Cristina Wysocki - Le arie da concerto di W. A. Mozart per voce di soprano (Lim Editore)
di: Antonio Ranalli
Testo fondamentale per comprendere ed approfonditre le arie da concerto composte da Wolfang Amadeus Mozart per voce di soprano. Cristina Wysocki realizza l'opera più completa ed approfondita su questo aspetto particolare della produzione mozartiana. Partendo dalla formazione dell’aria da concerto in generale, il libro "Le arie da concerto di Wolfang Amadeus Mozart per voce di soprano" (Libreria Musica Italiana, 30 euro) analizza l’opera di Mozart nell’ambito particolare, con esempi musicali tratti talvolta da fonti rare e con una documentazione. Fonti, quelle utilizzate da Cristina Wysocki (che molti conoscono per il lavoro che svolge nell'ufficio stampa della Siae) che vanno dall’epistolario mozartiano alla consultazione di una vasta ed aggiornata scelta bibliografica, fino alle cronache coeve, nel tentativo di ricostruire i profili artistici di alcune interpreti a cui furono dedicate le composizioni (Aloysia Weber, Josepha Dušek, Nancy Storace, ed altre). Un tentativo, anche, di far conoscere in modo più approfondito una parte meno nota ma non meno affascinante dell’opera mozartiana, specie in occasione del 250° anniversario della nascita del compositore salisburghese.
L’aria da concerto, un tipo di composizione in cui la voce tiene il ruolo assegnato al solista strumentale, si sviluppa come genere musicale ben preciso specie nel periodo che va dalla seconda metà del XVIII secolo alla prima metà del successivo. Se questa forma compositiva deriva dall’opera, di fatto, specie al tempo di Mozart, se ne è svincolata sempre più, fino a divenire del tutto indipendente, al punto da non essere più reinseribile nel contesto drammatico da cui si origina, costituendo ormai una piccola “storia” in sé compiuta. Oltretutto, i solisti più in “voga” erano abituati ad esibirsi privatamente o in modo semipubblico nelle cosiddette “accademie”, termine che si può indicare come sinonimo di “concerto”, per cui essi stessi potevano richiedere la composizione di brani appositi per l’evento. Ecco dunque che il pezzo “occasionale” trova le sue motivazioni storiche, evolutive ed anche economiche – in quanto legate ad una sempre imperante legge della committenza – per essere considerato un genere musicale a tutti gli effetti.
Un compositore come Mozart, che non ha trascurato alcuna forma musicale, si impegna in questo campo specifico con un consistente numero di creazioni, gran parte per voce di soprano. Fin da bambino egli si era cimentato nella composizione di arie a sé stanti, per esibizione di abilità, per omaggio a mecenati nel corso dei suoi viaggi o per dimostrare di essere in grado di scrivere opere. E’ interessante notare che, dopo le prime arie “giovanili”, le composizioni dei periodi successivi hanno un destinatario ben preciso. Se Mozart scrive: “Mi piace che un’aria si adatti perfettamente a un cantante, come un vestito ben fatto”, non risulta affatto che sia limitato dalla personale conoscenza dei suoi “destinatari”, ma anzi la vocalità stimola la sua creatività, spesso quanto l’elemento strumentale, fondendosi con esso nelle realizzazioni più mature e riuscite: la voce e l’orchestra devono essere, da soli, in grado di sostenere l’evento drammatico-musicale, al di fuori di ogni supporto esterno, convogliando esclusivamente su di sè l’interesse verso una composizione esistente al di fuori dell’ambito teatrale.
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