Jane Birkin pubblica dopo 12 anni un nuovo album

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Il prossimo 20 novembre Jane Birkin pubblicherà il suo album “Oh! Pardon Tu Dormais…”, in parte un adattamento musicale del film omonimo, con alcuni testi recenti scritti durante la realizzazione dell’album ma soprattutto il progetto più intimo che la Birkin abbia mai pubblicato. La cantante, attrice e icona di stile racconta la nascita di queste 13 canzoni (scritte da lei stessa e messe in musica e prodotte da Etienne Daho e Jean-Louis Piérot) con queste parole: “Quando qualche anno fa, hanno programmato il mio film “Oh! pardon, tu dormais …” a La Gaîté Montparnasse, Etienne Daho veniva a trovarmi spesso. Il film gli è piaciuto molto e ha passato anni a cercare di convincermi a fare un adattamento musicale”. Il nuovo album arriva 12 anni dopo il suo ultimo album di canzoni inedite

Ad anticipare la pubblicazione il brano “Le Jeux Interdit” che Jane Birkin racconta con queste parole: “In questa canzone ho rievocato la storia delle mie figlie, così ispirate dal film Jeux Interdits che da piccole hanno seppellito qualsiasi cosa, con riti solenni: anche l’arrosto della domenica! Giocavano spesso nel piccolo cimitero accanto alla nostra casa in Normandia e hanno scambiato di tutto sulle tombe. Per ragioni di giustizia, i più ricchi venivano espropriati a favore delle tombe più modeste. Le targhe, le viole del pensiero di porcellana, tutto era confuso: una targa a “Nostra cara zia” è stata posta su un’altra tomba generando non poco sgomento tra la gente del posto. E così è nata la canzone Les Jeux Interdits, più maliziosa del previsto … bambine che corrono per le colline …

Oltre a questo singolo è già disponibile anche il brano “Ta Sentinelle” che la Birkin racconta: All’inizio del processo di scrittura, questa melodia malinconica di Jean-Louis ed Etienne è stata ispirata dallo schema del testo di “Les jeux interdits”. Ma i testi sono stati sostituiti con questi, evocando gli anni a venire, l’amarezza provocata da un colpo di fulmine. I primi spasmi d’amore, così miracolosi ma che, come uno sprint di cento metri, non possono andare lontano. Uno sguardo malinconico, quasi invidioso, agli innamorati che si abbracciano sotto l’arco, senza perdere un secondo, perdendo se stessi l’uno nell’altro … l’erotismo di movimenti fugaci, segreti, questo stato benedetto e questa visione, a cui nessuno può rimanere indifferente. Dopo i dettagli diventano chiari: il suo profumo, il suo maglione rosso, il suo cappotto … l’assenza straziante, lo stare vicino all’altro, senza il quale il sonno non verrà … Gelosa di questi amanti, la protagonista urla nella sua testa “comme je vous envie [come vi invidio]”, piange il desiderio perduto, la passione svanita,” Tous ces amants me rendent malade [Tutti questi amanti mi fanno ammalare!] “… Lei implora “juste un baiser, comme dans le temps [solo un bacio, come ai vecchi tempi]”.

