Dark Ages – Between Us (Andromeda Relix, 2022)

Tempo di Lettura: 2 minuti

Muoversi nell’underground rock e metal in Italia richiede una certa dose di coraggio. Si tratta di sporcarsi le mani continuamente in zone oscure dove tanta parlano e pochi agiscono, dove tutti restano con il naso all’insù lamentandosi e sperando che accada qualcosa e confrontarsi con un pubblico esterofilo come pochi

I veronesi Dark Ages invece appartengo alla rara categoria di chi agisce, di chi costruisce ponti con le macerie, di chi fa e ci prova. La loro storia affonda negli anni Ottanta, vantano centinaia di concerti e “Between Us” è il quinto album e sin dagli inizi, sono al centro del progetto “Isola Rock”, un prestigioso festival giunto alla quindicesima edizione. Quindi la band del chitarrista Simone Calciolari, unico componente originale, merita rispetto a prescindere. Naturalmente tutte questa attività non hanno mai distolto i musicisti dalla loro attività principale, ovvero essere una band!!

È quindi con piacere aggiungiamo che questo album è un viaggio nella maturità artistica e creativa dei protagonisti. Negli otto brani che alimentano il disco, l’heavy metal si colora di progressive, in un equilibrio che mai il gruppo aveva raggiunto sinora, con pennellate di melodie che esulano dalla sola tecnica, per dipingere tele di note che prendono forma in “Pristine Eyes” e “Showdown”, figlie della stessa mano, ma che dimostrano come i cinque cerchino sempre di dare più volti alla loro musica. Gli otto brani non sono un concept, ma in qualche modo lo sviluppo è unito da un tema comune, perché “la musica è libertà”, come citano nelle note di presentazione del libretto del cd.

La conferma arriva da “The Villain King”, “Beyond”, “Our Lonely Shelter”, dove le influenze di Dream Theater, Iron Maiden, Savatage e in un gioco a specchi distorto, persino Pink Floyd e Supertramp, convogliano in un’unica direzione, e un plauso va anche al lavoro fantasioso della sezione ritmica, affidata al bassista Gaetano Celotti e al batterista Carlo Busato. Convince anche il gioco di sintesi di “The Great Escape” e “Riddle From The Stars”, anche se il sigillo i Dark Ages lo piazzano alla fine con “There Is No End”, dodici minuti di enfasi metal prog con inserti lirici e sinfonici, con il canto di Roberto Roverselli che si fa materia viva, accompagnato dal generoso lavoro di tastiere di Angela Busato.

Se non essere omologati può diventare un problema, i Dark Ages trasformano questa caratteristica, nel loro più grande pregio e chiunque cerchi qualche novità nel panorama metal prog e dintorni non può che apprezzare “Between Us”, frutto di un momento di brillante creatività, di una band matura, con una line up solida e che meriterebbe ben altre vetrine.