Drusilla Foer e l’unicità nella terza serata del Festival di Sanremo

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La terza puntata del Festival di Sanremo 2022 continua a mantenere alte le aspettative di questa edizione e non delude. Il programma si conclude oltre l’una di notte, vede uno spettacolo comunque e fondamentalmente televisivo, come purtroppo da oltre un ventennio accade, ma offre il vantaggio di ascoltare tutti insieme ed assistere alle performance dei venticinque che compongono il cast sanremese. Amadeus, figura poliedrica fra il conduttore e l’intrattenitore, oltre che direttore artistico, si conferma all’altezza della situazione: in epoca pandemica è riuscito a realizzare tre edizioni con le quali ha attratto nuovamente il pubblico giovane a seguire la kermesse e a far sì soprattutto, che molti partecipanti, e soprattutto le canzoni, possano aver goduto dell’attenzione mediatica con consensi discografici di rilievo, grazie allo streaming soprattutto ed alla voglia di voler familiarizzare con i brani proposti in queste edizioni. L’introduzione alla serata è l’ovvio bentornato al Presidente Mattarella aggiungendo che lo stesso è stato fra gli spettatori dell’ultimo tour di Mina in Versilia nel 1978. Si dà poi il via alle esibizioni dei cantanti. Nella storia della musica italiana ve ne sono tanti che non hanno mai partecipato al Festival che ormai è l’unica vetrina musicale di rilievo per ogni artista musicale; un po’ dovuto chiedersi quindi come mai qualche posto viene occupato da chi vi ha partecipato tante volte, è comunque in età molto avanzata e poteva godere di uno spazio da ospite grazie ad una carriera ultraquarantennale e costellata di successi e popolarità invece di vederli in gara a discapito di chi non ha mai partecipato alla kermesse, ad esempio. Se poi si vuole credere che vi siano numeri alti nei dati di vendita e gradimento, ad esempio dei dischi della Berti, della Zanicchi e affini, si è liberi di farlo ma non è la realtà. Sorprende un po’ il voler insistere sulla speranza di poter cavare risultati di rendita da artisti quasi ottuagenari sperando nel ‘colpaccio’ di fortuna. E’ rispettoso se vi è un progetto discografico di rilievo ma farlo nella mischia, sembra alquanto umiliante e dispersivo, anche se la discografia, essendo in crisi da decenni, gratta ovunque possa ricavare briciole di un buon risultato.


Ad una Giusy Ferreri più rilassata rispetto alla prima esibizione il compito di aprire la serata con il suo pezzo Miele, brano retrò che alla seconda esecuzione convince di più e ciò accade con tantissimi pezzi partecipanti. Una delle conferme più belle e convincenti è Abbi cura di te di Highsnob e Hu, duetto appassionato ed equilibrato, con uno strabiliante finale di archi. Si prosegue con Sei tu, l’intensa ballad di Fabrizio Moro decisamente più preciso, concentrato e ammorbidito da un romanticismo ben noto al suo entourage. Il giovanissimo Aka7even ha un pezzo pop molto attraente e dal testo un po’ debole come abitualmente ci si indirizza ad un pubblico giovane di massa. Le imperfezioni dal vivo imperano fra molti ma il pubblico deciderà di ben sorvolare su ciò tranne per Tananai ad esempio, che si ritrova ultimo nella classifica finale: il suo Sesso occasionale ha un ritornello facile ma per ora non ha convinto. L’ingresso di Drusilla Foer, alias Gianluca Gori, artista completo toscano dall’ottima dizione (oggi è quasi una rarità), dà sollievo grazie al personaggio disincantato e a battute intelligenti che ben fronteggiano con la presenza imperante del conduttore. A quest’ultimo va aggiunto che sa essere protettivo e paterno in maniera sincera sia con gli ospiti che con i cantanti in gara. Drusilla presenta Massimo Ranieri; la sua Lettera di là dal mare lo conferma nobile interprete ed artista di rispetto: commuove ma non aggiunge alcun clamore alla sua vasta discografia. L’atmosfera canora cambia con Dargen D’amico: la sua Dove si balla è destinata ad essere canticchiata e ballata appunto. E’ piacevole ritrovare un Irama in una forma decisamente più matura: Ovunque sarai lo porta al quarto posto della classifica provvisoria. Lo spazio dell’ospite dedicato al bravissimo Cesare Cremonini è già leggenda: un medley curato dei suoi successi con dovuta standing ovation deve far riflettere ai giovani artisti di oggi su come debba essere gestita una carriera supportata ovviamente da un talento di scrittura e da almeno un minimo di carisma.


