Tri Yann, il viaggio termina qui…

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Per decenni i Tri Yann hanno rappresentato un esperimento unico nel panorama musicale europeo in virtù di un sound del tutto particolare ed originale. Un sound che trova la propria linfa nel Folk, nella Musica Bretone e nel Rock. Quanta strada hanno fatto da quel 1969 allorquando tre musicisti che si chiamano Jean – da qui il nome Tri Yann – decisero di unire le proprie forze per seguire i loro sogni musicali e valoriali. Ora quel viaggio giunge al termine ed è il momento per stilare bilanci. Li fa per noi Jean Chocun cantante, coro, chitarra acustica, banjo, mandolino e dulcimer dello storico gruppo francese originario di Nantes (Loira Atlantica)…

Allora il viaggio dei Tri Yann finisce qui… “Effettivamente si. Abbiamo deciso di mettere un termine alla nostra attività concertistica agli inizi del nostro cinquantesimo anno di esistenza. Avevamo previsto un ultimo concerto a Nantes per il 28 di marzo, ma l’emergenza Covid-19 non ce l’ha permesso e tutto è stato posticipato a settembre/ottobre.”

Quali sentimenti provate in questo momento cruciale per voi ? “Si tratta di una decisione collettiva presa dopo lunga riflessione e siamo coscienti della frustrazione che indurrà nel nostro pubblico, ma bisogna saper dire stop fin quando siamo in forma per suonare e prima che l’età e i problemi fisici ci ostacolano.”

Possiamo definire la vostra storia come un’epopea? “Senza dubbio si… Non non avremmo mai immaginato di fare una carriera lunga ben 50 anni allorquando abbiamo iniziato a strimpellare le nostre prime note con Jean-Louis Jossic, Jean-Paul Corbineau et me stesso Jean Chocun. In seguito le annate sono andate avanti, la nostra audience si è allargata e il pubblico ci ha ben accolto un po’ dappertutto e spesso lontano dalla nostra Bretagna.”

Amerei conoscere di più i primi momenti di vita dei Tri Yann… “In quel periodo eravamo dei semplici dilettanti e qualche volta maldestri, ma eravamo mossi da una motivazione comune: interpretare un repertorio che ci è vicino (musiche celtiche, bretoni…) basandosi su una tradizione folkloristica rivisitata. Molto rapidamente il nostro trio si è irrobustito con l’entrata in formazione di Bernard Baudriller (violoncello, contrabbasso, flauto trasversale, canto). In occasione di un piccolo concerto che tenemmo a Nantes (presso la sede della gioventù lavoratrice) abbiamo incontrato il cantante Gilles Servat che ci ha proposto di registrare un disco per una piccola casa discografica nominata Kelenn con base in Bretagna a Saint-Brieuc. Era la realizzazione di un sogno che noi pensavamo inaccessibile. Il caso ha fatto si che il direttore artistico di una multinazionale (Philips/Universal) che passava le sue vacanze in Bretagna si sia recato presso un negozio di dischi (Claude Dratelà a Brest) e gli domandò cosa piacesse alla sua clientela. Ed è in questa occasione che ci ha scoperti. Ha proposto, dunque, a Kelenn di distribuire i nostri dischi a livello nazionale, ci ha fatto un po’ di promozione, siamo dunque passati alla radio, ci ha proposto di fare delle emissioni televisive in Francia, Svizzera, Belgio…ed eravamo ancora dilettanti. Ci abbiamo messo poco a prendere la decisione di lasciare il nostro lavoro per tentare di vivere con la nostra passione.”

