Trap ebbasta, il primo libro sulla trap italiana

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Cos’è la trap? Dietro a questo genere musicale, che dà voce alle nuove generazioni e profuma di rottura col passato, c’è un mondo difficile da capire e che ha cercato di indagare Isabella Benaglia, giovane autrice di Mantova ed esperta di nuovi trend musicali, dal 30 luglio in libreria con il saggio “Trap ebbasta – la musica delle nuove generazioni spiegata a tutti” per la collana ‘Decibel’ di Laurana Editore.

I testi, il modo di esprimersi e di vestirsi, quello di atteggiarsi e cantare: tutto è studiato alla perfezione per portare i trapper al successo, conquistare un fan dopo l’altro, guadagnarsi i più importanti palchi d’Italia. Tuttavia, questa nuova moda è difficile da comprendere, sia per chi non apprezza i suoi beat musicali e le parole che li contornano, spesso superficiali, sia per chi, anche se vorrebbe, non ha gli strumenti per conoscerla a fondo.

Sei capitoli – e un “vocabolario del trapper” – conducono il lettore alla scoperta di questo nuovo fenomeno musicale tra musica, tendenze, droga, moda, testi delle canzoni, fan, adolescenti e rapporti con i genitori. La trap è un genere che in Italia esplode nel 2011 con Guè Pequeno e che in breve tempo conquista gli adolescenti italiani – ragazzi e ragazze, ma anche bambini – affascinati da questo nuovo genere originale ed “arrogante”, un seducente mix di ostentazione sia testuale che formale incarnato da artisti come Sfera Ebbasta, la Dark Polo Gang, Ghali, Young Signorino, Chadia Rodriguez, Beba, Madame, Dolcenera e Ketama 126, tra i tanti citati. Dalla Milano delle periferie alla Roma “bene”, i trapper incarnano i desideri dell’adolescente medio come ben illustrato nel capitolo “L’identikit del trapper e del suo fan”, tra tatuaggi, grillz (denti d’oro), gioielli, orologi, occhiali da sole, loghi e capelli fuori dalle righe, sneakers di ogni forma e colore: tutto coopera per far brillare le star della trap emulate da orde di giovani disposti a tutto pur di assomigliare ai propri idoli.

Isabella Benaglia

E i genitori, cosa pensano di questo nuovo fenomeno? «Madri e padri spesso non capiscono cosa ci trovi la loro prole in questi disadattati che parlano una lingua incomprensibile, si vestono da pagliacci, si tatuano il viso e non hanno alcun tipo di valore. C’è anche l’aggravante droga, ovvero l’abitudine dei trapper a cantare di sostanze stupefacenti, in maniera più o meno esplicita, e forse questa tendenza è stata l’appiglio maggiore per attaccare l’intero genere musicale e alcuni artisti in particolare». La trap è sicuramente il genere musicale più criticato degli ultimi anni: vengono attaccati i suoi esponenti, lo stile di vita che conducono e perfino i testi che scrivono, per il loro esplicito richiamo a temi come i soldi, la droga e l’amore, quest’ultimo trattato in maniera bipolare, dal sentimentalismo alla provocazione volgare che inquadra la donna come oggetto. Ma il punto è che «ascoltare musica trap con la pretesa di soddisfare il proprio bisogno di verità e spessore intellettuale è controproducente. Ascoltare trap col solo fine di criticarla è inutile. Che poi c’è anche chi, addirittura, la attacca senza averla mai approfondita, denotando così un alto livello di ignoranza. Secondo me [Isabella Benaglia], il successo di un artista arriva quando sa parlare al suo pubblico: chi ascolta trap cerca leggerezza, non contenuti, accettarlo è il primo passo per vivere meglio».

Isabella Benaglia (1991) è laureata in Lettere all’Università degli Studi di Parma, curriculum di Scienze dell’Informazione scritta e ipertestuale, lavora nei campi dell’editoria e del giornalismo. Ha iniziato a occuparsi di musica nel 2016 scrivendo la sua prima recensione musicale per la webzine “Ondarock”, mentre dal 2018 intervista per “Beat & Style” artisti della scena indie-pop italiana. Lo stesso anno ha pubblicato per la casa editrice Arcana il libro “Thegiornalisti. Roma, Riccione, Pamplona e altri lidi”.