Mario Donatone sciacqua i panni nel Mississippi

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Un disco e un libro per riscoprire le radici del blues e la sua influenza sullo sviluppo della musica pop(olare) moderna

Mario Donatone

Mario Donatone rende omaggio alla storia del blues rivisitando nell’essenzialità solitaria e dolente del piano e voce una manciata di brani chiave per  la definizione della fisionomia del genere da cui trarranno poi linfa le radici del rock. 

Si va dal toccante tradizionale “Where did you sleep last night”, reso in una versione di straordinaria intensità dal lamento vocale del Nostro, fino a “Cocaine blues”, brano rielaborato e diffuso da Reverend Gary Davis, di cui è impossibile non aver incontrato qualche rivisitazione almeno una volta nella vita (nel mio caso, galeotto fu “Running on empty” di Jackson Browne). Ma il compito di aprire il disco, come a testimonianza di quanto questa musica abbia saputo plasmare in maniera ineludibile il codice espressivo di chiunque l’abbia ascoltata, viene affidato ad un inedito di blues contemporaneo, il brano-manifesto da cui trae il titolo l’intero lavoro: “Blues is my bad medicine”.

Unica compagnia in questo avvincente viaggio in solitaria, è la voce sanguigna di Gio’ Bosco, che in quattro brani rende conto della declinazione al femminile del blues ad opera di voci del calibro di Bessie Smith o Clara Smith.

In definitiva, un lavoro vivo, serio e appassionato, mai sopra le righe, che ci ricorda da dove veniamo.

La copertina del nuovo album

Per chiunque volesse approfondire l’intima relazione tra blues e rock, si raccomanda il sostanzioso e sostanziale volume “Blues che viaggiano in prima classe. La lunga strada della musica del diavolo dalle paludi del Delta verso il mondo del rock’n’roll”, opera del medesimo autore pubblicata di fresco da Aracne Editrice. I bluesman delle origini erano personaggi appartenenti ad una realtà rurale poverissima, che non avrebbero mai immaginato di vedere un loro brano divenire famoso in tutto il mondo, osserva Donatone. Eppure questo miracolo accadde grazie all’amore per il blues che i giovani musicisti del rock anni ’60 e ’70 manifestarono nella loro arte, rivisitando molti dei brani più importanti di quella irripetibile stagione.

Mario Donatone (feat. Gio’ Bosco), “Blues is my bad medicine”, Groove Master Edition, 2022

Mario Donatone, “Blues che viaggiano in prima classe. La lunga strada della musica del diavolo dalle paludi del Delta verso il mondo del rock’n’roll”, Aracne Editrice, 2022