Il viaggio di Marco Sciarretta tra Nisida e Atlantide

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La musica di Marco Sciarretta, cantautore milanese, viaggia trasversalmente nel tempo e con la dovuta “lentezza”, racconta pagine di vita. Incontriamo Marco che ci racconta il suo viaggio: “Ero innamorato del cantautorato italiano e Edoardo Bennato con la sua chitarra mi faceva sognare. Nisida, isoletta del meraviglioso Golfo di Napoli, è diventata, idealmente il porto dal quale partire verso il “mare magnum” della musica. Atlantide, meravigliosa canzone di Francesco De Gregori, rappresenta per me la meta alla quale tendere”. Ha indirizzato e declinato ogni scelta, consapevole di quale fosse la rotta da seguire per essere felice. Per trent’anni ha gestito diversi locali, dove si faceva musica, collaborato con moltissimi musicisti, scritto per sé e per altri, sognando la “sua Atlantide”. Tra Nisida e Atlantide è il suo primo album, che raccoglie dodici brani che sono racconti. Marco con una bella scrittura e una voce degna di nota, ci accompagna in questo viaggio alla ricerca della nostra “Atlantide”, qualunque essa sia.

Marco, cosa rappresenta Nisida per te?
La partenza, il mio alfa. Per circa trent’anni ho gestito locali, scegliendo quelli che mi permettevano di mettere in atto una programmazione musicale, non potendo rinunciare alla musica dal vivo, quella bella, condivisa, che oggi manca così tanto. Sono occasioni d’incontro davvero importanti, dove ci si scambia emozioni. Questa è la forza della musica che ci permette di dialogare, come una sorta di lingua universale che prescinde dall’età, dalla razza e dalla cultura. Ho suonato e collaborato, sia ai testi sia alla musica, con diversi cantautori grazie ai quali ho fatto moltissima esperienza. La musica che sapevo di avere dentro, ha avuto bisogno di crescere con me, di nutrirsi dei momenti di vita che fanno parte integrante del mio essere.
A un certo punto hai lasciato la “tua Nisida” per tracciare un’altra rotta. Dove sei approdato?
A un certo punto ho deciso di lasciare tutto, con la voglia di rimettermi in gioco. Sono partito alla ricerca della mia Atlantide, dove potermi dedicare alla musica. Sono approdato a Tenerife, dove vivo ormai da quattro anni; quest’isola mi ha dato le risposte che cercavo: dieci mesi all’anno di bel tempo e di locali dove la musica dal vivo può essere protagonista. Tenerife è la “mia” Atlantide dove ho gettato l’ancora e fatto la mia casa. Qui la musica, che è compagna di vita, posso viverla appieno e in una dimensione che mi fa stare bene. Mi piacerebbe, non appena sarà possibile portare un po’ di questa luce isolana anche in Italia che è sempre nel mio cuore e che fa parte di me, profondamente. Spero di poter suonare dal vivo anche lì, perché il bello del viaggio sta proprio nella condivisione, nel partire e nel ritrovare la strada di casa.
Cantautore per scelta o destino?
Per soddisfazione personale e per necessità. E’ il mio modo di comunicare, l’unico che mi appartiene. Sono una persona discreta, alla quale non piace invadere lo spazio altrui e amo la riservatezza. Con le mie canzoni posso dialogare rispettando la mia natura, condividendo le mie emozioni. La mia musica, è espressione allo stato puro di ciò che sono, senza trucchi o finzioni.
Nella musica quanto peso hanno le parole e i silenzi?
Quando scrivo, non voglio costruire sintassi complicate, ma parlare spontaneamente. Ci sono silenzi sottointesi che esaltano quello che dico. Nella musica, come nella vita, i silenzi sono fondamentali e talvolta dicono più delle parole. Proprio la musica mi ha permesso di mediare e gestire locali che per antonomasia sono “rumorosi” e come tali molto lontani dal mio essere. Grazie a lei e per lei, ho fatto scelte lavorative di un certo tipo, non potendovi assolutamente rinunciare.
Tra Nisida e Atlantide è anche il tuo progetto musicale e il tuo primo album…
Tra Nisida e Atlantide è un album con dodici brani che sono fotogrammi, momenti di vita, immagini semplici che ho cercato di raccontare con parole e musica. Sono ricordi, esperienze collezionate, o viste attraverso gli occhi degli altri di cui oggi posso, con il tempo e la serenità dovute, avere cura, cantandole nel modo che meritano. Appartengo e alla vecchia scuola cantautorale italiana, che mi ha insegnato molto e che ha scritto capitoli indimenticabili della musica. Nelle mie canzoni mi piace pensare che ci sia equilibrio tra note e parole, senza che l’una prevarichi l’altra, ma un’armonia che possa arrivare al cuore.
C’è una canzone che ti racconta più di altre?
E poi pensi è una canzone con riflessioni importanti. L’ho scritta nel 2015, anche in questo caso l’ho meditata e curata a lungo. Autobiografica, quando l’ho ripresa in mano per pubblicarla, ho solo cambiato l’arrangiamento perché aderisse perfettamente al mio oggi. “E poi pensi che è più importante il viaggio più importante che arrivare”. In queste poche parole c’è tutto il senso di un brano che mi racconta nel profondo e senza filtri. Il senso del mio “andare” in compagnia della musica.
Se potessi riavvolgere la pellicola, cosa cambieresti?
Sicuramente, approfondirei lo studio del pianoforte o il basso che suono ma non benissimo e forse per fare esperienza, rivedrei la mia decisione di non suonare sulla navi da crociera. Probabilmente mi avrebbe formato e aiutato a far conoscere le mie canzoni… ma ero giovane e declinai l’invito per ben due volte!