E dopo questo artista strepitoso, nel ritorno alla gara non è da meno la performance delle splendide splendenti Ditonellapiaga e Rettore: la prima sta ottenendo una meritata attenzione per il suo futuro; la seconda conclama un affetto ed uno storico di tutto rispetto. Chimica è già un must! Michele Bravi invece arriva sul palco molto sicuro e intensamente calato nel suo Inverno dei fiori, pezzo raffinato che rispetta in pieno il suo stile introspettivo ma con una voglia semitrattenuta di aprirsi al mondo. Rkomi che lo segue nella scaletta, è decisamente più sfacciato: non male la sua Insuperabile ma la strada per convincere il pubblico è sempre lunga e tortuosa. Tocca poi ai già designati (ma è sempre tutto da vedere!) vincitori della kermesse, Mahmood e Blanco; Brividi è un pezzo che gli stessi li crea: intensi, immensi, destinati a commuovere con una ballad di emozione pura, un arrangiamento perfetto; il brano emana la voglia di un abbraccio silente, mentre si è commossi ed innamorati non solo del/la partner ma della forza e del coraggio della vita. Un altro plauso va a Morandi: mentre la pur brava Iva Zanicchi con Voglio amarti e il già citato Ranieri rispettano i canoni del proprio stile, l’eterno ragazzo di Monghidoro se la gioca tutta sfidando il pubblico sanremese con Apri tutte le porte, un brano retrò a metà fra le sigle dei varietà e quelli pop-sinfonici stile Eloise del compianto Barry Ryan. Affidarsi a Jovanotti come autore non è un’impresa facile; il pezzo L’allegria della scorsa estate non ha convinto ma il dovere dell’artista è anche insistere, ritrovare una strada e la stima fra i due ha prevalso, portando così il Gianni nazionale al terzo posto della classifica provvisoria. Torna Cremonini per la seconda parte del suo mini show: il delirio assoluto è sia per il nuovo pezzo già ben noto La ragazza del futuro che dà titolo al nuovo album in uscita a marzo e soprattutto per la memorabile 50Special che lo ha visto esordire vent’anni fa coi Lunapop. Ottimo performer, intonatissimo e immagine al top! Altri ospiti della serata sono Roberto Saviano con la sua nobile mission contro le mafie; Anna Valle con un nuovo progetto Rai e la storia eroica ed umana della carabiniera Martina Pigliapoco che ha debellato il tentativo di suicidio di una mamma in difficoltà. Dalla nave da crociera nel porto di Sanremo, Orietta Berti e Fabio Rovazzi ospitano invece Gaia che ripropone Cuore amaro col quale ha gareggiato nella scorsa edizione. Elisa, con la splendida O forse sei tu, conquista convinte ovazioni e si contende primo posto del podio con Mahmood e Blanco. La Rappresentante di Lista si conferma un duo da tener mirabilmente d’occhio: la loro Ciao Ciao fa ballare, piace e convince. Achille Lauro è un ottimo performer e lascia perplessi che con Domenica, così come Le Vibrazioni con Tantissimo, non scelga di osare su terreni più nuovi rispetto al proprio stile. Emma Marrone è in una nuova fase di crescita e lo conferma con la valida Ogni volta è così, composta con gli arguti e vincenti Davide Petrella e Dario Faini. Conquisteranno decisamente lo streaming Sangiovanni con l’abusato titolo Farfalle, Matteo Romano con Virale e Ana Mena con Duecentomila ore. Yuman ha buone chance di recuperare attenzione con la sua Ora e qui: non sarà facile ma esplorare anche nuovi stili potrebbe aiutarlo nell’impresa. Anche Noemi mantiene la propria identità stilistica con Ti amo non lo so dire e sa essere comunicativa. Una nota a parte la merita Giovanni Truppi: non è assolutamente in linea con la media pop del festival ma deve esserci, è un dovere; Truppi rappresenta, fra molti testi volutamente leggeri, l’importanza e il peso delle parole, dell’intonazione, di un puro outfit della sua anima, al di là della canotta sfoggiata: Tuo padre, mia madre, Lucia è  luce della canzone d’autore oltre lo stereotipo della stessa e rimane un pezzo lodevolmente puro e unico.

E a proposito di unicità, il messaggio nel finale di questa terza serata sanremese si basa proprio su questo grazie al monologo toccante di Drusilla Foer: tutte le persone sono fatte di unicità, anche gli artisti con le proprie fragilità e contraddizioni. E se la diversità spesso allontana, forse sostituendola con la parola unicità e con la mano tesa, si possono abbattere tante stupide barriere persino in tempi di social nei quali la brutalità e la pretesa di esprimere anche opinioni inutilmente offensive, imperano. Ecco, la mano tesa, lo sforzo di restare umani e rispettare l’unicità del prossimo, anche attraverso le parole e la melodia di una canzone, può essere vincente, aiutare a comprendere, a conoscere e a conoscersi. Dopotutto, è tutta qui, la forza di una canzone.