Prosegue poi raccontando di come il progetto generale ha preso forma: “Con Dolly, la mia cagnolina, sono andata a casa di Etienne per un incontro preliminare sul progetto. Mi sono seduta sul divano ed Etienne e Jean-Louis Piérot mi hanno fatto ascoltare alcune melodie che stavano scrivendo per me. È così che sono iniziate le sessioni di scrittura. Etienne ha rielaborato le mie parole sulla musica: ha funzionato subito, è stato tutto molto affascinante.” Prosegue poi: “All’inizio, ci siamo ispirati alla sceneggiatura del film poi gradualmente ci siamo allontanati e abbiamo affrontato temi più urgenti: mia figlia Kate, la perdita, il crepacuore, i fantasmi, persino la scrittura dei testi in inglese … poco a poco siamo andati alla deriva verso altri orizzonti”. Parlando nello specifico dei brani, la Birkin racconta: “Ho aperto il mio diario, che conteneva lo schema di due canzoni sulla perdita di Kate, scritte a Lione pochi mesi prima. Questo è stato il punto di partenza di Cigarettes. Su una melodia che ricorda Kurt Weill ho cantato al microfono “ma fille s’est foutue en l’air [mia figlia ha fatto una cazzata] …”. Questa cosa che sembra così oscena da dire per una madre che ha perso una figlia, è però molto giusta … La prima canzone è venuta così, molto rapidamente e naturalmente. Ces murs épais è invece un’altra poesia sui doni che non potevo più fare a Kate, sull’orrore del cimitero, sui fiori lasciati lì in fretta, sul terrore per quello che poteva accadere sottoterra. Il titolo e il ritornello sono di Etienne. Questa collaborazione, che ha dato forma ai miei testi, è stata come una scossa elettrica … Da sola stavo ristagnando, ma insieme l’ispirazione è stata amplificata. Max è un monologo pieno di sensi di colpa. Diciamo sempre che quando moriamo c’è solo un nome inciso nei nostri cuori, quello del nostro unico vero amore … ma poi penso che potrebbe essere stato un amore sofferto a cui non abbiamo mostrato pietà. Ho conosciuto un uomo molto tempo fa, un tecnico cinematografico. Eravamo in una discoteca per una festa di fine film. La musica era molto alta e gli ho detto che avrei voluto vedere il viso della sua fidanzata. Non capiva così ho urlato “Voglio vedere una foto della tua amante !!!!” … Ha preso una foto dalla sua giacca, ma era buio e non si vedeva bene, “Gli ho chiesto, chi è? ” e lui: “È l’uomo che ho ucciso!”.

Questo è quello che teneva nel portafoglio, vicino al suo cuore. Questa immagine insopportabile del giovane che aveva ucciso in Algeria a vent’anni. Sulle cupe musiche di Jean-Louis ed Etienne ho letto i versi della canzone con una voce fuori campo, punteggiata da ritornelli lirici, che danno vita e ritmo alla declamazione e permettono di andare avanti e non affogare nei ricordi. Ghosts: per la prima volta ho scritto in inglese su questo pezzo di Jean-Louis ed Etienne che tanto mi ha ricordato un paesaggio di Gustave Doré. Una figura addormentata che libera i suoi fantasmi, che scivolano via e volano via su ali di pipistrello, una litania … nonni, genitori, figlia, nipote, mariti, amici, cani, gatti, tutti come i fantasmi di Fantasia (Disney). A night on a bare mountain … Il ritornello è una filastrocca risalente all’epoca della peste bubbonica, era cantata dai bambini. La progressione armonica discende e con essa i corpi degli adorati angeli. FRUIT era una presa in giro che Kate, Charlotte e Lou mi lanciavano quando dal droghiere, non sapevo pronunciare la parola… ma dire “banane, pere, pesche” non era un problema. Era peggio in inglese! Con mio fratello e mia sorella ci siamo sussurrati per anni questa parola nelle orecchie e ogni volta urlavamo e ridevamo! A marée haute si ispira alla spiaggia di fronte a casa mia nel Finistère. Devastata con la bassa marea, travolta dai ricordi con l’alta marea. Avevo dei testi nostalgici a cui Etienne ha aggiunto un tono più drammatico … questa canzone rappresenta metaforicamente il nostro matrimonio, un paesaggio a cui abbiamo aggiunto un faro, nebbia inglese sulla hangman’s beach e una pioggia leggera e cupa. “Si tu ne m’aimes plus, je ne m’aime plus non plus [Se non mi ami più, non mi amo più neanche io]” … Pura disperazione. Bang tu m’a touchée. Da questa frecciata nasce una litania, il lamento ulcerato della ragazza … “Pas d’accord pour ces silences affreux [Non sono d’accordo con questi terribili silenzi]” grida isterica vomitando insulti, giustificati o no. E’ stufa degli artifici dell’amore, delle infedeltà, dei sospetti, del travestirsi per essere seducenti, del sarcasmo. Sono ricordi dolorosi dell’essere stata rinchiusa in un ruolo per anni, di essere stata invitata a sparire, a chiudere la bocca: alla fine non ce la fa più quindi “esquive des coups [schiva i colpi]”, si ribella. Non è più d’accordo.

