La sua bolla musicale ora è colorata: intervista a Kharfi..

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Davide Kharfi (classe 1997) ha pubblicato il suo album di debutto Aquarium. Due anni fa si era fatto notare con un disco ricolmo di suoi remix di brani famosi ed è stata l’occasione per tirare fuori la testa. Ora è il momento di immergersi in una dimensione artistica tutta sua. E proprio questa immersione e la voglia di andare a fondo che mi ha incuriosito. Grazie al lavoro di Mariachiara Montebello sono riuscito ad intervistarlo…


Davide bentrovato e complimenti per Aquarium: mi piace il progetto nel suo insieme, partendo anche da una copertina assai simbolica… Ciao Giancarlo, ti ringrazio molto. La copertina è fortemente simbolica, esprime al meglio la mia visione artistica. Ciò che volevo rappresentare, infatti, è quella che io definisco “la mia bolla musicale”. Quando ascolti Aquarium, ti immergi in questo viaggio e puoi anche rispecchiarti nelle immagini. La cover nasce da un percorso fatto con un grafico di Torino, Dangiuz, che ha lavorato anche alle copertine dei miei vari singoli precedenti.


Sui dodici brani contenuti, ben 7 ti vedono collaborare con altri artisti: come hai scelto Abigail Rose o Devonte? Sono artisti che ho conosciuto semplicemente ascoltando su Spotify musica di emergenti. È facile trovare degli artisti nuovi ascoltando tanta musica di produttori ancora poco conosciuti, che a loro volta collaborano con cantanti che si stanno facendo strada. Oggi con i social network è abbastanza semplice contattare gli artisti emergenti e collaborare con loro.


Trovo molto coraggiosa la tua decisione di pubblicare un album intero, in un mondo discografico in cui tutto ruota attorno ad un singolo dietro l’altro… La scelta è dovuta a un’esigenza di dare alle persone che mi ascoltano un’idea di coerenza musicale. Non posso spiegare la mia visione artistica con un singolo. Avevo bisogno di farlo con un racconto, con un viaggio immaginario che inizia con “The Bubble”, con cui ti puoi immergere nella mia bolla musicale, inizialmente buia e cupa, fatta di colori scuri. Volevo traghettare l’ascoltatore in questa sorta di purgatorio musicale verso l’abisso, “Aquarium”, la canzone che descrive meglio l’album, con suoni raffinati, fino ad arrivare a “Tangeri”, il brano forse più introspettivo, in cui ritrovo le mie origini marocchine. A concludere il viaggio è “Unlikely”, che mi riporta alla mia dimensione principale, quella della dancefloor.


Davide, con quali artisti sei cresciuto? Quali sono invece i cantanti che ora ti convincono di più? Sono cresciuto con Skrillex, David Guetta, Tiësto, quindi con artisti anche abbastanza diversi tra di loro. Ma la cosa che mi dà più ispirazione ora per fare musica è ascoltare molti più artisti e musica di generi diversi. Paradossalmente, ascolto anche rap islandese, quindi generi anche lontani rispetto a quelli che potresti pensare più affini a un artista che produce musica elettronica. Credo che serva a rendermi molto più creativo. Non ho un artista in particolare di riferimento, ma ne ho tanti che mi piacciono, come SG Lewis e ZHU.
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Quali iniziative hai in ponte per promuovere Aquarium? Stiamo cercando di fare un dj set in un luogo che sia prettamente connesso all’album, ma non voglio dare troppi spoiler, diciamo: coming soon. Ci saranno anche delle date in cui finalmente ricomincerò a suonare live già da fine Febbraio. Non vedo l’ora!