Vi definiscono Folk Rock, Musica Bretone o Rock Celtico… Quale definizione è la più corretta? “Già…ai nostri inizi è evidente che il lato Folk era la sola definizione della nostra musica. Visto che utilizzavamo solo le nostri voci, dei flauti, delle chitarre acustiche, un violino, un banjo, un contrabasso, un violoncello, una autoharp e altri strumenti ancora. Ma nel 1976 con il disco “La Decouverte ou l’Ignorance” noi abbiamo voluto allargare il nostro territorio musicale chiamando un batterista (Jo Pecheu, che allora suonava con Demis Roussos), un bassista di studio e utilizzando la chitarra elettrica. Il suono quindi è divenuto più “rock” se si può così definire. Questa formula ha conquistato un pubblico piuttosto ampio e questo successo ha spinto a allargare il gruppo integrandolo con un batterista – a l’epoca Jeremo Gasmi – che è rimasto con noi per un po’ per essere sosituito da Gerard Goron che è da allora membro stabile del gruppo. Gerard aveva una cultura musicale più “rock” rispetto agli altri 4 membri, ci ha dunque influenzato in questo senso… In seguito abbiamo avvertito la necessità di avere un chitarrista per completare il nostro gruppo. Si trattava di Christian Vignoles che si è unito a noi in virtù del suo talento di arrangiatore e le sue chitarre elettriche e acustiche. E’ stato sostituito nel 1988 da Jean-Luc Chevalier (ex-chitarrista di Magna e altri gruppi) che fa parte ancora della band a tutt’oggi. Altri membri si sono aggiunti: Loumi Seveno al violinoe al basso, ora sostituito da Christophe Peloil, Bruno Sabathé alle tastiere, al suo posto ora c’è Fredji Bourgeois, Christophe Le Helleys alle cornamuse e flauti, ora rimpiazzato da Konan Mevel. Ognuno di questi musicisti ha apportato il suo mondo musicale e le proprie influenze musicali. Ed è per questo che il gruppo si è evoluto in questa sfera Bretone-Folk-Celtica-Medievale…”

Cosa avete voluto comunicarci grazie alla vostra musica in cinquant’anni di attività? “Prima di tutto dobbiamo dire che poiché eravamo dei dilettanti a noi interessava di avere il piacere di cantare e suonare assieme…e salire su un palco (anche su dei palchi molto modesti e davanti a un pubblico scarso) ci rendeva “egoisticamente” felici. E poi accade che il nostro fare musica riesca ad arrivare a un pubblico sempre più ampio che si è identificato in quello che suonavamo, i bretoni naturalmente ma anche gente dalle origini molto differenti che hanno preso coscienza che la ricchezza della propria storia e dell’esistenza di un folklore locale radicato che potevano interpretare a secondo dei loro gusti. Quindi, in beve noi abbiamo voluto comunicare alla gente la curiosità che potevano sviluppare in relazione alla loro storia e il piacere di condividere dei momenti di convivialità. Lo spettacolo viveva su una modalità formidabile di scambio di emozioni e di affrontare ogni volta tematiche serie, storiche o attuali assieme a delle tematiche più leggere e che facevano divertire…”

Qual è il lascito dei Tri Yann? “Saremmo presuntuosi di pretendere di avere un lascito da tramandare. Può darsi che ci sentiremo felici di aver tracciato un solco favorevole riguardante un’espressione moderna della tradizione. Noi non sappiamo se alcune nostre composizioni sopravvivranno al corso degli anni.”

L’identità è un atout essenziale per fronteggiare la globalizzazione ? “Assolutamente. Identità non è sinonimo di xenofobia; ci sembra importante che ognuno sia cosciente delle sue origini per collocarsi in un mondo sempre più standardizzato. Quale piacere e ricchezza poter scambiare con delle genti che hanno un modo di vita differente dal nostro, che non abitano in case identiche alla nostre, che non consumano gli stessi alimenti, che non si vestono in maniera simile e non hanno le medesime credenze. Se tutto il mondo fosse simile non ci sarebbe alcun interesse negli incontri, il mondo diventerebbe uniforme e noioso. Musicalmente la ricchezza proviene talvolta dal meticciato.”

Gli album più significativi della vostra produzione ? “Evidentemente il primo “Tri-Yann-An-Naoned” (sottotitolato Bretagne-Irlande-Quebec) poi “La Decouverte ou l’Ignorance”, “Le Soleil est vert”, in uno stile differente “Le Vaisseu de Pierre” e infine “Marines” e poi l’ultimo “La Belle Enchantée”. Tuttavia se riascoltiamo alcune vecchie registrazioni di musiche e canzoni che corrispondono alla loro epoca e che meritano ci potremmo dilungare…è davvero difficile fare una scelta oggettiva poiché in un gruppo non tutto piace anche se poi finiamo sempre per trovare un accordo sui titoli indicati per fare una registrazione.”

Le ultime parole dei Tri Yann ? “Grazie per la vostra fedeltà e vostra presenza ai nostri concerti. E’ il pubblico che permette agli artisti di esistere, sono i media che si danno il cambio per fare conoscere a un pubblico sempre più vasto quelli che giudicano interessanti. E poi, se mettiamo un termine ai nostri concerti abbiamo tuttvia previsto di continuare a registrare dei nuovi titoli che abbiamo in cantiere… Quindi a presto. Ancora GRAZIE.”

Sito ufficiale https://triyann1.wixsite.com/triyann