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Interviste
Pubblicato il 11/10/2011 alle 02:13:02Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

Andrea Ra, cantautore e bassista senza Nessun Riferimento (a parte Les Claypool dei Primus...)

di: Alessandro Sgritta

Abbiamo intervistato Andrea Ra, cantautore e bassista romano che torna con un nuovo disco in studio in uscita il 14 ottobre dal titolo Nessun Riferimento (Modern Life), uno psy-concept album che presentera' in concerto al Qube di Roma il 13 ottobre.

Abbiamo intervistato Andrea Ra (nella foto), cantautore e bassista romano che a quasi dieci anni dal suo primo lavoro "Scaccomatto" e a quattro dal live "Le bighe sono pronte", torna con un nuovo disco in studio in uscita il 14 ottobre dal titolo "Nessun riferimento" (Modern Life), uno “psy-concept” album di 22 tracce da lui interamente scritto e prodotto che si sviluppa come un viaggio onirico notturno da mezzanotte alle sei, che presenterà dal vivo il 13 ottobre al Qube di Roma, ingresso libero…

Ben ritrovato ad Andrea Ra, dopo il primo disco "Scaccomatto" del 2002 e il live "Le bighe sono pronte" del 2008 sei stato tre anni fermo (come dici a “Le tre e 26” del tuo nuovo disco), cosa hai fatto in questi anni?
Ho lavorato al mio disco. Ho suonato il basso con tanti artisti sia live che in studio e ho collaborato a diversi progetti. E principalmente ho sempre continuato a suonare le mie cose dal vivo.

Per dieci anni ti sei esibito presso il celebre Il Locale, storico live-club capitolino (attivo dai primi anni ’90 fino ai primi anni del 2000) nei pressi di Piazza Navona dove sono cresciuti molti cantautori della “nuova scuola romana” come Silvestri, Fabi, Gazzè, ecc., cosa pensi ti sia mancato fino adesso per fare il “grande salto” di popolarità? premesso che per me non hai niente da invidiare a nessuno di loro musicalmente…
Ti ringrazio per l’apprezzamento che mi trova in parte d’accordo!!
Al Locale ho suonato tanto e spesso e ho dei bellissimi ricordi ma parliamo di un posto che non esiste più… Ma al di là di questo vorrei affermare chiaramente che per me non esiste alcuna “scuola romana”,,, Sono tutte invenzioni di chi semplifica e appiccica etichette per creare casi inesistenti.. ma le etichette sono da apporre sulle scatolette di pomodoro e non alla musica. Nelle scuole dovrebbero pur esserci dei maestri… e non solo alunni che si autoproclamano tali.
Il grande Ivan Graziani è stato forse il primo a sostenere già alla fine degli anni settanta analoghe teorie nei riguardi delle allora fantomatiche scuole….
E il problema inoltre è che alla scuola romana viene sempre associata l’idea di un cantautorato ultra pop e leggerino che ha tarpato le ali a tanti progetti ben più interessanti che hanno sempre gravitato al di fuori dei salottini perbene degli oligopoli musicali capitolini.

Cosa pensi oggi del tuo primo disco Scaccomatto (anch’esso un concept ispirato al film “Il Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman), c’è qualcosa che cambieresti o è ancora attuale, insomma lo rifaresti uguale?
Penso che è un gran bel disco… E non lo cambierei perché è giusto che rimanga “quel” disco e non un’altra cosa.

Nel 2008 hai pubblicato il live Le bighe sono pronte registrato alla Locanda Atlantide che conteneva la cover “Here come the bastards” dei Primus che so essere uno dei tuoi gruppi preferiti, quanto ti ha influenzato il modo di suonare il basso di Les Claypool per la tua formazione di bassista?
Mi ha decisamente influenzato soprattutto nell’approccio allo strumento e nell’intenzione di rendere il basso lo strumento principale attorno al quale costruire la maggior parte delle mie canzoni.

Nel disco c’erano anche le tue versioni di “Io vorrei non vorrei ma se vuoi” di Lucio Battisti, “Taglia la testa al gallo” di Ivan Graziani e “Rock’n’Roll Robot” di Alberto Camerini, sono loro i tuoi artisti italiani preferiti?
Battisti e Graziani sicuramente tra i miei preferiti.

il 14 ottobre uscirà finalmente Nessun Riferimento che è stato anticipato dal singolo (e dal video) di “Insieme al vento” che era già contenuto in un’altra versione nel live precedente, quanto è importante per te questo brano?
E’ un brano importante come gli altri ma che ho suonato tanto dal vivo e non avevo ancora inserito in un disco da studio. Sarebbe stato un peccato non realizzarne una versione per questo nuovo disco. Ed eccolo qua.

