Massimo Cusato: il tamburello calabrese dalla Tarantella al Rhythm & Blues

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E’ uscito il primo manuale didattico sul tamburello che trasporta il lettore nella storia e nella cultura di questo straordinario strumento. Si tratta di “ABC del Tamburello Tradizionale Calabrese” scritto dal noto percussionita Massimo Cusato ed edito da Parola since 1972 nell’ambito della nuova collana “Dalla Tarantella al Rhythm & Blues”.

Il volume, ricordando il metodo della trasmissione orale, propone un percorso di apprendimento graduale che guida lo studente o il semplice lettore appassionato di musica verso la conoscenza e la pratica dello stile e della tecnica del tamburello. Contiene fotografie e disegni che illustrano momenti legati alle feste e agli strumenti tradizionali. Diverse mappe guidano il lettore, dal Pollino fino all’Aspromonte, all’interno delle radici più profonde della tradizione. Inoltre 50 foto didattiche con didascalie corredate da partiture guidano nell’apprendimento del tamburello. Il tutto realizzato da un musicista competente ed esperto quale è Massimo Cusato, che in qualità di percussionista e batterista ha suonato e collaborato con QuartAumentata, Massimo Ranieri, Niccolò Fabi, Simone Cristicchi, Paola Turci, Eugenio Bennato, Tony Bungaro, Lucilla Galeazzi. La sua attività didattica è rappresentata dalle numerose masterclass tenute in sedi prestigiose, tra le quali la New York University, il Drummers Collective di NYC, il California Institute of the Arts, il Bennington College, la Hofstra University, l’University of Education di Heidelberg e il Conservatorio di Trieste.ome nasce l’idea di realizzare un volume dedicato al tamburello calabrese?
Tutto nasce nel 2015 dopo aver sviluppato con la Remo Inc., azienda californiana con sede a Los Angeles, leader mondiale nella costruzione di pelli per batteria e produttrice di innovativi strumenti a percussioni, il Tamburello Calabria e l’ibrido Pandurello. Poi sono arrivate le masterclass e alla fine, il CEO dell’azienda, mi ha spinto a realizzare anche una sorta di manuale didattico.

