Venerdì 27 Settembre esce Chiuso in casa, il nuovo singolo del cantautore Marco Sanchioni che anticipa l’album La pace elettrica, in uscita l’11 Ottobre. Ci è sembrato strategico ed opportuno chiedere all’ufficio stampa bolognese della Red&Blue di poterlo intervistare…
– Benritrovato Marco: che momenti stai vivendo? Pensando al tuo prossimo album, direi un momento di quiete.. ma con molta elettricità nell’aria..
In effetti è un momento di quiete ma dietro si nasconde l’ebrezza dell’attesa. Attendo il momento dell’uscita del video, come quello dell’album, con eccitazione, una vera e propria pace elettrica.
Il singolo che stai per pubblicare ha un tema forte, un male sottile che è purtroppo comune in questi ultimi decenni: la solitudine, il sentirsi abbandonati anche anche quando attorno a noi girano tante persone…
Non si parla tanto di abbandono ma di chiusura, distanza, mancanza di confronto evitandolo; prima di sentirsi davvero abbandonati, e dunque incolpare gli altri della nostra condizione, sta a noi scuoterci per trovare un giusto stato interiore che ci consenta di relazionarci con il prossimo.
Chiuso in Casa (ed anche l’album La Pace Elettrica) viene definito di indie pop americano, vicino alle sonorità degli Eels: concordi?
Certo, il suono della band di Mark Oliver Everett è sicuramente presente in questo brano. L’album in sé invece rimane sostanzialmente rock fedele a un certo sound dei miei precedenti dischi.
Citando il tuo lavoro di esattamente 30 anni fa (mi riferisco ai The A Number Two, con la supervisione di Federico Guglielmi), direi che il momento è intenso, ma sei quasi in paradiso… come cantavi nel brano Something Like Heaven che apriva la side b…
Beh .. se la sede della pace o della paura e dell’inquietudine è la mente credo che in questo momento almeno un piede in paradiso io ce lo stia tenendo.
Proviamo a vedere le differenze (se esistono) tra il nuovo album ed i tuoi precedenti solisti ossia Mite, 10 Anni Dopo e Dolcemente Gridando sul Mondo…
Per prima cosa direi che c’è stata una graduale maturità nella stesura dei brani, nei testi come negli arrangiamenti, ed in questo trovo evidente la differenza fra il mio primo album e l’ultimo. Detto questo la differenza sta sostanzialmente nella cronologia, l’aver dunque realizzato quell’album in un certo periodo della mia vita, portandoci dentro l’umore e le sensazioni del momento. Concettualmente rimango da sempre fedele ad una voglia di scrivere che deve toccarmi e stupirmi con l’intento di toccare non solo le orecchie ma anche lo spirito di chi mi ascolta, e questo vale anche per gli arrangiamenti, aspetto non meno importante nei miei brani, che in tutti questi anni è sempre rimasto legato al mio bagaglio rock.
Ad accompagnare il singolo un videoclip diretto da Raffaele Filippetti e Mirco Cancellieri in cui un abitudinario vive le relazioni sociali e qualsiasi altra situazione rinchiuso nella “casa” della sua mente fino a che un giorno comprende che è lui stesso l’artefice di quella prigione e decide di liberarsene. Davvero bello e ci permette di ringraziare Marco Sanchioni per la sua disponibilità.