Ma maladie envers toi. Questa frenesia di appassionata gelosia proveniva direttamente dal mio diario. Ero riluttante a pubblicarla e quasi l’ho cancellata, era un’ammissione così terrificante, ma era ben espressa, quindi l’ho lasciata. A Etienne è piaciuta molto! Voleva trasformarla in una canzone e quindi l’ha adattata alle musiche di Jean-Louis. I testi evocano una sorta di follia, ma ho scoperto che questa corrisponde perfettamente alla malattia dell’amore, alla passione, al possesso fallito. Illustra perfettamente questo stato, questa esaltazione che ho conosciuto così bene, ma che oggi sembra così distante, come se fosse la storia di un’altra. Ora posso riviverla, per la lunghezza di una canzone.

Je voulais être une telle perfection pour toi. Etienne ha creato questa canzone mettendo insieme tutte le frasi e le espressioni che aveva trovato in “Oh! pardon” e che si è pentito di non aver usato. Sono arrivata in studio e … sorpresa! Insieme alla sua musica tesa e inquietante, queste frasi fuori contesto, apparentemente non correlate hanno preso una forma squisita e surreale … intessute come pizzo … Sono stata sedotta, era come ricevere un dono. E questa era anche l’ultima canzone che stavamo per registrare il che dava una certa tensione alla mia voce.

Catch me if you can l’ho scritta in Bretagna, quando mi sono ritrovata da sola l’estate scorsa. La musica, composta da Jean-Louis, annuncia una caduta, e stavo cercando di scrivere su questo argomento, ma sono rimasta ossessionata da “guarda sto cadendo … prendimi se puoi”, e si è imposto. Ricordo un post-it che Kate aveva attaccato sul suo diario, su cui era scritto “felice come Ulisse tra i suoi genitori”: il desiderio di essere finalmente a casa per essere protetta, sana e salva. Mi dava fastidio pensare a questa cosa, suppongo fosse quello che voleva, forse quello che vogliamo tutti alla fine. Ho scritto come se fossi lei. L’ultimo suo ricordo che ho è a un cocktail party dopo il mio concerto a Châtelet. Era lì, vicino al pianoforte e, dopo che se ne fu andata, tutti parlavano di lei. Ognuno aveva un’opinione diversa su quello che aveva detto quella sera, come si era comportata, il suo fare… l’ho immaginata andarsene in punta di piedi, lasciandoci congelati nel tempo, come delle “Statue”.

Entrando nello specifico nel rapporto che si è creato con Etienne Daho e Jean-Louis Piérot, la Birkin racconta: “Per un attimo sono andata nel panico, perché ho capito che il nostro concept album era finito. I voli musicali e gli arazzi di Jean-Louis … Così spesso silenziosi. Solo un sorriso per mostrare la sua approvazione di un’idea, la nascita di una canzone, quando i miei testi si sono inseriti in modo così naturale nelle sue melodie. Etienne, e l’eccitazione di essere stata compresa così perfettamente da lui. Ho riflettuto su come presentava i miei testi, mettendoli in ordine. La cura con cui ha suggerito i cambiamenti, ha rielaborato i miei monologhi con un tocco incredibilmente leggero, tenero come un amante, assicurando che fosse nello stesso spazio della mia testa. Forse siamo spiriti affini. Mi ha salvato da una vecchia ferita, mi ha liberato dalla malinconia e dall’inerzia. Abbiamo dato tutto, preso tutto e sono ancora sbalordita da ciò che noi tre abbiamo creato. Abbiamo dato vita a questa cosa … e questo mi commuove”.