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Interviste
Pubblicato il 28/02/2019 alle 14:54:36Commenti alla notizia: Leggi - Inserisci nuovo

In Africa il futuro della musica Heavy Metal?

di: Emanuele Gentile

E’ un tema senz’altro stimolante. Ecco perché abbiamo intervistato Edward Banchs autore di un approfondito saggio sulla tematica.

E’ un tema senz’altro stimolante. Ecco perché abbiamo intervistato Edward Banchs
autore di un approfondito saggio sulla tematica.

Una tematica che sta iniziando ad ottenere un’attenzione sempre più vasta in quanto ci si sta accorgendo – solo ora – che da quel continente stanno arrivando bands che suonano bene e hanno belle idee. Oramai, in tutta l’Africa si suona Heavy Metal. Ciò sta a significare che non si tratta di un fenomeno passeggero, ma di un qualcosa di ben più profondo e radicato. Inoltre, grazie all’Heavy Metal sembra essere in atto un processo identitario in ampie fasce della popolazione giovanile africana.

In sintesi, questi giovani trovano nell’Heavy Metal una modalità di stare assieme e di credere in qualcosa che le ideologie non sembrano più in grado di fornire loro.

Quando è nata l’idea di scrivere un libro sull’Heavy Metal in Africa?
“Ho iniziato le ricerche nel 2011 mentre stavo per prendere la laurea (University of London’s School of Oriental and African Studies) e un mio compagno di classe mi chiese sulla scena Heavy Metal di quel continente. Non fui in grado di rispondere alla domanda come avrei voluto. Perciò iniziai a capirci di più.”

Prima di prendere la decisione di scrivere questo libro tu eri a conoscenza della presenza di una scena Heavy Metal in Africa?
“Non molto. Sapevo che c’era una band in Città del Capo, un’altra a Johannesburg ed un’altra ancora in Namibia prima di approfondire la mia conoscenza sull’argomento. Quando entrai in contatto con alcuni amici in Sudafrica le cose iniziarono ad aprirsi un po’ di più.”

Cosa ti ha attratto di più analizzando questo argomento?
“Sono un appassionato del Metal da molto tempo e ho un interesse accademico nei confronti dell’Africa. Ho ottenuto un MA in studi africani dalla succitata Università in Londra e mi è sembrato giusto proseguire nella strada.”

Come hai organizzato il lavoro complessivo per giungere alla fine della scrittura del libro?
“Well…è stato un po’ difficoltoso agli inizi in quanto c’era davvero ben poco pubblicato sull’argomento. Appena un articolo breve su Vice in riferimento ai Cowboys del Botswana. Quindi fu necessità iniziare a scavare come si deve e inviare e-mail un po’ ovunque in vari paesi dell’Africa al fine di trovare persone che mi potessero aiutare. Tutto è iniziato proprio dalla costruzione di un network di contatti in quel continente. Avevo pensato solo che sarebbe stato interessante pubblicare un articolo per un magazine, ma visto che avevo iniziato un così profondo lavoro cominciai a pensare di scrivere alcuni articoli. A quel punto presi la decisione che era meglio scrivere un vero e proprio libro.”

E’ un libro, un diario o un saggio?
“E’ un qualcosa che implica la narrazione in quanto investiga nella vita di musicisti. Io mi occupo di tutte le loro difficoltà che essi incontrano. Il libro è in parte un libro di viaggio in quanto acclude le mie personali esperienze.”

Per raggiungere gli obiettivi prefissati ti sei recato in Africa… Quali I tuoi sentimenti mentre stavi partendo per quell continente?
“Ero davvero eccitato di andare lì. Le bozze originali erano vuote, avevano bisogno di vita. Appena ho tastato il terreno il libro non solo si animò, ma capii quanto stavo dimenticando se mi fossi limitato ad intervistare le bands via e-mail. Inoltre, molte bands esistevano senza essere presenti sul web. Questo libro non sarebbe mai stato pubblicato se non avessi compiuto lo sforzo di visitare quei paesi.”

Chi ti aiutato in questa impresa?
“A parte dell’aiuto dei musicisti sul terreno, tutto è dovuto ai miei sforzi personali. Nessun finanziamento da nessuna parte. Ho preso qualsiasi lavoro e risparmiato ogni dollaro. Sarei andato via due mesi l’anno solo per ritornarvi e iniziare a risparmiare di nuovo. Sono stato fortunato ad incontrare boss molto comprensivi.”

Come ti sei sentito a compiere questo viaggio al centro dell’Heavy Metal africano?
“Sono stato più che felice di farlo… Mi viene la pelle d’oca al solo pensarci… E’ stato un momento della mia vita. Incontrare le bands, passare del tempo con loro e sperimentare la vita in quei paesi sono state cose molto rimarcabili. Alcuni momenti sono stati duri, ma nulla sarebbe stato differente!”