Ci puoi spiegare la decisione di ambientare il nuovo disco come un viaggio onirico nella notte (da mezzanotte alle sei), è la tua dimensione creativa e lavorativa preferita come accade a molti artisti?
Di solito scrivo di giorno… In ogni caso questo mio nuovo album si ricollega concettualmente allo SCACCOMATTO edito nel 2002 dalla Mescal che, come prima accennavi, era un concept-album ispirato al Settimo Sigillo di Bergman in cui una pedina vagava all’interno di uno scacchiere (metafora di un mondo grigio e popolato da pedine assassine)… Alla fine dell’interrogatorio della Ghost Track (l’inquietante “Basta con le chiacchiere”) si interrompeva la storia.. Una storia ambientata in una gabbia (la scacchiera).. in un elemento di Terra in cui si vagheggiava idealmente di un mondo possibile posto al di fuori, come nell’episodio ispirato al Mito della caverna di Platone (Trk. Ovunque tu…) e in cui la follia si manifestava come unico elemento di difesa dalla realtà contingente (Trk. "Il pazzo"…)..
Questo nuovo lavoro si ricollega quindi proprio alla storia di Scaccomatto.
Ora il protagonista è libero .. libero ma solo apparentemente.. In realtà adesso è solo.. e il viaggio è tutto interiore.. all’interno della sua mente. L’ambientazione è quella di un mare sconosciuto.. è un naufrago.. (Trk. "C’è la luna piena stasera", "Lo sapevi benissimo"). Si passa dall’elemento Terra di Scaccomatto (la gabbia qui denominata “Ex big Box”) all’elemento Acqua. Il tema dell’acqua e del mare quindi.. che predomina in tutto l’album su uno sfondo buio e impalpabile.. Uno sfondo indefinibile temporalmente perché, il Concetto intorno al quale si dipanano gli 11 nuovi brani veri e propri, si svolgono in un tempo minimo…6 ore, il limite temporale di un incubo del protagonista...6 Ore di un viaggio in cui i 12 inframezzi parlati, sussurrati e sognati si alternano e compongono i tasselli di una danza onirica senza alcun riferimento spazio-temporale, come in un sogno. Non a caso nei 12 episodi, più che altro parlati, ho voluto enfatizzare il tema dello smarrimento del protagonista utilizzando un dialogo in prima persona in cui più volte viene reiterato l’uso interrogativo della frase. I punti di domanda stanno quasi a simboleggiare il dubbio che è come un tarlo che si annida nella mente sconvolta di chi perde ogni punto di stabilità all’interno di un mondo di ombre… E questo senso di smarrimento può riferirsi sia ad un tempo indefinito ma anche, e soprattutto, alla navigazione metaforica in un mare sconosciuto.. nebbioso.. senza meta, senza riferimento alcuno (Trk. "Nessun Riferimento").
“Nessun Riferimento” appunto che è il titolo dell’Album.. dove la mancanza di riferimento può essere quindi rivolta sia ad un viaggio reale, sia ad un tempo vago che si sviluppa in un luogo non luogo tipico di un sogno. Racchiude in due parole l’instabilità interna ed esterna di chi è in cerca di qualcosa che forse neanche esiste.
Un viaggio questo, che nella realtà avviene all’interno della mente del protagonista, in un incubo, nei recessi più oscuri di una coscienza annebbiata dove possibili mondi e slanci ideali si contrappongono a una società gretta ed ipocrita, dominata dal denaro e dal potere (trk. "Mr. Vanni" e "I Soldi del pupazzo"). E a livello di scelta del linguaggio, mentre negli inframezzi parlati predomina un dialogo interrogativo e schizzoide (proprio per sottolineare il momento del sogno in cui il dubbio è l’elemento focale di un mondo dai contorni vaghi), nei brani invece ho preferito una narrazione più descrittiva e legata a fatti più concreti… un linguaggio spesso più quotidiano e legato ad episodi “terreni”… in cui ovviamente il tema del viaggio, del mare e dell’alienazione vengono scanditi da un tempo relativo e immaginario.. e in cui tutto deve essere letto nell’insieme di un discorso allargato… più ampio, in cui quei parlati fungono quasi da contrappunto corale ed esemplificativo del tutto.
C’è quindi, come prima accennato, anche un viaggio che tocca i temi della società che, inevitabilmente, si ripercuotono anche nelle vite private spesso avvelenate da brame ed ossessioni col solo risultato di produrre odio e rancore (Trk. "Mi avveleno di te"), sullo sfondo di un mare spesso ostile (Trk. "Anche oggi uguale a ieri") in cui il vento è solo interiore, mentre la bonaccia la regola. Ma un vento salvifico è auspicato e ricercato (Trk. "Insieme al vento") nella speranza di riprendere una navigazione grazie a un vento munifico. Ma il mare è un inferno freddo in cui gli elementi si capovolgono e si leggono e comprendono solo in una prospettiva onirica.
L’acqua è anche l’elemento che esprime una profondità e una malinconia (un "Deep Blues") che qui, a livello armonico è sottolineato anche dalla scelta di utilizzare tonalità quasi esclusivamente minori che si contrappongono a una ritmica serrata dove il basso funge da “Tic-Tac” ideale su un pavimento liquido. A livello grafico tutto questo è rappresentato nell’Artwork dalle illustrazioni di Scarful. Anche qui il mare.. il vero protagonista… che da sempre è stato lo sfondo e il palcoscenico naturale di tragedie classiche che passano dall’Apocalisse all’Odissea e che arrivano fino ai giorni nostri. Tragedie di un Non tempo o di Tutti i tempi. Tragedie della mente e tragedie reali che esprimono un dolore di uomini distratti fuori e distrutti dentro, che recitano da sempre una qualche parte in un mondo alieno e in cui il grido estemporaneo di dolore e rabbia (Trk. "Agnello") viene soffocato in un mare di silenziosa indifferenza. Questo grido disperato si contrappone ad un’agognata e salvifica innocenza che si riallaccia al famoso "The Lamb" di William Blake. Visionario in un mondo in cui la visione è essa stessa sostanza. E qui la sostanza è l’acqua.
L’acqua… il mare.. il tempo… il viaggio.. e la paura di un naufragio interiore che immobilizza la mente e la imprigiona in una nebbia che non lascia scorrere un corpo solo apparentemente libero di agire.. “Rinchiuso all’’aperto, rinchiuso da dentro.. quel vuoto si sta facendo largo”…
I veri drammi in quest’ottica quindi non sono esteriori ma interni… Ciò che avviene all’esterno prende corpo sempre e comunque da un germoglio interiore.. nel bene e nel male.
La follia è la società proprio perché avvelenata da follie singole….
Non tutto però è perduto alla fine di questo viaggio.
Il cammino, o meglio, la navigazione, viene incoraggiata da un’ultima speranza.. E, come avviene quando si ammirano quei bagliori tipici che campeggiano sugli sfondi cupi dei quadri di un malinconico Tintoretto, il protagonista confida in una nuova partenza … in un nuovo possibile mondo (Trk. "Domani partirò") lasciando che alle sue spalle un mondo di freddezza venga pian piano riscaldato da un sole rigenerante e da un’aria nuova…
Che già si sfiora…
Dall’Acqua all’Aria…

