Lunedì 25 Marzo a Firenze il libro sulla riscrittura, secondo gli studenti della Facoltà di Lettere

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Prefazioni a cura di scrittori conosciuti: il giallista Marco Vichi ed il rocker Giancarlo Passarella. Ma come vedete dalla locandina allegata, gli ospiti illustri sono veramente tanti e questo libro (che esce per l’attiva Felici Editore) verrà presentato in un contesto universitario, ma strutturato come fosse uno spettacolo o un convivio culturale: ricordiamo infatti che stiamo parlando di giovani che hanno seguito un corso sui capolavori della letteratura francese (condotta dalle professoresse Barbara Innocenti e Michela Landi) e che si stanno laureando alla Facoltà di Lettere e per di più di Firenze, una delle capitali della cultura a livello planetario! Nell’invitarvi ad essere presenti fisicamente, vi propongo le foto della professoressa Barbara Innocenti con Tony Hadley e Piero Pelù, anticipandovi alcuni passi della prefazione del nostro fondatore Giancarlo Passarella, così da capire il senso del suo coinvolgimento…

La riscrittura anche nel Terzo Millennio è una forma della creatività – Alcuni degli scritti che gli studenti hanno realizzato arrivano all’essenza di un problema che nel mio mondo (quello della comunicazione in campo musicale) è argomento da anni di accese discussioni, quasi come fossimo Guelfi che vedono male i Ghibellini. Eppure già un quarto di secolo fa, edito dalla prestigiosa Laterza usciva un libro di Francesco Tateo intitolato Riscrittura come interpretazione – Dagli umanisti a Leopardi, nel quale l’autore dichiarava che ..”quando la riscrittura favorisce il confronto fra epoche diverse con l’interpretazione implicita nell’opera di recupero, questo tipo di indagine testuale permette di illuminare fenomeni di grande rilievo e di lunga durata quali il rilancio di Agostino alle soglie dell’Umanesimo, la rinascita di Properzio nel Quattrocento di fronte alla rifondazione della lirica italiana, la mediazione umanistica del mito leopardiano degli antichi ..”

Nel 1996 ho fondato l’associazione Ululati dall’Underground, fan club & fanzine meeting of Italy: promuovere le tribute band era uno degli scopi ed il libro di Tateo (pur parlando non di rock, ma di cultura di molti secoli fa) ci permetteva di giustificare un movimento musicale che non copiava gli artisti famosi, ma li riproponeva. Con le debite differenze, anche quella era una forma di riscrittura: magari era istintiva, naive, banale .. ma era pur sempre un omaggio a chi aveva realizzato dei capolavori che continuavano a darci emozioni. Quello che vedo nel percorso che la professoressa Barbara Innocenti e la professoressa Michela Landi hanno condotto, è una valorizzazione dell’opera culturale valida e che non deve essere considerata datata come lo yogurt. In fondo (ma questa non è farina del mio sacco) i generi musicali sono solo due: o è musica buona o è musica non buona! E questa considerazione vale per tutti i generi artistici: o stiamo leggendo un bel libro oppure questo non ci da nessuna emozione. O il quadro ti abbraccia o è una crosta .. Gli allievi hanno citato capolavori della musica leggera come Il cielo in una stanza, citando giustamente Gino Paoli: ma molti la ricordano interpretata da Mina ed io ho vecchi 45 giri di artisti stranieri che l’hanno riproposta in lingua spagnola, inglese e tedesca. A questo aggiungiamo il fatto che lo stesso Gino Paoli dal 1960 al 2019 ne ha incise 10 differenti versioni, apparse su supporti fonografici diversi e quindi la domanda pare logica .. rispetto alla prima versione uscita sul singolo della ItalDisc, tutte le altre riscritture sono da considerarsi brutte copie o cloni? Oppure hanno una vita autonoma e quindi una loro dignità. E per complicare il discorso, come dobbiamo porci davanti a tutta la musica classica? Se andiamo ad un concerto in teatro, non ci mettiamo certo ad accusare gli orchestrali ed il direttore di suonare delle cover!

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