Lorenzo Del Pero – Dell’amore animale, dell’amore dell’uomo, dell’amore di un Dio (Vrec, 2020)

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Sin dal titolo dell’album e dalla copertina, dove sotto la pioggia ci guarda sofferente e speranzoso, si capisce che Lorenzo Del Pero non è artista banale. Ma solo ascoltando queste tredici tracce, se ne può apprezzare l’enorme talento.

Tredici tracce per il suo secondo album in italiano, per questo cantautore toscano e per una volta tanto la definizione non solo è corretta, ma anche eticamente convincente. Infatti Lorenzo in un digrignare di denti, uno scorticarsi la pelle, inserisce poesia e dolcezza, in un gioco di riverberi che finalmente innalza il ruolo del cantautore là dove sempre dovrebbe essere: narratore dell’io disordinato, dei nostri contorti tempi e di ciò che di immaginifico verrà.

Sin dal primo singolo “Verrà la pioggia”, con una voce urlata e sofferta alla Jeff Buckley canta “Voi signori del potere, delegati a governare, che ingrassate con i sogni di chi sogna di mangiare…”, ma ancora più tagliente è con “Servitori di pecunia, voi cattolici per vizio, pagherete un caro prezzo quando scenderà il giudizio”.

Non deve stupire quindi se per la successiva “Misera cosa” scomodo persino sua maestà Fabrizio De Andrè, perché è proprio a quella torre irraggiungibile che Lorenzo sembra guardare, come dimostra la ballata “A Silvia”, cantata con voce amara e tagliente. Con le meravigliose “Ave Maria” e “Preghiera blasfema” ecco le cupe ombre del dubbio, del contrasto tra vita, concretezza e religione, mentre “Sposa per denaro” mina le radici di un triste usanza, purtroppo ancora diffusa.

In possesso di una poetica rurale e colta, Lorenzo Del Pero è l’ultimo dei cantautori impenitenti, il giustiziere dei versi banali, il boia della mediocrità. Oppure più semplicemente è un puro e cristallino talento, da troppo tempo nascosto nell’ombra.