E’ stato difficile strutturare il libro?
Non sapevo da dove partire. Il CEO della Remo Inc Chalo Eduardo però mi diede alcune idee. Poi mi resi via via conto che una parte del libro in realtà c’era già, in quanto presente sulle slide di powerpoint che usavo per le masterclass. Chalo Eduardo mi ripeteva che negli Stati Uniti c’è fame di storia, e nel mio caso “la storia calabrese” è una grande storia. E così ho approfondito questo aspetto con un antropologo che insegna all’Università di Roma La Sapienza. Abbiamo scoperto che sul tamburello calabrese non c’erano pubblicazioni, a eccezione di poche pagine su alcuni volumi. E’ stata quindi sempre più forte l’esigenza di dare merito a uno strumento così antico e che personalmente mi ha dato belle soddisfazioni. Per questo libro ho intervistato musicisti della tradizione, giovani e meno giovani. Inoltre Antonello Ricci, che ha scritto la presentazione del mio libro, ha fatto da supervisore.
Il libro è a metà tra la storia della strumento e il manuale didattico per i musicisti.
Era riduttivo scrivere un manuale didattico senza introdurre la parte storica. Questo strumento ha un imprinting molto forte. Nella parte storico culturale parto dal Monte Pollino per arrivare fino all’Aspromonte. In Calabria le zone in cui il tamburello ha un forte imprinting sono quelle di Reggio Calabria e la parte Jonica. Qui ci sono delle feste importanti, che ho avuto occasione di vedere sin da bambino. La cosa bella della Calabria è che siamo un’unica Regione, ma siccome è lunga 300 chilometri c’è una grande differenza tra dialetti e nel modo di interpretare la musica. Il tamburello è molto predominante nella mia provincia, che è quella della locride, ed è uno strumento tra i più antichi insieme all’arpa e al flauto.
Prima hai accennato alla linea di tamburelli realizzata in collaborazione con l’azienda californiana Remo Inc. Ci puoi raccontare questa esperienza?
Nel 2012 mi trovavo al Mamm di Los Angeles una delle fiere di settore più importanti. C’era Alessandra Belloni, che era già endorsement della Remo. In quel contesto ho suonato nello stand della Remo. Io ho un modo particolare di suonare. Al tamburello unisco alcuni pezzi della batteria (cassa e charleston). Il manager della Remo, ora ex, Chalo Eduardo, rimase colpito e mi disse: “ti va se realizziamo insieme alcuni tamburelli?”. Con lui ho legato molto e abbiamo progettato due tamburelli: il primo tradizionale in una versione più commerciale, con la pelle già intonata, chiamato appunto Tamburello Calabria. Il secondo, invece, ha un’altra origine. Siccome Chalo Eduardo aveva suonato con Santana, Ricky Martin e altri artisti latini, veniva dalla tradizione dei tamburelli brasiliani. Abbiamo pensato quindi di realizzare uno strumento utile sia per il nostro stile italiano che per quello brasiliano. E’ nato così il Pandurello, una via di mezzo tra il pandeiro brasiliano e il nostro tamburello. Quello tradizionale è più propenso per tarantella e musica tradizionale. L’altro invece è per il funk e il rhythm and blues, perché ha un basso molto importante e una fila di sonagli meno invadente. Il Pandurello è di 13 pollici.
Come è stato il riscontro di questi prodotti?
Ho progettato i tamburelli e loro li hanno realizzati e messi in commercio. Per un’artista è molto importante. Il riscontro è stato positivo, tenendo conto che sono prodotti di alta gamma e che in Europa questi strumenti sono arrivati di importazione. Inoltre ci tengo a sottolineare che la Remo Inc. è l’unica azienda che non taglia alberi per costruire i suoi strumenti. Ha una lega particolare che sembra legno ma non è legno. La pelle si chiama skin deep.
Dove nasce la tua passione per le percussioni e il tamburello?
Da adolescente guardai in televisione una performance in cui c’era il percussionista Arnaldo Vacca. Quando mi trasferii Roma ho voluto incontrare Vacca e prendere lezioni private da lui. Il suo modo di suonare era moderno. Nel 1994 subentrai ad Arnaldo nella band di Eugenio Bennato. E’ in quell’occasione che ho inserito la cassa del charleston. Dopo di allora sono diventato un riferimento per i giovani percussionisti. Oggi suonano tutti il tamburello con cassa e charleston. Il tamburello lo puoi usare sia nel tradizionale che nel moderno, in particolare funk, shuffle e rhythm and blues. Nella mia carriera ho suonato con diversi artisti come Massimo Ranieri, Niccolò Fabi e Paola Turci. Nel 1998 ho fondato la mia band i QuartAumentata. Questa band, tuttora attiva, aveva la tarantella di base, con influenze afro, funk e shuffle. Io ho dato il suono alla band e la band mi ha dato la possibilità di esprimermi e creare sonorità importanti. Il fatto di suonare la cassa con il tamburello mi ha fatto coniare il termine “Tamburello Drumset combo”.
Oggi invece come si divide la tua carriera? Ci sono altri progetti in vista?
Proseguo con la didattica. Ho scoperto che mi piace molto scrivere e fare ricerca. Il libro fa parte di una collana che si chiama “Dalla Tarantella al rhythm and blues”. La mia idea è quella di scrivere altri volumi sul tamburello e sugli stili che a me piacciono. Ovviamente dovevo partire con il mio tamburello. Oltre all’insegnamento c’è ovviamente la musica dal vivo, visto che un musicista vive per il palcoscenico. Sto portando in giro uno spettacolo che si chiama “Dalla tarantella – In viaggio tra i racconti di Massimo Cusato”, che è uno spettacolo autobiografico in cui non sono altro che un ragazzo della locride che ha un sogno. Uno spettacolo con musica, attori, voce narrante e storytelling. Lo show permette al pubblico di apprendere notizie su alcuni argomenti musicali.