Arcadelt – Arc8 (Lizard, 2019)

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Neo prog per cuori romantici!

I romani Arcadelt sono figli di quegli anni ’90, sorta di rinascimento del prog rock italiano che dopo i fasti degli anni ’70, tornava a splendere di luce propria.

Dopo l’esordio “Enjoy” del 1995, applaudito da tutta la corte mondiale dei progster, il percorso si è purtroppo inceppato e così si è dovuto attendere il 2009 per riascoltarli, con il mini “EnjoyPan”.

Oggi gli Arcadelt tornano, speriamo definitivamente, con un album che è certamente l’apice della loro carriera. Un disco maturo che guarda al neo prog di Marillion e IQ, ma che non disdegna puntate in quel lembo di romanticismo  pomposo di Spock’s Beard e Beardfish.

Se l’iniziale “Behind The Curtain” è una meraviglia perla che avanza soffusa, “The Heartbeat” è irrorata da un giro di tastiere rigoglioso che regala vibrazione positive.

“Caledonia” aperta da una breve narrazione in italiano, esplode poi in un brano sontuoso, quasi classicheggiante, che dimostra come gli Arcadelt abbiano una visione che travalica la riduttiva ambientazione prog, pur senza mai perdere la visione stilistica.

Bella e credibile la voce di Piefrancesco Drago, notevoli gli interventi di chitarra e tastiere e ben strutturata la sezione ritmica, con il bassista Fabio Cifani ben presente, come dimostra l’incedere hard prog di “Dogs In Chains”.

In chiusura “Sotto i ponti” interessante cover dei Pierrot Lunaire, che riporta il discorso all’inizio, quando citavamo il prog italiano dei ’70.

Come a dire che nel viaggio mutano i percorsi, ma forse la meta è la medesima.

Bentornati agli Arcadelt, ci siete mancati.