Carismatico, innovativo e idiosincratico, il produttore Trevor Horn è celebre per aver creato il suono degli anni ’80. Per Echoes – Ancient & Modern, il suo album di debutto per Deutsche Grammophon, ha preso 11 brani iconici – di quel decennio e non solo – e li ha reinventati con diverse voci e nuovi arrangiamenti orchestrali.
Horn stesso canta in un classico dei Roxy Music e produce Marc Almond, Tori Amos, Rick Astley, Andrea Corr, Steve Hogarth, Lady Blackbird, Jack Lukeman, Iggy Pop, Seal e Toyah Wilcox & Robert Fripp in brani originariamente eseguiti da Pat Benatar, The Cars, Depeche Mode, Frankie Goes to Hollywood, Billy Idol, Joe Jackson, Grace Jones, Kendrick Lamar, Nirvana e Yes. Echoes – Ancient & Modern sarà pubblicato su CD, vinile e in formato digitale il 1° dicembre 2023, accompagnato da un libretto che include un’intervista al produttore realizzata dal suo amico e collaboratore di lunga data Paul Morley. Il primo singolo – “Slave to the Rhythm” di Grace Jones reimmaginata da Lady Blackbird – è disponibile da oggi, venerdì 22 settembre. In conversazione con Morley, Trevor Horn spiega come ha scelto i brani da rielaborare e gli artisti che lo hanno aiutato a trasformare il familiare in qualcosa di magico e nuovo. “Trovare i cantanti giusti è stato importante quanto trovare le canzoni, forse anche di più”, ricorda. “È un album realizzato da me, come una sorta di autore. Sono io l’artista che commissiona altri artisti, piuttosto che loro che ingaggiano me”.
Horn non si è limitato a produrre Echoes – Ancient & Modern, ma ha cantato i cori, ha suonato le tastiere, il basso e/o la chitarra e ha coinvolto i suoi colleghi strumentisti, tra cui un altro vecchio amico, Lol Creme, e un’orchestra d’archi. “Costruire un sentimento in una canzone è una cosa difficile e intangibile”, dice. “Ci sono molte scorciatoie tecniche e psicologiche per registrare una canzone, ma nessuna per farla sentire davvero reale. Questo rimane un segreto di studio”. Echoes – Ancient & Modern si apre nel XXI secolo con “Swimming Pool (Drank)” di Kendrick Lamar. Il suo potente testo è piaciuto a Horn, che ha lavorato con la cantautrice Tori Amos per creare questa cover cinematografica in cui la voce della Amos, sostenuta da una sottile scrittura di archi, trasfigura totalmente l’originale rap. Come osserva il produttore, “si configura come l’inizio di un ciclo di canzoni”. Consapevole di una certa aspettativa che lui rivisitasse il suo catalogo storico in un album come questo, rielabora qui tre dei suoi più grandi successi degli anni ’80. L’interpretazione di Rick Astley del numero uno statunitense degli Yes, “Owner of a Lonely Heart”, è dotata di un nuovo groove dance. Lady Blackbird raccoglie con successo la sfida di reinterpretare l’inimitabile “Slave to the Rhythm” di Grace Jones. “La canta alle sue condizioni“, dice Horn, “e porta la canzone da un’altra parte“. Infine, ma non per questo meno importante, Toyah Wilcox è la vocalist di un’inaspettata versione del XXI secolo di “Relax” – “La pura gioia di Toyah, estesa anche suo marito Robert Fripp e la sua fantastica chitarra, sembrava la più meravigliosamente distante da Frankie Goes to Hollywood che sia possibile ottenere”.
Rimanendo nei primi anni ’80, Horn abbina l'”ineffabile cool” di Seal a “Steppin’ Out” di Joe Jackson e la voce “ferita ma imbattuta” di Marc Almond alla hit di Pat Benatar “Love is a Battlefield”. Il cantante dei Marillion Steve Hogarth canta “Drive” dei Cars: “È una canzone triste”, dice Horn, “e ho cercato di renderla ancora più triste”. Nel frattempo, la “disinvolta” Andrea Corr è affiancata dal cantante irlandese Jack Lukeman per dare un tocco molto diverso a “White Wedding” di Billy Idol. Alla fine del decennio ascoltiamo la versione di Iggy Pop di “Personal Jesus” dei Depeche Mode. “Iggy aggiunge un’altra verità a qualsiasi cosa faccia”, osserva Horn. Jack Lukeman torna, questa volta da solista, per l’unico brano originale degli anni ’90, la leggendaria “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana, e lo stesso Trevor Horn fornisce la voce principale in “Avalon” dei Roxy Music del 1982. Ha scelto di concludere l’album con questo brano: “È un po’ come se alla fine dello spettacolo dicessi che questo sono io – il produttore, il leader della band, ma anche l’esecutore – che mi congedo. Per ora…”.