Mi ha colpito molto il brano “Non sarò il tuo Borromini”, un riferimento (sicuramente colto) alla storia tra i due grandi rivali (in arte e architettura) Bernini e Borromini, a chi è dedicato?
In un qualsiasi sogno si perdono i riferimenti spazio temporali e spesso può accadere di ritrovarsi proiettati in dimensioni parallele o sospese tra passato e presente. Qui lo scenario è una Roma Barocca in cui Francesco Borromini si suicida per sfuggire ai propri incubi. L’incubo era Bernini. Bernini che aveva fama, soldi e riconoscimenti. Ma dietro a tanti successi di Bernini c’era spesso la “mano oscurata” di Borromini.. Questo brano è liberamente ispirato ad un bellissimo libro di Peter Prange che si chiama appunto “La congiura di Bernini”. E in “Nessun riferimento” passato presente e futuro si compenetrano e si mescolano come può avvenire solo in un incubo in cui i limiti temporali e spaziali non hanno dei contorni definiti. Ma passato e presente tanto diversi non sono. Cambiano i nomi, i protagonisti e i potenti…ma le vicende umane sono sempre molto simili.. e vicende passate spesso sono più attuali di quello che si potrebbe pensare.

Nel disco canti e suoni da solo (basso e chitarra) tutti gli intermezzi (ben 12) tra un brano e l’altro, ma in studio hai collaborato con Giacomo Anselmi alla chitarra (in due brani suona Marco La Fratta) e Daniele “click” Iacono alla batteria, sarà la stessa formazione che ti accompagnerà anche dal vivo al Qube il 13 ottobre?
Da sempre prediligo il Power trio dal vivo.
Il 13 al Qube suonerò con Giacomo Anselmi alla chitarra e Carlo Ferretti alla batteria.

Come vedi la scena indipendente italiana in questo momento, ha ancora un senso fare dischi?
Io credo che nessuno sia indipendente da niente e da nessuno… Forse gli eremiti… Io ad esempio ho molte dipendenze di varia natura.. ma non per questo potrei considerarmi mainstream… Parlare di scena indipendente forse fa presa perché finisce per ..dente.. o è un’idea perdente… chissà?

In concerto pensi di suonare anche i brani di Scaccomatto e qualche celebre cover?
Sicuramente alcuni brani di Scaccomatto!


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