Quattro anni fa il disco Winter Tales di questo giornalista e compositore aveva raccolto interesse. Il ritorno di Coslovich avviene con Oz, dedicato a quel letterato che a Trieste ha anche un bel museo a lui dedicato ed ai 16 anni passati. Ha detto il nostro diretur Giancarlo Passarella .. Quando James Joyce lasciò Trieste nel Luglio 1920, in pratica stava abbandonando il luogo dove aveva scritto e aveva visto pubblicate tutte le sue opere giovanili. Mi riferisco a Chamber Music, Dubliners, Portrait of the Artist as a Young Man, Exiles e dove aveva steso i primi episodi di Ulysses. Tutto questo crogiolo di stimoli culturali, lo ritroviamo in Oz..
Le radici musicali di Giorgio Coslovich hanno origine nell’albero genealogico familiare: il fratello della nonna era il socio di Carlo Schmidl nella società Schmidl & Soci Edizioni e Strumenti Musicali in Trieste, nella prima metà del XX secolo.
Nelle scorse settimane è uscito Oz di Giorgio Coslovich, con una parte di sue composizioni classiche (eseguite da un’orchestra che annovera solisti dalla Filarmonica della Scala, dalla Fenice di Venezia, dal Regio di Parma, dall’Arena di Verona, Filarmonjia di Lubiana) e un’altra decisamente contemporanea e jazzy grazie ad ospiti quali David Jackson (ex Van der Graaf Generator) e John Hackett (fratello di Steve Hackett, Genesis). Ne è uscito un lavoro che getta un ponte tra due mondi musicali, due concept, il primo un poema sinfonico ispirato al “Mago di OZ” di Baum, il secondo, “Joyce Suite”, con i due ospiti britannici, ispirato all'”Ulysses” dello scrittore irlandese e legato al Bloomsday triestino.