Cosa pensi della scena Heavy Metal africana?
“La scena Heavy Metal si sta espandendo in tutto il continente in un modo molto interessante: organicamente, senza aiuti esterni e soprattutto nell’Ovest. La scena è vivace e in salute, con nuovi segmenti di fans che scoprono la loro scena ogni giorno. L’Heavy Metal è davvero molto apprezzato e speciuale per queste persone. Gli africani non fanno nessuna differenza al riguardo.”

Ci sono degli aspetti particolari che ti piacciono di più?
“Essenzialmente la gioia contagiosa dei musicisti e dei fans in quei paesi che io ho descritto come molto ispirati. Questi viaggi hanno rinforzato il mio amore nell’Heavy Metal molto di più che potessi immaginare.”

Come giudichi il livello delle bands africane che suona Heavy Metal?
“Sono grandi, professionali. Pensa che sono disposte a provare cinque giorni alla settimana. Fanno le cose per proprio conto. Registrano grandi album – essendo anche disposti a spendere somme molto importanti in riferimento ai loro paesi . per raggiungere livelli in missaggio e masterizzazione piuttosto notevoli. L’Africa è il futuro dell’Heavy Metal. Un altro aspetto da notare è che le bands hanno una bella mentalità. Non vogliono tenersi le loro cose per loro; anzi sono disposte ad aiutare e regalare il loro talento ad altre bands attraverso tutta l’Africa e aiutare dove possono.”

Alcuni nomi da ritenere?
“Check out Zombies Ate My Girlfriend in Sudafrica, Skinflint e Overthrust dal Botswana, Last Year’s Tragedy in Kenya, Behind The Mask e Allkiniah in Madagascar, Dividing The Element nello Zimbabwe, e infine Warfield nelle Isole Reunion.”

Pensi che l’avvenire dell’Heavy Metal sia in Africa?

“Senza dubbio!”

In cosa l’Heavy Metal africano differeisce dall’Heavy Metal suonato altrove?
“Non molto in termini di sound, tuttavia sento che i gruppi africani potrebbero sperimentare il loro sound duro con vari tipi di strumenti tradizionali nel futuro. Suppongo, inoltre, che i temi sono basati su aspetti sociali e politici. Il che lo rende differente da quello che si suona in Occidente. Tuttavia il codice del metallo è ancora molto occidentale.”

Cosa ha bisogno l’Heavy Metal africano per colmare la distanza dal resto del mondo?
“L’Occidente ha bisogno di cambiare il modo di pensare e sentire l’Africa.”

Pensi che ci sia un background sociale dietro questa scena?
“Non sono sicuro di ciò che dici ora. Penso che tu stai domando se questa bands sono ben recepite dalla scena locale. L’Heavy Metal è ancora nuovo in alcuni paesi dell’Africa e perciò visto come un qualcosa di troppo occidentale. E’ un aspetto naturale tutto questo in quanto fa parte del background dei musicisti. Parlando in generale, la società è molto curiosa di tutto questo ed ecco perché molta gente si sta orientando verso l’Heavy Metal!”

I testi riflettono la situazione politica dell’Africa?
“Assolutamente. E’ molto evidente in Kenya, Sudafrica, Zimbabwe e Madagascar.”

Ci sarà un seguito a “Heavy Metal in Africa”?
“Certo. Sto attualmente lavorando a un altro libro sull’Heavy Metal in Africa. Questo sarà più accademico in quanto sto allargando la discussione su alcuni aspetti affrontati nel primo libro. Ancora non ho una data di pubblicazione poiché sono ancora in una fase di pura ricerca. Tuttavia, vi terrò aggiornati!”

Che cosa ti ha insegnato questa fantastica avventura?
“Mi ha insegnato ad essere più umano. Posso essere un po’ testardo e difficile. Ho sentito che una parte di me è cambiata in meglio in quanto ho scoperto di essere più confidente con me stesso e possedere una forte etica lavorativa. Questo processo mi ha insegnato che gli obiettivi vanno perseguiti. Inoltre, vorrei puntualizzare quanto segue…ho appreso che l’esperienza umana è incredibile simile in tutto il mondo. A parte l’Heavy Metal, gli esseri umani sono meravigliosi e disposti a condividere ogni aspetto della vita fra di loro. Da una prospettiva metal, i fans dell’Heavy Metal sono isterici. Siamo tutti gli stessi. In ogni angolo del mondo quando si inizia a discutere sul “Black” album dei Metallica c’è sempre un caffè o una birra che escono fuori! E’ stata una esperienza rimarcabile!”

Crediti per la fotografia: Ashley Reynolds.





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