi domandi quale sia il brano che mi fa più piacere suonare, direi senza dubbio l’opening track “Instants” a causa del suo ritmo veloce, il più veloce mai composto dai Foscor; oppure “Cuitat Tragica” per il suo mood Post-Punk. Un brano che personalmente amo molto e mi fa molto piacere ogni volta che lo suono; ma c’è anche “De Marges I Matinades” che è il brano con il finale più emozionante di tutto l’album.”

I titoli delle vostre canzone sono in spagnolo, come mai?
“Non è spagnolo, ma catalano, la nostra lingua principale. Per quelli che non lo sanno, il catalano non ha nulla a che vedere con lo spagnolo, così come con l’italiano, il francese, il portoghese e il rumeno. In Spagna ci sono 4 lingue ufficiali, e il catalano è quella che da il suono alla nostra cultura. Fin dal primo album abbiamo utilizzato sia l’inglese che il catalano nei nostri testi, e non solo una volta o due. Le persone non catalane sanno che sono più credibile ed abile a trasmettere i sentimenti più autentici quando canto in catalano e non in inglese. Anche se non capiscono cosa io canti, loro avvertono il lato dei sentimenti molto di più se cantassi in inglese. La questione si incentra su come raggiungere e condividere le emozioni. Quindi, abbiamo ascoltato queste voci dell’anima e dopo aver considerato il fatto che avevamo bisogno di trovare una sintesi al nostro linguaggio e dover trovare la mia via per definirlo, ci siamo diretti su quegli strumenti che avevamo più vicini a noi. Quelli che avrebbero potuto rappresentare la nostra filosofia. Siamo consapevoli che in termini di sentimenti, l’uso del catalano e delle voci piane nel corso dell’album sarà un lato distintivo e un qualcosa che arricchisce le persone rispetto alle altre lingue che essi usano normalmente.”

In che modo nasce un brano dei Foscor?
“Nel corso degli anni abbiamo cambiato metodo. Nel passato creavamo molte idee e riff fino a che eravamo capaci di creare un brano. Ora, al contrario, cerchiamo di iniziare con un riff e un ritmo che possono rappresentare le basi del brano. Dopo questo, la struttura del brano può essere molto più complessa o non dipendere al feeling iniziale, e quindi può nascere la necessità di avere più riff o momenti particolari. Con il passare del tempo abbiamo anche modificato l’approccio complessivo riducendo l’apporto del Pop o del Rock. Una volta che la struttura è definita, è tempo per gli arrangiamenti e il cantato, cose che possono cambiare ancora una volta la struttura del brano fino a quando non troviamo la quadra definitiva. Per noi l’atmosfera è sempre stato un elemento fondamentale, come anche ottenere quell’intensità e corposità in ogni parte. Tutto questo sembra essere un obiettivo constante nel nostro modo di fare e comporre musica.”

Il sound sembra aver qualcosa che lo college con le fragranze della New Wave degli anni ottanta…
“Probabilmente ciò è più visibile in un brano come 2Ciutat Tragica” e non per il resto dell’album, il cui link scaturisce da un’attitudine e un feeling personale. Non penso che ognuno di noi senta l’album nello stesso modo, ma la mia impressione mi porta agli anni ottanta, e la cosa bella è che tutti noi ci completiamo in un modo unico e coerente.”

Parlando del vostro sound qual’è il vostro background…le vostre influenze…
“Penso che siamo capaci di far emergere al meglio la nostra propria particolarità musicale rispetto al passato. Abbiamo qualche influsso dal Prog degli anni settanta, certo Dark degli anni ottanta e anche lo spirito della musica underground di vent’anni fa. C’è un forte legame che ci lega alla maestosità del Black Metal degli anni novanta e alla melanconia del Doom inglese. Ma anche il Dark Ambient ci ha influenzato, e non poco, nell’ispirarci su come rompere la compatezza dei limiti… Non è proprio facile parlare dei meravigliosi momenti che la musica ci ha dato…”

Non è facile, infatti, definire il vostro sound…ci volete aiutare?
“Devo ammettere che l’attuale identità del gruppo non è la stessa che abbiamo lavorato per i nostri primi 3 album. Lontani da un certo Black Metal stagnante per più di 15 anni…abbiamo appreso molto di più da altri linguaggi musicali. Ciò ci ha permesso di evolverci e crescere in un modo personale che non avremmo mai immaginato… In breve, abbiamo superato tutti i limiti fra stili musicali… A noi è sempre interessato raggiungere momenti di pura emozione con la musica e con testi molto significativi in grado di condurre l’ascolatore in territori che noi avevamo immaginato mentre scrivevamo. Credo che l’Heavy Metal è la nostra struttura base, mentre le oscurità in colore con cui dipingiamo quadri…”

Guardando ai vostri inizi si nota che voi avete sempre progredito…in maniera costante…
“Non penso mai a come noi “suoniamo”, ma è vero che ogni nostro album ha rappresentato una profonda progressione rispetto al passo precedente… Questo perché, a mio parere non potevamo fare altrimenti, le fondamenta di “Les Irreals Visions” sono state costruite con un lavorio molto forte dentro di noi e ciò che eravamo capaci di esprimere nel passato lo abbiamo compiuto anche ora con la pubblicazione del nostro nuovo album. Per certi versi, abbiamo tirato una linea dalle nostre origini fino al momento dopo dell’ultimo album.”

