George A. Romero, dai Goblin a Pino Donaggio

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Goerge A. Romero ha influito sull’immaginario fantastico del nostro secolo. Il regista si è avvalso per il film “Zombi” delle musiche dei Goblin (dato che il produttore era Dario Argento). Attraverso uno scatenato e sinuoso sintetizzatore, che si insidia nelle varie sequenze, sentiamo crescere l’orrore di una società, che vede l’inferno camminare per le proprie strade. La figura dello zombi era già stata affrontata da Romero nel 1968 nella “Notte dei morti viventi”, e lo zombi è il simbolo politico della massificazione e omologazione, perso tra i scaffali di un Mall (“Zombi”), o attirato dai fuochi artificiali (“Land of the dead”) di una festa sul ponte del Titanic.

Romero ha collaborato con Dario Argento anche in “Due occhi diabolici” con le musiche di Pino Donaggio (compositore di punta di Brian De Palma: Omicidio a luci rosse; Carrie, lo sguardo di Satana e Blow out). Interessante notare che ha girato lo spot pubblicitario per la software house “CAPCOM” per “Resident Evil 2” (già abituata agli zombi di “Ghost’n Goblins”), avrebbe dovuto dirigere anche il film di Resident Evil (musiche di Marilyn Manson e Marco “Hell Boy” Beltrami) che in seguito andò nelle mani di Paul W. S. Anderson. Da qui ci fu il boom dei film zombeschi (il remake di Zombi: L’alba dei morti viventi di Zack Snyder; Walking Dead di Frank Darabont; I morti non muoiono di Jim Jarmusch). Con questi remake il morto vivente è cambiato riflettendo i nostri tempi frenetici, ora lo zombi corre! Come la globalizzazione e tutto ciò che ne deriva. L’opera prima di George Romero, “La notte dei morti viventi” doveva essere un seguito del film “Plane 9 from Outer Space” di Ed Wood, con gli omaggi agli “assalti” degli uccelli di Hicthcock , sia per il tema dell’assedio che per gli animali impagliati di Psyco e naturalmente per la fotografia da cinema espressionista. Il messaggio politico dell’omicidio del protagonista nel finale è inequivocabile (come la figlia che uccide il padre: ricordo ancora che siamo nel 1968). Insomma Romero ha decontestualizzato il genere Horror, rimontandolo in un labirintico supermarket strapieno di zombi (che siamo noi) come aveva intuito profeticamente Carmelo Bene.

(Articolo a cura di Jean-Pierre Colella)