Come potete riassumere la vostra biografia?
“Falke ed io creammo la band a Barcellona sul finire degli anni novanta. Il nome Foscor è la traduzione in catalano della parola “Darkness” (buio/oscurità – nda). Lingua catalana che noi utilizziamo molto spesso per i nostri testi come tratto distintivo e forte connessione con la nostra realtà culturale. I Foscor si sono costruiti con questa identità e prendono ispirazione da tutto ciò che è malsano, decadente e malato. Soprattutto in rapporto con una società che cambia e che ha forgiato la sua identità artistica alla fine del diciannovesimo secolo.
I nostri primi tre album, “Entrance to The Shadows’ Village” (2004), “The Smile of the Sad Ones” (2007) e “Groans to the Guilty” (2009) erano tutti contraddistinti da quel feeling tipico della seconda ondata del Black Metal. Un sound melanconico ma molto violento, anche se serano già presenti tutti quegli elementi distintivi per sconfinare in altri generi musicali. “Groans to the Guilty” testimoniò che i Foscor si stavano dirigendo verso lidi più progressive e avanguardistici, ma è stato con l’album successivo Those Horror Wither (2014) che abbiamo interrotto il nostro legame con il Black Metal e con tutti i limiti e clichées collegati al genere. Le oscurità trovano un nuovo equilibrio mediante l’uso di un cantato chiaro, tempi che si ricollegavano al Doom e riff molto forti.

Abbiamo suonato in Europa dal 2014 al 2016 con una line-up composta da 4 musicisti e con il nuovo album e i prossimi concerti evolveremo verso un assetto a 5 elementi con me e Falke sempre dietro alla vita della band.”

Cosa state facendo per promuovere la band?
“Dal 5 di ottobre saremo in tour come support band a Vulture industries per otto date in Germania, Olanda, Francia e Belgio. Dopo abbiamo parecchie date nel nostro paese includendo un concerto di presentazione a Barcelona. Stiamo organizzando nuove date nel 2018 al fine di essere in tour il più a lungo possibile. Inoltre stiamo lavorando a tutto ciò che serve a promuovere l’album come I video e cose di questo genere. Siamo molto occupati. Dobbiamo lavorare delineando uno scadenziario ben strutturato.”

E dopo “Les Irreals Visions”?
“C’è un progetto a cuio stiamo lavorando al fine di prendere alcuni brani dell’album per modificarle e trasformarle. Stiamo preparando diversi live orientati sull’acustico, il che ci farà stare in studio in modo da avere alcune idee interessanti sul come allargare la vita dell’album stesso. Sarà presentato – l’album – a dicembre con un concerto a Barcellona durante il quale la band principale sarà il gruppo olandese Gold. Se è possibile a noi piacerebbe portare sul palco questa particolare interpretazione dell’album e compiere un tour attraverso luoghi per suonare più piccoli ed intimi. Dopo tutto, penso che sarà venuto il tempo di concentrarci sulla composizione del nuovo materiale per un nuovo album…ma al momento è troppo presto per parlare di questo. Step by step.”

In che modo la vita di ogni giorno si confonde con la musica?
“Non considero la mia vita senza la musica… Penso, sento e compongo musica tutto il tempo. Anche se lavorassi o facessi una cosa differente, la musica è presente tutto il tempo. In altre parole, in modo molto generale, penso dal punto di vista creativo tutto il tempo. La musica è il principale strumento che ho per esprimere sentimenti perché comprendo che il processo creativo è il metodo mediante il quale metto in musica, parola i miei sentimenti e qualsiasi altro aspetto che mi coinvolge… La vita è per creare, apprendere e sentire… Il modo con cui compi queste azione dipende dal modo con cui le intendi e ti colleghi con tutto il resto…”

Realista, ottimista o pessimista?
“Non oso dire che sono una persona ottimista, ma sono vitale, molto vitale poiché affamato di poter intraprendere a tutte le ore nuovi progetti ed assumere nuove sfide. Se li affronto è perché io aspetto di avere dei risultati. Con il passare degli anni sono diventato più realista in termini di risorse che devo considerare per compiere le mie cose… E probabilmente pessimista quando si tratta di avere a che fare con persone terze…è triste sapere che è così difficile mantenere unito un gruppo di persone che hanno più o meno lo stesso livello di attenzione per le cose che sono importanti per te. Durante gli anni abbiamo avuto dei momenti di vera delusione che ci hano fatto perdere tempo, quando il tempo è prezioso. Quando tu stai con un gruppo di persone apposto come penso sia la band in cui sto, è obbligatorio aver cura di loto, apprendere e cercare di crescere assieme facendo il massimo possibile tutti assieme. Se dopo 15 anni con i Foscor non possiamo dire di essere ottimisti…non so cosa potremmo dire allora…”





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